Teresio Olivelli è la figura più emblematica della Resistenza d’ispirazione cattolica. Classe 1916, nato a Bellagio. La sua formazione e maturità si compie a Pavia (ma a Mortara in diocesi di Vigevano). Teresio si inserisce nella sua parrocchia, a Mortara, dove frequenta il ginnasio, poi a Vigevano dove prosegue gli studi liceali, infine a Pavia dove studia all’Università, come alunno del Collegio Ghislieri.
Pronto ad affrontare le sue scelte di giovane cristiano su più fronti, dall’Azione Cattolica alla San Vincenzo per «farsi tutto a tutti». È un giurista in erba come lo saranno due grandi della cultura politica cattolica del Novecento Giuseppe Dossetti e Giuseppe Lazzati, dapprima convinto sostenitore del fascismo e della guerra.
Parte volontario come ufficiale degli alpini, ma torna profondamente trasformato dalla campagna di Russia, tanto da schierarsi con gli oppositori alla Repubblica di Salò dopo l'armistizio del 1943, e da aggregarsi alle Brigate Fiamme Verdi. Arrestato, scampato alla fucilazione e poi nuovamente catturato, finisce nel campo di concentramento di Hersbruck dove muore in seguito alle percosse subite per aver difeso un prigioniero ucraino.
Dichiarato prima venerabile, dal 3 febbraio 2018 è beato.
La preghiera di Teresio Olivelli, giovanissimo professore universitario, ufficiale degli alpini sul fronte russo, intellettuale, che aveva scelto la resistenza, morto il 17 gennaio 1945 resta uno dei testamenti più alti per comprendere l’idea di Resistenza:
“Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, dal fondo delle prigioni, noi ti preghiamo: sia in noi la pace che tu solo sai dare. Dio della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi ribelli per amore… Ribelli, così ci chiamano, così siamo, così vogliamo essere, ma la nostra è anzitutto una rivolta morale. È rivolta contro un sistema e un’epoca, contro un modo di pensiero e di vita, contro una concezione dell’esistenza. Non vi sono liberatori, ci sono solo uomini che si liberano… Nella tortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare. Se cadremo fa’ che il nostro sangue si unisca al tuo innocente e a quello dei nostri morti, a crescere al mondo giustizia e carità”.