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martedì 08 ottobre 2024
 
la testimonianza
 

La rinascita di Taranto passa dal suo cuore, il Mar Piccolo

01/11/2021  Mentre il mondo guarda al summit Onu sul clima, la città tiene vivo lo spirito della Settimana sociale dei cattolici cercando il riscatto sociale e ambientale. Sopralluogo in mare con fra Francesco Zecca, coordinatore del Centro Giustizia Pace e Integrità del Creato dei Frati Minori: «L'ecologia integrale, promossa da papa Francesco con la Laudato si', è prima di tutto una conversione spirituale»

Dall'alto sembra un otto rovesciato, simbolo d’infinito. Largo poco più di venti chilometri quadrati, capolinea del fiume Galeso gà cantato da Orazio e Marziale,  rifugio di numerose specie di uccelli acquatici, il Mar Piccolo (suddiviso in due seni di forma ellittica, il primo in comunicazione con il Mar Grandei) per decenni è stato vittima di un feroce inquinamento ambientale che continua ancora a gravare in parte sullle sue acque. Ma si ostina a custodire ancora un patrimonio naturalistico unico nel suo genere. Parzialmente bonificato, il Mar Piccolo misura il desiderio di Taranto di riscattarsi, riappropriandosi dell'antica bellezza, della ricchezza costituita dalla fauna marina, dei saperi d'un tempo.

Nei giorni della Settimana sociale dei cattolici italiani abbiamo navigato il mar Piccolo insieme con fra Francesco Zecca, coordinatore nazionale dell'Ufficio Giustizia e Pace e Integrità del Creato dei Frati Minor francescani. 

Dagli Spartani a oggi, Taranto e i suoi Mari

  

Taranto, una città detta anche la "Regina dei due Mari" (Mar Piccolo e Mar Grande) fu fondata da coloni spartani guidati da Falanto circa 700 anni prima di Cristo. Visse splendori e miserie, invasioni, ma conservò sempre un forte legame con il suo bacino interno, porto naturale riparato dai forti venti dello scirocco e del libeccio, preziosa fonte di pesce e frutti di mare. Il Mar Piccolo rappresentò anche la sede di fruttuose attività legate all’estrazione del pigmento della porpora dai murici, e alla filatura del bisso, la cosiddetta lanapinna, prelevato dalla grande pinna nobile e utilizzato per tessere stoffe pregiate.
Dal Medioevo in poi, il Mar Piccolo venne lottizzato in aree di pesca ad uso esclusivo del proprietario, distinte l’una dall’altra e concepite alla stessa stregua dei fondi agricoli. In ogni area venivano pescati con un gran numero di attrezzi differenti ideati all’occorrenza, calamari, seppie, gamberetti, cefali, orate, spigole, triglie, anguille, e raccolte molte specie diverse di frutti di mare. Poi, dall'Ottocento in poi la graduale separazione forzata di Taranto al suo mare sempre più sporco a causa delle attività della base della Marina Militare (oggi molto più attenta alle questioni ecologiche) e della crescente industrializzazione. Da alcuni anni, i progetti di recupero. 

 
 
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