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lunedì 07 ottobre 2024
 
 

Tagliamo le ali ai nostri caccia F-35

10/01/2012  Con il costo di un solo aereo F-35 si potrebbero aprire 143 asili nido, impiegando oltre duemila educatrici e assistenti. Nessun alibi perché non si possa rinunciare a questo acquisto.

La scure che il presidente Monti ha calato, con chirurgica precisione, su lavoratori e pensionati, con altri è stata più leggera. I sacrifici non sono stati equamente ripartiti. E non tutti sono stati chiamati a partecipare, secondo la propria capacità contributiva. Certo, la ricchezza non va demonizzata. Ma neanche divinizzata. Quando il Paese chiede uno sforzo straordinario, per non precipitare nel burrone, non si può ignorare che il 10 per cento delle famiglie italiane possiede il 50 per cento della ricchezza nazionale. I soldi si vanno a prendere dove ci sono. Non si toglie il pane di bocca a chi fatica ad arrivare a fine mese.

Discorso a parte è il capitolo dei politici. Prodighi nello spremere i cittadini. Avari con sé stessi nel rinunciare a qualche privilegio. Se la Manovra costerà uno stipendio alle famiglie italiane, perché la “casta” si ostina a non pagare il proprio tributo? Tra bizantinismi e furbizie, riusciranno a convincerci che 16 mila euro al mese sono pochi per “fare politica”. Sarà necessaria una colletta nazionale, per evitare loro l’onta della povertà. Eppure, non c’era bisogno di una commissione per capire che chi ha alte responsabilità deve dare, per primo, il buon esempio. Purtroppo, l’impegno politico è solo un’opportunità per un lauto stipendio. Senza più un orizzonte etico. E anche i politici cattolici paiono non distinguersi più di tanto.

Ma c’è un settore che, quanto a sacrifici, è stato graziato dalla scure di Monti. E non si capisce perché. È quello militare. Eppure, di cose da mettere in ordine ce ne sarebbero tante. A cominciare dai bilanci, di sempre più difficile lettura. Si sa, comunque, che complessivamente nel 2012 l’Italia spenderà per la difesa 23 miliardi di euro. Con un esercito dove abbondano, a dismisura, i comandanti: 467 generali per un esercito di 190 mila militari. Un’enormità. Negli Stati Uniti di generali ne hanno 900, ma per Forze armate di un milione e mezzo di soldati.

Per risparmiare davvero, in realtà, basterebbe un piccolo gesto: non acquistare i 131 cacciabombardieri F-35. Che ci costano 15 miliardi di euro. Una montagna di soldi. Col costo di un solo caccia (150 milioni di euro) si potrebbero aprire 143 asili nido, impiegando più di duemila tra educatrici e assistenti. Non c’è alcun alibi né penalità da pagare perché non si possa rinunciare all’acquisto. Altre nazioni l’hanno già fatto.

Ma a che cosa ci servono 131 caccia F-35? Chi dobbiamo bombardare? Educhiamo i giovani, piuttosto, alla pace e alla giustizia. «Le armi uccidono anche quando non vengono usate», ricordava il teologo Bonhoeffer. «Il mondo», ci ha appena detto Benedetto XVI, «ha bisogno della pace come e più del pane». Così come restano un monito indimenticabile le parole di Paolo VI: «Quando tanti popoli hanno fame, ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo ». Tanti buoni motivi, quindi, per trasformare i contratti degli F-35 in più innocui e simpatici aeroplanini di carta.

Finalmente la notizia è arrivata nei titoli di giornale, nel panorama drammatico di questa crisi economica che esige sacrifici  e tagli per il bene del Paese e per il futuro di tutti: anche le spese militari devono essere drasticamente tagliate. In particolare il dito è puntato sull’enorme costo dei 131  cacciabombardieri F35, aerei di attacco che costano quasi 150 milioni di euro ciascuno. Un investimento di oltre 15 miliardi. Pax Christi lo ricorda da anni (in collaborazione con la Rete Italiana per il Disarmo di cui  fa parte) e il convegno appena celebrato a Brescia, in preparazione della Marcia per la pace della Chiesa italiana, ha sottolineato le devastati conseguenze sull’economia e sul futuro delle comunità, del produrre e commerciare macchine di morte di simili proporzioni.

L’assordante silenzio che copriva questo progetto è stato rotto. Sempre più palese è l’assurdità di produrre armi investendo enormi capitali mentre il grido dei poveri - interi popoli - ci raggiunge sempre più disperato. «Cammineranno le genti, mentre la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli». Nella festa dell’Epifania il profeta Isaia resta colpito da movimento di popoli in cerca della luce e della pace. Così anche la tradizionale Marcia della Pace realizzata a Brescia la notte di fine anno, ci ha messo in cammino con tutti i costruttori di pace.

