Lisieux, Francia
Dal nostro inviato
Le memorie della piccola Teresa si inseguono per le strade e i campi del Pays d’Auge, terra di Normandia, marcata da un cattolicesimo severo e da una dimensione collettiva della fede che intreccia fraternità religiose, monachesimo e laici lungo la storia. È la Normandia cattolica, che fino alla Rivoluzione contava un numero eccezionale di abbazie, fino a ottanta, di cui rimangono le perfette rovine di Jumièges. È un cattolicesimo colto e allo stesso tempo semplice, dove le grandi cattedrali mostrano la bellezza somma dell’arte e la funzione didattica di spiegazione della fede e delle sue opere. Senza la Normandia e la sua geografia cattolica nulla si comprende della potenza della fede della piccola Teresa.
La santità di santa Teresa del Bambin Gesù, più nota come santa Teresina di Lisieux, patrona di Francia al pari di Giovanna d’Arco, e dottore della Chiesa per volere di Giovanni Paolo II, si deve ai suoi genitori Luis e Zelie Martin, beati per decisione di Benedetto XVI e ora santi dopo il riconoscimento di un miracolo da parte di papa Francesco, che li canonizza domenica 18 ottobre, non a caso durante il Sinodo dei vescovi sulla famiglia. E' la prima volta che due coniugi vengono contemporaneamente iscritti
nell’albo dei santi e perdipiù dopo che già una loro figlia ha goduto
dello stesso privilegio.
Meta di preghiera
Lisieux è il secondo luogo di pellegrinaggi di Francia dopo Lourdes. Ma non basta affacciarsi e pregare nella grande cattedrale di forme neogotiche costruita nel secolo scorso, la chiesa più grande di Francia edificata in epoca moderna, in onore di quella ragazzina entrata in Carmelo a 16 anni con il permesso speciale di papa Pio X e morta a 24 anni. Occorre vedere i luoghi e camminare per le strade percorse da una famiglia, che diventa simbolo di santità per via di due genitori, che non hanno fatto altro che spiegare la fede ai loro figli. Ecco perché Jorge Mario Bergoglio ha deciso che Luis e Zelie, l’orologiaio e la merlettaia, vengano canonizzati a ottobre nel bel mezzo del Sinodo ordinario sulla famiglia.
Viaggiando in Normandia si può vedere la corsa a due della loro fede. La grande basilica di Santa Teresa sta in cima alla città nella valle della Tourques. Ma la devozione per santa Teresa non si nutre di imponenza e il riconoscimento della santità dei suoi genitori alimenta la normalità di una famiglia, toccata dalla grazia, perché ha creduto nel Vangelo. Teresa lo ha lasciato scritto: «Il buon Dio mi ha dato un padre e una madre più degni del cielo che della terra». Oggi i loro ritratti sono appesi davanti al Carmelo dove è sepolta Teresa, ma con estrema sobrietà. Disse Benedetto XVI, quando vennero beatificati nel 2008: «Attraverso la loro vita di coppia esemplare hanno annunciato il Vangelo». Altro non serve dire.
Coppia esemplare
Si conobbero per caso sul ponte di Alençon, nella città dei pizzi più famosi di Francia. Avevano entrambi pensato di entrare in convento. Louis aveva bussato agli Agostiniani del Gran San Bernardo, ma non venne ammesso perché non sapeva il latino. Zelie alle Figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli, ma le dissero di no. Si dedica ai merletti e apre un laboratorio. Quando si conoscono vivono quelle vicende come una sconfitta. Ma è “un colpo di fulmine”. Si sposano tre mesi dopo, di notte, senza clamore, e decidono insieme di vivere nella castità, pensando di coniugare l’amore sponsale con quello verginale proprio dei consacrati. Intendono seguire l’esempio di Maria e Giuseppe. Finché un sacerdote spiega loro che il matrimonio deve aprirsi alla vita. Nascono nove figli. Quattro muoiono, le altre cinque si faranno suore. È una famiglia agiata. Diciassette anni di matrimonio, i figli, la bottega che è diventata una piccola impresa, finché Zelie muore e Louis si trasferisce a Lisieux, più a Nord verso il mare. I cognati lo aiutano a tirar su le bambine. La casa in via dei Buissonnets è una bella villa. C’è una suora che spiega, poche parole per illustrare una infanzia felice. La casa è piena di ricordi, i giocattoli di Teresa, il camino attorno al quale la sera il papà raccontava le storie.
Santa normalità
È un piccolo museo della normalità di una famiglia benestante, dove si può vedere la scrittura minuta e perfetta di Teresa nei quaderni sotto le teche. Teresa chiama il padre «il mio re», contenta quando la porta a pescare con lui. La giornata comincia alle 5,30 della mattina, pronti per la Messa delle sei, «la sola», diceva Luis, «a cui possono assistere le donne di servizio e gli operai e dunque siamo in compagnia dei poveri». È questo Vangelo che insegna alle figlie, cose semplici e sorprendenti. E quando anche Teresina gli chiede di entrare in convento, ma la rifiutano perché troppo giovane, l’accompagna a Roma assecondando la cocciutaggine della ragazza a chiedere il permesso al Papa, che lo concede. Quando vennero beatificati nel 2008 il cardinale Saraiva Martins disse a Lisieux: «Questa coppia si è sempre sottoposta alla volontà divina e nella loro casa Dio era sempre il primo servito».