Parcheggiano le biciclette sotto l’ombra degli alberi sul lungomare di Pesaro e si riempiono gli occhi con l’azzurro dell’Adriatico affollato di bagnanti. È il momento di una sosta al riparo dal sole per i tre ciclisti che, partiti dalle sponde del Lago di Como, hanno in programma di percorrere oltre 700 chilometri per portare la loro solidarietà concreta alla popolazione delle zone terremotate dell’Italia Centrale. Roberto Caminada (60 anni, fabbro), sua figlia Francesca (28 anni, giornalista in un ufficio stampa) e Marco Villani (32 anni, ingegnere) fanno parte del Gruppo missionario di Laglio e Brienno, due piccoli comuni della provincia di Como. In questi giorni stanno raggiungendo Norcia, Amatrice ed Accumuli scendendo lungo la costa adriatica e passando da Assisi.
“Per anni abbiamo aiutato delle missioni in Brasile e in Africa”, racconta Francesca, “ma quest’anno ci siamo resi conto, dopo il terremoto, che la nostra missione era qui in Italia. Così il gruppo missionario ha promosso una raccolta di fondi per per popolazioni terremotate. A noi piace un contatto diretto con le persone che aiutiamo e grazie ai contatti con la Caritas di Spoleto e Norcia abbiamo individuato il caso di un pastore, Celestino, il quale vive con la moglie malata e il cognato disabile. I 5.000 euro che abbiamo raccolto gli serviranno per ricostruire il laboratorio in cui Celestino faceva il formaggio”.
I tre ciclisti completeranno il loro tour in 7 giorni, poi torneranno a casa in auto. “Siamo tutti e tre sportivi”, dice Roberto Caminada, “ma è la prima volta che affrontiamo un impegno di questo tipo e non abbiamo mai fatto così tanti chilometri. Affrontare questa fatica è un segno di partecipazione alle sofferenze di chi ha vissuto la tragedia del terremoto. La gente che incontriamo lungo il viaggio ci guarda con simpatia e capisce il senso della nostra iniziativa, così in vari modi ci esprimo solidarietà. L’altra sera ci hanno fatto uno sconto generoso al ristorante dove abbiamo cenato. Un modo simpatico per dirci che stiamo facendo la cosa giusta”.
Dopo la sosta e uno spuntino, il terzetto torna in sella. “Abbiamo montato le gomme lisce e sottili, andiamo veloci”, ci saluta Roberto. Bonne route!, buona strada, come dicono al Tour de France.