Ma su quale via scegliamo di camminare? Forse quella di Erode, fatta di violenza e sopruso? O piuttosto quella dei Magi e di chiunque, singoli e popoli, discerne le opere di pace per garantire il futuro di tutti. I Magi, ci racconta il Vangelo, «per un’altra strada fecero ritorno». Anche per noi vale l’invito a intraprendere una strada diversa orientando ogni scelta alla via esigente e necessaria della pace. Per questo esigiamo un ripensamento di queste spese militari con un serio dibattito in Parlamento . I popoli che camminano nella tenebra di questa follia chiedono di cancellare questo progetto e ciò è ancora più necessario in un tempo di crisi che è già molto pesante soprattutto per le famiglie e per i più poveri e che non sembra invece toccare i grandi investimenti per le armi.


Chi incontra Gesù a Betlemme non può più camminare sulle strade di Erode, il violento re della strage degli innocenti. Dai Magi impariamo a  scegliere, anche a rischiare. Quando si incontra il Cristo nel volto di tanti fratelli e sorelle non si può familiarizzare con progetti di violenza. Neppure in chiave di pseudo-sicurezza internazionale. Per questo nostro mondo che «ha bisogno della pace come e più del pane» (Papa Benedetto XVI, 1 gennaio 2012), ci sono richieste le scelte più alte perché «quando tanti popoli hanno fame, ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo. Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi» (Paolo VI, 1967 Populorum Progressio n.53).

+ Giovanni Giudici, vescovo di Pavia, presidente di Pax Christi Italia

A dire il vero non è il primo a cambiare il nome alle cose. Ma ogni volta la bugia stupisce, o almeno dovrebbe. E ancora di più se la bugia riguarda strumenti di morte. In questi primi giorni del 2012 mentre su molti giornali si parla dei cacciabombardieri F-35, per costruire i quali s'è attrezzata un'apposita zona dell'aeroporto militare di Cameri, in provincia di Novara, interpellato dal quotidiano la Stampa, Diego Sozzani, presidente della Provincia di Novara, ha affermato che «Gli F-35 non devono essere visti come armi…».

Verrebbe da ridere, ma c’è da piangere! C’è da indignarsi per una bugia così grande che cambia il senso alle cose. Con queste bugie si creano le premesse per accettare la guerra, per portarla nelle scuole come un’opportunità per i giovani. La guerra viene svuotata della sua atrocità, dolore e morte. Diventa quasi una cosa bella. I bombardamenti diventano interventi umanitari o missioni di pace, e i morti… “effetti collaterali” . Rischiamo di farci l’abitudine e di non indignarci più.


Siamo a pochi giorni dall’inizio della prima guerra del Golfo (17 gennaio 1991). Invito il presidente Sozzani a vedere alcuni luoghi di Baghdad (ho conservato le foto) colpiti dai bombardamenti dove le persone, carbonizzate, sono state scaraventate contro le pareti e sono visibili le sagome delle mamme con in braccio i loro figli. Ma no, tranquilli, dice il presidente, questi aerei F35 non sono armi. Qualche mese fa a Pontida, l’allora ministro degli Interni, Roberto Maroni aveva detto “non sono intelligenti” parlando dei missili lanciati contro la Libia. Un altro presidente, Roberto Cota, novarese anche lui, non perde occasione per osannare questi cacciabombardieri F-35, predisposti a lanciare anche ordigni nucleari. Ma allora, questi missili sono o non sono intelligenti? Ma gli F-35 lanciano missili che uccidono oppure, per stare sui prodotti tipici del Novarese, lanciano Pavesini? Ce lo dicano questi due presidenti. Sono armi o no? Sono intelligenti (i missili) oppure no?

E dire che l’anno era iniziato con l’invito del Papa a educare i giovani alla giustizia e alla pace. Ma come possiamo essere credibili nei confronti dei giovani se diciamo bugie così gravi. Se un ragazzo a scuola dice che gli elefanti di Pirro erano camosci, minimo va al posto con un 4. E non so che reazione avrebbero i risicoltori novaresi se il presidente dovesse dire che le risaie che stanno intorno a Novara sono vasche per idromassaggio. C’è da ridere? No. C’è da preoccuparsi.

don Renato Sacco, parroco, Commissiona Giustizia e pace della diocesi di Novara

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