Non un annullamento, ma un cambio di rotta imposto dall’emergenza sanitaria. Il grande raduno dei giovani di Taizé, in programma a Torino nei giorni di capodanno, si farà, ma con tempi diversi: tra il 28 dicembre e il 1 gennaio si incontreranno all’ombra della Mole solo i gruppi del Piemonte e piccole delegazioni provenienti da altre regioni d’Italia. Per i ragazzi in arrivo dal resto d’Europa (erano già 4.500 quelli che si erano iscritti finora), l’appuntamento è rinviato alla prossima estate (dal 7 al 10 luglio). «Una scelta di responsabilità» spiegano i religiosi della comunità ecumenica francese, che lavorano all’organizzazione del raduno, insieme con la diocesi di Torino e con gli enti locali.
Il pellegrinaggio di fiducia sulla terra (così si chiama l’incontro itinerante di Taizé, organizzato ogni anno in una città diversa e aperto a giovani di diverse Chiese cristiane) era già stato rinviato una volta. Inizialmente, infatti, Torino avrebbe dovuto ospitarlo per il capodanno 2021, ma con l’esplodere della pandemia si era deciso di posticiparlo di un anno. Ora, a un mese dall’appuntamento, l’allarmante crescita dei contagi in tutta Europa e le incognite legate alla variante Omicron hanno spinto gli organizzatori a una nuova sospensione. «Scelta sofferta, ma dettata dal buon senso» ci spiega don Luca Ramello, responsabile della pastorale giovanile per la Diocesi di Torino. «In vari Paesi europei la situazione è drammatica. Le norme sul super green-pass, varate dal Governo, avrebbero reso difficile l’arrivo dei giovani provenienti dai Paesi dell’Est, dove, tra l’altro, sono stati usati vaccini diversi dai nostri. Non possiamo prevedere come sarà l’andamento dei contagi qui a Torino nel periodo di Capodanno. Infine ci sembra doveroso tutelare le famiglie, gli oratori e le comunità che avrebbero accolto i giovani».
Da qui la decisione: il raduno, per il momento, si svolgerà solo su scala locale. Sarà limitato ai giovani del territorio, che potranno comunque incontrare alcuni religiosi di Taizé, compreso il priore, frère Alois Loeser. «Ci è sembrato bello mantenere un momento di preghiera nei giorni tradizionalmente dedicati al raduno» spiega ancora don Ramello. Ma per la dimensione internazionale, anima di questi incontri, bisognerà attendere luglio: «speriamo che la stagione estiva, in cui di solito si attenuano gli effetti del virus, ci consenta di vivere in pienezza e in serenità le relazioni interpersonali». «Da anziano, vorrei dire ai giovani di non patire troppo questa attesa mancata: il tempo è dalla vostra parte!» è il commento dell’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia. «Le ragioni della prova, nella prospettiva della fede, appartengono a Dio, e non a noi. Ma tocca a noi l'intelligenza per comprendere il segnale che ci viene lanciato e la pazienza per rivedere il nostro atteggiamento. Tocca a noi, infine, la preghiera, universale via maestra della fede. Ed è quello che continueremo a fare, in attesa dell'incontro di luglio».