Oltre 600 millimetri di pioggia battente in meno di 48 ore, almeno 70 vittime e 2.226 sfollati. Le province di Asti, Alessandria, Cuneo e Torino sotto litri di acqua melmosa per settimane. Campi coltivati, case e speranze distrutti dalla più violenta alluvione mai avvenuta in Piemonte. Sono passati vent’anni da quelle drammatiche notti del 5 e 6 novembre 1994, eppure il Tanaro continua a essere un sorvegliato speciale. Ma anche ad affascinare con le sue rive scoscese e inaccessibili e le giravolte che si snodano tra i boschi, che il progetto “AndarTan” intende ripercorrere, passo dopo passo, da Bassignana, in provincia di Alessandria, al Passo Laiardo. Il viaggio è cominciato mercoledì 5 e fino a venerdì 14 novembre costeggia il principale affluente del Po scandagliando i ricordi che, due decenni dopo, resta di quei tre giorni di distruzione, panico e morti.
Guidati dal fotografo Riccardo Carnovalini, Anna Rastrello, il “raccoglitore di storie” Gianluca Bonazzi e il pittore Claudio Jaccarino, chiunque potrà unirsi al cammino, fianco a fianco al fiume, per capire cos’è successo perché non si ripeta più e incontrare chi ha vissuto in prima persona quei terribili momenti. Un vero atto d’amore nei confronti di una terra che ancora oggi fatica a trovar pace e che porta i segni di una tragedia impossibile da dimenticare.
Il primo appuntamento è alle 8 davanti al municipio di Bassignana, a pochi chilometri di distanza dal punto in cui il limaccioso Tanaro confluisce con le acque grigio-verdognole del Po. Ci si può unire per tutto il percorso o solo per una delle nove tappe che toccano in sequenza Alessandria, Felizzano, Asti, Alba, Cherasco, Clavesana, Ceva e Garessio, per poi concludersi – dopo più di 250 chilometri – lì dove il Tanarello si unisce al rio Negrone. Tutt’altro che una marcia: sarà un viaggio a velocità d’uomo, rallentato tra una fotografia e un acquerello, aperto a tutti (e senza costi d’iscrizione). Più di una semplice commemorazione: un invito a lasciare a casa l’automobile per immergersi nella natura e nelle storie degli abitanti, un salto nel passato per capire il presente e provare a immaginare il futuro. La passeggiata quotidiana si chiuderà ogni sera con un incontro in cui si approfondirà il rapporto che tutt’oggi la cittadinanza ha con il fiume (qui tutte le informazioni sui luoghi e gli orari).
«Otto metri quadrati al secondo è il ritmo con cui viene asfaltato e cementificato il nostro Paese: un cancro che pare inarrestabile, imbriglia e costringe la natura e provoca un danno ambientale senza precedenti – spiega Carnovalini –. Quello italiano è un territorio complesso ma poco comunicato, di cui viene presentata spesso solo una faccia, quella negativa o quella positiva». Chi vuole può seguire sui social network il cammino, che è tracciato con il GPS e documentato: «Speriamo – continua – che ne possa nascere la prima bozza per creare una pista ciclopedonale lunga 200 chilometri che fiancheggi il fiume per dare a tutti la possibilità di riappropriarsi di questi luoghi bellissimi e fragili».