Sopra: un'edizione passata di Terra Madre. In alto: la location dell'edizione 2022. Tutte le foto di questo servizio sono dell'agenzia Ansa.
È la quattordicesima edizione. Se possibile, la più simbolica. Terra Madre (col Salone del gusto) 2022 si svolge a Torino dal 22 al 26 settembre: occupa circa 80 mila metri quadrati, una grande area post industriale, attraversata dalla Dora Riparia, che fino agli anni Novanta era sede di siti produttivi della Fiat e della Michelin, e che negli ultimi tempi è stata riconvertita a spazio verde. Lì, nella periferia nordoccidentale della città, lontana da un centro fieristico e con ingresso gratuito, sono ospitati oltre 600 espositori e produttori dall’Italia in rappresentanza di tutte le regioni nonché dall’estero, tra cui 150 Presìdi Slow Food e più di 30 istituzioni locali che raccontano la rigenerazione dei territori dal nord al sud della Penisola.
Non a caso il tema dell'evento è rigenerare. Dove sorgevano fabbriche e impianti manifatturieri della Torino operaia, si ragiona d’agricoltura, di allevamento, di pesca, di politiche ambientali e alimentari. Il dibattito, oltre agli esperti (previsto, anche un collegamento con Assisi, dove si svolge la terza edizione dell'Economia di Francesco) vede a vario titolo testimoni e protagonisti circa 3000 delegati della rete di Terra Madre provenienti da 130 Paesi, tra cui 200 indigeni ed altrettanti migranti. Giovedì 22 settembre, il Commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni partecipa all’inaugurazione di Terra Madre-Salone del Gusto 2022. Arricchita dalla presenza di 16 Food truck, 8 cucine di strada, 29 birrifici artigianali. E da un'enoteca che propone in degustazione oltre 600 etichette italiane (selezionate dalla guida Slow Wine) e internazionali.
Quella del 2022 è anche la prima edizione di Terra Madre senza Petrini al timone di Slow Food. Al suo posto, l’agronomo ugandese Edward Mukiibi. Carlo Petrini, per tutti semplicemente Carlìn, 73 anni compiuti, confida a Famiglia Cristiana i sentimenti che lo agitano: «Come non pensare alla guerra? Anzi, alle guerre? Oltre a uccidere persone e lasciarsi alle spalle dolori e macerie i conflitti distruggono ecosistemi che danno da vivere a contadini, allevatori e pescatori. Si combatte e si muore per campi, pascoli e specchi d'acqua, ma campi, pascoli e specchi d'acqua possono anche costituire ponti tra interessi differenti perché da sempre sono luoghi di convergenza. A Terra Madre 2022 siamo riusciti ad avere delegati dall'Ucraina e dall'Afghanistan. Ne sarebbero venuti anche dalla Russia se non si fosse posto il problema dei visti: niente da fare, per quanto si trattasse di contadini e non di oligarchi».
«Tra stand e forum abbiamo avuto una volta di più la conferma di due cose», prosegue Petrini. «La prima: la conoscenza e la coscienza che della guerra in Ucraiana abbiamo noi italiani e noi europei differisce, e di molto, dalla conoscenza e dalla coscienza che hanno altre popolazioni, come ad esempio quelle del Sudamerica. In secondo luogo ha fatto e fa male vedere come le conseguenze pratiche della guerra abbiano fermato o comunque rallentato tantissimo il trasporto del grano verso quelle zone dove l'agricoltura è nata: penso all'Iraq, al Libano, all'Egitto».
Cambiare è possibile? «Sì, se siamo in tanti farlo», conclude Carlo Petrini. «Riduzione degli sprechi, meno proteine animali nei nostri piatti, maggiore stagionalità dei prodiotti consumati: se queste cose diventano patrimonio di una sola famiglia nessuno se ne accorge, se invece caratterizzano un milione di famiglie o più, le cose cambiano. Garantito. Chi lo capito e lo ha scritto forte e chiaro nella Laudato si' è papa Francesco».