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sabato 15 marzo 2025
 
 
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Taranto. Salute e ambiente, patrimonio da salvare

17/11/2016  Il cammino del Giubileo nella città dell’Ilva, tra contaminazione e problemi occupazionali

Taranto sta cercando faticosamente di ritrovare una nuova identità per superare le emergenze sociali e ambientali. Un percorso impervio e complesso in cui la Chiesa locale sta avendo un ruolo incisivo per costruire un futuro migliore anche attraverso l’intensa azione pastorale sviluppatasi durante l’Anno giubilare. L’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro (foto nel tondo), parla di cambiamento: «È questa la Chiesa che vogliamo: misericordiosa, accogliente per annunciare ai più poveri il potere di Cristo che illumina e trasforma la vita. Un messaggio forte che la nostra città sembra aver recepito».
L’arcidiocesi ha dato dei segnali tangibili e concreti soprattutto nel sociale. «È fondamentale che nella nostra realtà ci sia maggiore dignità e rispetto per la persona umana. Abbiamo realizzato un centro di accoglienza notturno per i senza fissa dimora ristrutturando il palazzo di Santa Croce del 1700, accanto all’episcopio nel cuore della città vecchia. Ma stiamo costruendo un centro di accoglienza per migranti nel monastero delle Carmelitane Scalze che ci hanno donato l’edificio. Una casa famiglia che sia anche un luogo di preghiera per favorire l’integrazione e la comunione con la collettività». 
Taranto vuol dire anche Ilva, tra problemi occupazionali, sicurezza sul posto di lavoro e inquinamento. «Sono stati ignorati in tanti anni la salute delle persone e il rispetto per l’ambiente. Troppi morti di cancro, tanti operai vittime di incidenti sul lavoro. Per abbattere le emissioni inquinanti bisogna puntare tutto sul progressivo passaggio dal ciclo completo del carbone al gas. La Chiesa sta facendo la sua parte anche attraverso l’impegno dei laici. Il prossimo anno qui ci saranno le elezioni. Nostro Signore illumini la mente degli uomini».

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