Puntuale alla scadenza come da quattro anni a questa parte, la presidenza della Regione Emilia Romagna ha fornito i dati aggiornati sulla ricostruzione che procede, più o meno in linea con la tabella di marcia prefissata, nel 54 comuni del cratere del terremoto che, il 20 e il 29 maggio del 2012, ha colpito la popolazione emiliana nelle province di Modena, Bologna, Ferrara e Reggio Emilia. Date che saranno difficilmente dimenticate anche perché le scosse, per fortuna lievi, continuano. L’ultima in ordine di tempo è di pochi giorni fa.
Ventisette morti, 350 feriti, 16mila famiglie sfollate. Questo il bilancio del sisma.
A quattro anni di distanza ci sono ancora 3000 famiglie che devono rientrare nelle loro abitazioni e 135 nuclei familiari, per un totale di 445 persone, che vivono nei moduli abitativi provvisori. Circa un sesto rispetto ai 757 nuclei che tra il dicembre 2012 e il gennaio 2013 avevano scelto questa forma di assistenza. Il che significa che più dell'82% dei container sono stati liberati e smantellati.
Il Presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha sottolineato come i Comuni del cratere abbiano aiutato le famiglie in uscita con progetti di assistenza personalizzati, per garantire il difficile ritorno alla normalità.
Per quanto riguarda il mondo delle imprese, sono 1977 i decreti di concessione firmati dal Commissario per altrettanti progetti (su un totale di 2924 entrati in procedura), per 1 miliardo e 112 milioni di euro di contributi. Gli interventi finanziati riguardano, oltre al ripristino degli immobili, anche i beni strumentali, la delocalizzazione delle attività, il ripristino delle scorte e dei prodotti. Nell'ultimo anno sono saliti a un miliardo i contributi già liquidati per il ripristino delle case e a 504 milioni quelli per le imprese.
A oggi per la ricostruzione delle abitazioni e delle imprese sono stati concessi contributi per oltre 2,8 miliardi di euro, con le somme effettivamente liquidate arrivate a un miliardo e mezzo.
Sarebbe sbagliato però fermarsi a una lettura troppo ottimistica di numeri così complessi. Nella realtà basta fare un giro di perlustrazione nelle zone interessate per constatare che la ricostruzione dei centri storici è ancora al palo e che la crisi, che ha colpito tutti indistintamente, rischia di impoverire due volte i comuni del cratere, nonostante l’impegno delle amministrazioni e delle comunità parrocchiali.