È il 1 febbraio 1988. Il 10 ottobre 1990 con un atto costitutivo presso un notaio nasce l’Associazione Nazionale Volontarie del Telefono Rosa. Tra i punti indicati nello statuto: creare un patto operativo tra donne contro la violenza fisica e psicologica; raccogliere, attraverso lo strumento del telefono, le denunce di donne; rendere palese la reale dimensione della violenza nascosta; stimolare le Istituzioni pubbliche ad intervenire; mobilitare l’opinione pubblica e aprire vertenze. Il Telefono Rosa è il risultato del lavoro di alcune donne, professioniste nei vari campi, che si riuniscono per indagare sulla violenza segreta, quella cioè che si manifesta tra le mura domestiche e che è accuratamente nascosta e negata sia da chi la esercita che da chi la subisce.

Tutti temi purtroppo ancora di stretta attualità, a conferma che il cammino contro la violenza sulle donne (femminicidi, stupri, stalking, violenza domestica e assistita) è ancora lungo e faticoso, non solo: il tema della consapevolezza, del contrasto si complica nella convivenza di culture differenti. Nel libro Una storia lunga trent’anni la giornalista e scrittrice Carla Cucchiarelli, che si occupa da anni anche di tematiche sociali, ripercorre l’interessante storia del Telefono Rosa con riferimenti precisi ad importanti fatti di cronaca e con i racconti delle protagoniste di tanti drammi. Le volontarie preparate attraverso corsi di formazione sono in grado di far emergere drammi nascosti e di combattere vecchi stereotipi. «Telefono Rosa ha accompagnato la crescita del Paese in modo misurato ma calato nella realtà, mai sensazionalistico».

Quando iniziò la sua attività, quasi in sordina, la parola “femminicidio” ancora non esisteva e ha faticato molto ad imporsi e farsi accettare. Fu coniata dalla sociologa statunitense Diane EH. Russel che, in un articolo del 1992, spiega: «tutte le società patriarcali hanno usato e continuano ad usare il femminicidio come forma di punizione e controllo sociale delle donne». Fino al 2001 per definire l’assassinio di una donna da parte del marito si usava ancora il termine “Uxoricidio”, ossia alla lettera l'uccisione della moglie, un termine giuridico che riflette un clima culturale.

Dopo Roma, dove è nata l’Associazione, Telefono Rosa ha conquistato tutta l’Italia dando vita ad altri Telefono Rosa che seguono le stesse modalità. «Mi piacerebbe - spiega la presidente del Telefono Rosa nazionale Maria Gabriella Carnieri Moscatelli - mettere un giorno la parola fine al Telefono Rosa , che la parità di genere fosse finalmente conquistata e che le linee telefoniche rimanessero mute per ore. Invece i numeri dei femminicidi, i casi di stalking e i minori in difficoltà sono sempre in aumento. Anzi, arrivano nuovi campanelli di allarme perché l’età delle vittime e degli aggressori si sta abbassando. Basti pensare al caso di Avola in cui un 19 enne ha ucciso la mamma della sua ex fidanzata. Servirebbero interventi decisi, prese di posizione, progetti capaci di coinvolgere famiglia e scuola e un intervento preciso del Governo. Intanto - conclude la Presidente - il telefono continua a squillare e per fortuna possiamo contare sull’impegno e la professionalità di tante volontarie che hanno scritto e continueranno a scrivere la storia del Telefono Rosa». E a rispondere al numero di pubblica utilità 1522 che assiste le donne vittime di violenza in caso di emergenza e tutelandone la privacy.