Quattro ore di marcia per un corteo lungo quattro
chilometri con migliaia di manifestanti: 100 mila, per gli organizzatori, 12 mila seconda la Questura, circa 40 mila per molti osservatori indipendenti. In ogni caso tanta, tantissima gente, nel pomeriggio di sabato 25
febbraio, alla marcia contro la nuova linea ferroviaria Torino-Lione, da Bussoleno a Susa.
Una
manifestazione pacifica e colorata che ha smentito i timori della
vigilia su possibili atti violenti, preceduta dal camioncino della
Comunità Montana Valsusa e Val Sangone con, a bordo, i gonfaloni dei
Comuni contrari all’opera (23 sui 43 del territorio). Quindi lo
striscione degli “Amministratori della Valle di Susa” tenuto dai sindaci
in fascia tricolore. Subito dopo la fiumana di gente; famiglie con
bambini mescolate ai giovani dei centri sociali Askatasuna, agli
anarchici, a militanti dei Verdi e di Rifondazione Comunista. Tanti i
valsusini ma moltissimi anche i manifestanti provenienti da altre zone
d’Italia e d’Europa. E poi i bambini che scandivano slogan come “Liberi e
per crescere e giocare” , “Più trenini e meno trenoni”, “Siamo contro
il treno cattivo”. Con qualche pennellata carnevalesca nel carro con una
piovra e i pupazzi del premier Monti e dei ministri.
Dietro, lo
striscione degli “Amici e parenti No Tav” con le foto degli arrestati
nell’operazione del 26 gennaio scorso. Tra
i manifestanti il segretario nazionale della Fiom Maurizio Landini, il
presidente dei Verdi Angelo Bonelli, Paolo Ferrero, segretario nazionale
di Rifondazione Comunista, il filosofo europarlamentare Gianni Vattimo.
E poi migliaia di vessilli bianchi con il treno rossocrociato tra cui
spiccavano numerose bandiere della Grecia, accompagnate da uno
striscione: “La Tav non ci porta a Lione in tre ore ma ad Atene in
cinque minuti”.
Gli argomenti della
protesta di chi, in Valle di Susa, si oppone all’opera sono quelli di
sempre: costi insostenibili (si parla di 20 miliardi di euro), impatto
ambientale su una valle già pesantemente infrastrutturata (due statali,
un’autostrada, una linea ferroviaria) oltre ai timori per l’effetto
dei cantieri sulla salute pubblica con i rischi dell’amianto,
dell’uranio e delle polveri sottili. Verso
le 17 l’arrivo del corteo nella capitale di Re Cozio. Sul palco
allestito davanti alla cattedrale di Susa, sono intervenuti il
presidente della Comunità Montana Sandro Plano che ha polemizzato con i
vertici del suo partito, il Pd, che vorrebbero espellere gli
amministratori locali contrari alla Torino-Lione: “Io vengo da un
partito, la Democrazia Cristiana – ha detto – in cui si tesseravano
anche i morti. Qui invece vogliono cacciare i vivi. La nostra è anche
una battaglia per la democrazia e per difendere il diritto al dissenso”.
Smentiti
i timori della vigilia su possibili atti di violenza e archiviata la
manifestazione di sabato, adesso l’attenzione si sposta nuovamente su
Chiomonte, alla Maddalena, dove voci insistenti sostengono che nella
notte tra lunedì e martedì potrebbero iniziare gli espropri dei terreni
per l’allargamento del cantiere e per consentire il via ai lavori di
scavo. “Non si tratterà di espropri – dice il leader dei No Tav Alberto
Perino – ma di un’occupazione manu militari delle nostre terre”. Proprio
a Chiomonte, un paio di anni fa, alcune centinaia di oppositori della
Torino-Lione acquistarono un metro quadro di terra ciascuno allo scopo
di rendere più difficoltosi gli espropri. Che cosa succederà martedì?
“Probabilmente prevarrà la legge del più forte. Abbatteranno la baita
che abbiamo costruito, e taglieranno gli alberi. Ma noi saremo lì,
faremo resistenza passiva e dovranno sgombrarci con la forza”.
Sulla
questione degli espropri sono pronti a intervenire anche gli avvocati
del “legal team’ del Movimento No Tav che impugneranno gli eventuali
espropri dei terreni nella zona del cantiere per lo scavo del cunicolo
esplorativo alla Maddalena di Chiomonte se questi verranno effettuati
soltanto mediante un’ordinanza prefettizia. Ad annunciarlo sono gli
stessi 25 legali che compongono il “legal team” e che, ieri pomeriggio
hanno sfilato alla marcia No Tav lungo i sei chilometri che separano
Bussoleno da Susa. “’Porteremo il provvedimento davanti al Tar del
Piemonte -hanno detto gli avvocati - per violazione dell’art.2 del testo
unico sulla pubblica sicurezza, in quanto non vi è alcuna urgenza e vi
sono altri strumenti per provvedere a espropriare i terreni in maniera
corretta”.