Sarà vero che i costi della Tav superano di sette, addirittura otto miliardi di euro i benefici? E’ la conclusione della commissione appositamente nominata dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Ministero guidato dall’esponente del Movimento Cinque Stelle Danilo Toninelli (quello che “chi se ne frega di andare a Lione”) . Un saldo “fortemente negativo” in redditività, scrivono gli esperti secondo i quali il rischio massimo delle penali è di “4,2 miliardi”. Dunque tra i due rospi da ingoiare, sarebbe meglio il rospo della sospensione dei lavori.
Il Movimento Cinque Stelle, che del “no Tav” aveva fatto un pilastro del programma, ribadisce: “Lo stop è l'unica via”. Il problema è che l’analisi non sembra sia stata fatta propriamente con tutti i crismi di uno studio “super partes”. Il commissario straordinario Foietta ad esempio dice che dalla “farsa” si è passati alla “truffa” e che l’analisi è stata realizzata “per far quadrare i conti in base a quel che vuole il padrone” (cioè il ministero delle Infrastrutture e Trasporti). Inoltre uno dei sei commissari indicato dal ministero si è rifiutato di firmare. Strano, no? Perché mai un commissario incaricato di redigere un documento del genere si dovrebbe dimettere? Quanto alla Confindustria di Torino (interessata, sia ben chiaro, alla prosecuzione dei lavori), questa parla di “numeri risultati da un lancio di dadi”. Tav iacta est.
Altri dubbi sorgono spontanei.
Come mai i francesi, che stanno costruendo l’altra metà della linea, trovano la linea favorevolissima e convenientissima? Che siano tutti dei cretini, a parte naturalmente i "gilet gialli" osannati da Di Maio?
Vi sono poi motivazioni, diciamo così, "keinesiane". Le infrastrutture danno occupazione e innescano cicli economici virtuosi. Come sottolinea il presidente di Confindustria nazionale Boccia, al di là dei numeri, la Tav è una grande occasione per dare lavoro a 50 mila persone.
Vi è poi sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri che valuta "un po' fuori luogo", anche in chiave di politica ambientale, valutare come “costi” i mancati incassi da accise e pedaggi. La Tav - si legge infatti nell’analisi dei cinque esperti - avrebbe un impatto sulle finanze pubbliche di Francia e Italia “superiore alla sola somma dei costi di investimento e di gestione”: a questi devono infatti essere sommate le minori accise (che portano il bilancio complessivo da 10 a 11,6 miliardi nello scenario "realistico" e a 16 miliardi in quello previsto da "Osservatorio2011".
A proposito di costi-benefici, in realtà un’analisi molto approfondita era già stata fatta. Si tratta della “Analisi costi-benefici. Analisi globale e ricadute sul territorio” pubblicata a dicembre 2011 nel Quaderno n. 8 dell’Osservatorio sul collegamento ferroviario Torino – Lione istituito dalla presidenza del Consiglio nel 2006, sotto il Governo Prodi II. La ricerca al tempo vide coinvolte tutte le parti in causa: Lyon Turin Ferroviaire (LTF), Rete ferrovviaria italiana, i rappresentanti degli enti territoriali, l’Agenzia per la mobilità metropolitana, il commissariato di Governo e l’Osservatorio tecnico.
Quel rapporto è stato la base empirica su cui negli anni successivi si è finalizzato l’Accordo Italia-Francia per la tratta. A favore della Tav i risultati dello studio evidenziarono fra gli 11,9 e i 14,2 miliardi di benefici netti aggiuntivi in cinquant’anni, dal 2023 al 2072, in un’ipotesi “prudenziale”. In caso di ripartenza più sostenuta dell’economia, il rapporto metteva nero su bianco benefici fra i 24,8 e i 27 miliardi. Una manovra finanziaria intera insomma, grosso modo.
Nel documento si evidenziava come con la Tav, sia sul fronte merci che passeggeri, “aumenterà di molto la competitività”. “Se ad oggi 38 milioni di tonnellate attraversano il Frejus su gomma e solo 4,5 transitano in treno, nel 2035 – evidenziava il documento – grazie al collegamento veloce combinato con la ferrovia storica e il servizio di autostrada ferroviaria alpina, le tonnellate trasportate in treno saliranno a 39,9 milioni, contro i 32,4 milioni trasportati su gomma”. Il rapporto bocciò anche l’ipotesi secondo cui sarebbe più utile migliorare la sgangherata linea già esistente. “Nel caso di semplice mantenimento dell’attuale strada ferrata – si evidenziava – la ferrovia intercetterà invece solo 15,3 milioni di tonnellate di merci”. Attualmente il 75 per cento dei trasporti si svolge su gomma. Inoltre gli analisti concordarono che con la Tav anche i passeggeri sarebbero cresciuti fino a 1,8 milioni di persone. Da Torino attraverso la Tav (se mai la finiranno) si arriverà a Parigi in appena 3 ore e 20 minuti. Altro che "chi se ne frega di andare a Lione".
In realtà la Tav, come è noto, è uno dei pomi della discordia tra Lega e Cinque Stelle, le due colonne della maggioranza di governo. Salvini (che ha detto di non aver ancora letto l'analisi degli esperti nominati dal ministero e probabilmente mai la leggerà, conoscendo il tipo) la vuole, Di Maio non la vuole. Sarà curioso capire chi la spunterà. La vera analisi costi-benefici, è di tipo politico, non economico.