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mercoledì 06 dicembre 2023
 
TELEFONO ROSA
 

Giulia e la retorica dei fidanzatini, quando il racconto propaga una cultura sbagliata

19/11/2023  La denuncia di Telefono Rosa Piemonte: "Quelle foto dei fidanzatini felici quando già si sa com'è finita sono il segno di una sottovalutazione del rischio". Nel frattempo Filippo Turetta è stato arrestato in Germania vicino a Lipsia

C'è un grafico diffuso da Amnesty International che visualizza la violenza di genere con un iceberg. Il femminicidio è solo la punta, ma c'è tutto un sommerso di cultura e di brodo di coltura che va dal linguaggio sessista alla violenza psicologica che produce un meccanismo di sottovalutazione, in cui siamo tutti immersi, uomini e donne, e che impedisce di cogliere i segnali che possono portare alla conseguenza estrema. 

È con questa sottovalutazione anche mediatica, con la retorica del "bravo ragazzo", con le immagini da fidanzati di Peynet replicate su siti e giornali, che se la prende l'associazione volontarie Telefono Rosa Piemonte in un comunicato indignato: «Vogliamo sottolineare che non accettare la fine di un rapporto è di per sé già un atto violento». Ci sarebbe anche l'aspetto non secondario della mancanza di rispetto verso la donna e le persone che le vogliono bene che certo non amerebbero vedersi rappresentate sorridenti e felici accanto all'uomo accusato di aver commesso il delitto, arrestato la mattina del 19 novembre sull'autostrada nei pressi di Lipsia in Germania, dov'era rimasto in emergenza senza soldi e senza benzina.

Amore e violenza dicono le volontarie  è «un binomio che non può stare insieme. Ciò che ci sconvolge e indigna è però anche la narrazione che da una settimana ascoltiamo e leggiamo a ripetizione. Perché temevamo conclusione così orrenda? Perché quando una donna sparisce ormai si pensa istintivamente che a farle male sia stato l’uomo più vicino a lei? E perché, malgrado questo, per giorni è resistita l’insopportabile cronaca dei “fidanzatini”, accompagnata dalle loro fotografie sorridenti insieme, anche quando c’erano già tante testimonianze che affermavano che non si trattava certo di un allontanamento volontario? Perché proseguire ancora con queste immagini, anche dopo la conferma della tragica realtà da subito paventata, cioè un feroce femminicidio perché la donna non era quella che l’uomo pretendeva fosse?

Suggestioni giornalistiche, finzioni romantiche, narrazioni impossibili, quasi a creare un alibi collettivo legato al pensiero sminuente che “tanto a noi non accadrà mai”: Accade, eccome!».

Oggi più che mai occorre ripetere ovunque il consiglio che ieri al Convegno di Fondazione Asilo Mariuccia ripeteva Fabio Roia, presidente del Tribunale di Milano, tra i più esperti sul tema: «Alle donne, alle persone vicine a loro ripeto che la cosa da fare quando si percepisce il segnale di una relazione tossica è chiedere aiuto, non dico di denunciare nel senso che la denuncia è un passo impegnativo cui occorre arrivare pronte, ma di rivolgersi a un centro antiviolenza, dove si trovano operatrici preparate e vincolate al segreto in grado di dare i consigli corretti, prima che sia troppo tardi».

 

 

 
 
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