Il costo medio della Tasi sulla prima casa è di 156 euro, che sale a 197 euro per i capoluoghi. La città più cara è Torino dove si pagano 403 euro, seguita da Roma con 391 euro, Siena (356) e Firenze (346). Sono i calcoli della Tassa sui servizi indivisibili secondo uno studio della Uil. E secondo questa stessa ricerca, Olbia e Ragusa sono i "paradisi" in Italia per quanto riguarda le imposte sugli immobili, perché hanno un'aliquota pari a "zero", e cioè in questi Comuni la Tasi non la paga nessun proprietario di prima casa.
Il conto alla rovescia è iniziato: il pagamento del saldo delle due imposte dovrà essere fatto entro il 16 di dicembre. Come sempre accade con le imposte "municipale", cioè la cui determinazione e riscossione è affidata ai Comuni di residenza, l'impatto sarà differenziato da zona a zona, secondo le aliquote decise da ogni singola Amministrazione, ma sempre secondo la Uil una famiglia su due pagherà per la Tasi un conto più salato della vecchia Imu: dall'elaborazione emerge che il 53,5% dei contribuenti pagherà un conto più salato. Dovrebbe pagare un po' di più chi prima era esente o pagava cifre basse e pagheranno molto meno i proprietari di quelle abitazioni con rendite catastali elevate.
A determinare le maggiori sperequazioni sono le molteplici variabili che incidono sul calcolo della cifra da pagare a cominciare dalle aliquote (si varia dall' aliquota zero di Olbia e Ragusa ai 3,3 per mille di città come Torino, Bari, Catania o Como). Su queste intervengono poi le almeno 100.000 combinazioni di detrazioni nelle quali la fantasia dei Comuni si è sbizzarrita. E i risultati possono essere assai bizzarri: a Bari per esempio (con aliquota al 3,3%) una prima casa con rendita catastale di 450 euro ma di proprietà di una famiglia con reddito dichiarato Isee di 10.000 euro, non paga la Tasi; mentre una famiglia con lo stesso tipo di casa e di reddito Isee a Belluno, dove l'aliquota è del 2,5 per mille, pagherà 189 euro.
Ci sono anche capoluoghi che si distinguono per semplicità gestionale e burocratica, avendo deciso solo l'aliquota della Tasi, escludendo ogni forma di detrazione, e tra questi Brindisi (l'1,5 per mille) Aosta (1 per mille), Catanzaro (1,2 per mille), Forlì, Frosinone, Grosseto, Livorno, Rieti, Rovigo, Vibo Valentia (2,5 per mille). O altre Amministrazioni comunali, come Treviso o Trento, che hanno optato per una detrazione fissa per tutti, rispettivamente di 50 e 200 euro. Il gettito stimato è di 3,7 miliardi. L'aliquota media nei capoluoghi sarà del 2,6 per mille, con circa 100.000 combinazioni possibili garzie alle detrazioni decise dai singoli Comuni.
Intanto, Antonio Satta, componente dell'ufficio di Presidenza dell'Anci, ha affermato: «La Tasi è una tassa orizzontale, che colpisce in modo indiscriminato ricchi e poveri. È certo comunque che noi sindaci non abbiamo chiesto alcun incremento della tassazione sulla casa. Ripeto che basterebbe rivedere il patto di stabilità interno, quanto meno per i comuni sotto i 5 mila abitanti, per evitare tante tensioni. Troppo spesso i Comuni hanno il ruolo di esattori per conto dello Stato, e questo alla faccia di ogni federalismo fiscale. E comunque in questi anni di crisi siamo stati in prima fila nel fornire servizi e welfare locale, nonostante il taglio dei trasferimenti».