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domenica 28 maggio 2023
 
 

Terremoto, le voci dei parroci: «Bloccati dalla neve, ci sentiamo abbandonati»

18/01/2017  Gli epicentri delle nuove scosse nella zona dell’Aquilano, dove nevica da giorni e molti borghi sono isolati. L’arcivescovo Petrocchi: «La gente ha paura ma reagisce con tenacia e dignità». Dal parroco di Pizzoli, don Claudio Tracanna, a quello di Cittareale, la Chiesa locale lancia l’allarme: «Sono passati tanti mesi e la situazione non muta, molti anziani costretti a stare in case pericolanti»

Un dramma senza fine. All’emergenza neve che sta flagellando molte zone dell’Abruzzo nel Centro Italia la terra ha ripreso a tremare. Forte è stata la scossa delle 10,25, con magnitudo 5.3. A distanza di un’ora si sono sentite due nuove forti scosse: alle 11.14 con magnitudo 5.4 e alle 11.25 con magnitudo 5.3. Un’altra scossa, con magnitudo 5.1, dopo le 14.30. Pochi crolli, nessuna vittima perché la gran parte della popolazione è già sfollata o ha le case  inagibili. Gli epicentri delle scosse in provincia dell'Aquila, a una profondità fra 8 e 9 km. Il Sir ha raccolto le voci dei sacerdoti e delle comunità più colpite. «Si sono sommati due eventi ‘stressanti’: la neve caduta abbondante e tre forti scosse sismiche. La gente ha una comprensibile paura, ma reagisce con tenacia e dignità, virtù tipiche della gente di montagna», ha detto monsignor Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L’Aquila, dopo le nuove scosse registrate stamattina, anche nella diocesi aquilana. «La Chiesa aquilana vive, con la sua gente, questi passaggi difficili della sua storia, con fiducia nel Signore – afferma il presule -, perché sa che ‘tutto collabora al bene di coloro che amano Dio’ e con il cuore spalancato verso tutti e in particolare verso i più bisognosi».

Di «grande spavento» parla don Claudio Tracanna, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi de L’Aquila e parroco di Santo Stefano Protomartire a Pizzoli, uno degli epicentri delle scosse di oggi. «Il tutto è complicato da un metro di neve che è caduto da stanotte. E stamattina continua a nevicare», ha detto al Sir, «Il comune ha già organizzato dal 24 agosto un centro di raccolta nel Palazzetto dello sport, ma la maggior parte delle persone era rientrata a casa. Ora potrebbe esserci la necessità di cercare rifugio di nuovo lì. Già stanotte il centro era stato aperto, ma per l’emergenza neve». Con le nuove forti scosse «si dovranno effettuare nuovamente le verifiche dei danni». Grande è stato anche lo spavento tra la gente: «Malgrado la neve molti sono andati in piazza, ma certo non si può restare al freddo. Tanti hanno scelto di stare in auto, altri nelle palestre o nei centri che i comuni hanno attrezzato già dal primo terremoto dello scorso agosto». Grazie all’allerta meteo per la neve, tra l’altro, «le scuole era già chiuse sia a Pizzoli sia a L’Aquila».

Case sotto la neve a Marruci frazione di Pizzoli, 18 gennaio 2017. "Siamo per strada, sommersi dalla neve e non riusciamo nemmeno a scappare. Le automobili non possono muoversi per via della neve. Continuano a esserci scosse e la gente urla per strada. Cerco inutilmente di contattare mia madre che si trova in una struttura di Montereale". Questa la drammatica testimonianza, tra le lacrime, di Serena Testa che vive a Marruci frazione di Pizzoli in provincia dell'Aquila
Case sotto la neve a Marruci frazione di Pizzoli, 18 gennaio 2017. "Siamo per strada, sommersi dalla neve e non riusciamo nemmeno a scappare. Le automobili non possono muoversi per via della neve. Continuano a esserci scosse e la gente urla per strada. Cerco inutilmente di contattare mia madre che si trova in una struttura di Montereale". Questa la drammatica testimonianza, tra le lacrime, di Serena Testa che vive a Marruci frazione di Pizzoli in provincia dell'Aquila

«Sono passati cinque mesi e la situazione non cambia»

«Non sappiamo se ci sono stati danni per le scosse. Le abbiamo sentite, ma siamo bloccati dalla neve», la testimonianza di don Luciano Avenati, parroco dell’Abbazia di Sant’Eutizio a Preci. Anche se la paura non manca mai “siamo un po’ abituati”, anche perché “vivendo in roulotte o qualcuno ancora in tenda, la preoccupazione per la propria sicurezza è diminuita”. Alle scosse si aggiunge il problema del freddo: «Le roulotte e il tendone dove mangiamo sono, comunque, riscaldati – rassicura don Luciano -, ma indubbiamente la neve accresce il disagio. Stanotte, ad esempio, il peso della neve ha sgonfiato la tenda dove dormivano sei o sette persone. La Croce rossa presente nel nostro campo subito è intervenuta insieme con volontari e con dei nostri paesani: così è stata rimessa in piedi la struttura in breve tempo, ma non è mancato lo spavento». Per fare la conta dei danni si dovrà aspettare: «Non mi sono ancora mosso per vedere cosa è successo nei paesi vicini – afferma don Avenati – perché ora è anche pericoloso per la neve. Le strutture nella nostra zona sono già tutte lesionate, magari si sono accentuate le lesioni che già c’erano. Non si può escludere che possa essere avvenuto qualche crollo di mura già fatiscenti, anche in chiese, ma sono difficili da raggiungere per la neve».

E don Marco Rufini, parroco di Norcia: «Sono state scosse forti, ma per ora non sappiamo di danni. D’altra parte, nelle zone rosse non si entra e il grande problema adesso è la neve: in questo momento le scosse sono un problema secondario». Drammatica la testimonianza don Fabio Gammarrota, parroco di Cittareale e Posta, vicino ad Amatrice (diocesi di Rieti), è preoccupato per la gente del luogo che non riesce a raggiungere e non lesina critiche alle istituzioni che – a suo dire – hanno “abbandonato” questi territori. «Siamo in attesa dei mezzi spazzaneve. Io per primo sono bloccato in auto nella zona del santuario di Maria Santissima di Capodacqua: attorno a me c’è un metro e mezzo di neve», ha detto al Sir. «Quando ho sentito le scosse sono riuscito a saltare tra la neve ed entrare in auto: questa è stata la mia ‘messa in sicurezza’. Ma ci sono tante persone anziane costrette a restare in casa, ed è terribile sentire la propria abitazione ballare e non poter uscire fuori. Si è in gabbia». Il sacerdote si sta tenendo in contatto con la popolazione, per quanto possibile, attraverso il telefono. «Mi giunge notizia – riferisce – di nuovi crolli, soprattutto di stalle, mentre guardando in lontananza verso Cittareale, attraverso il nevischio, non vedo più un edificio che prima c’era, seppure già danneggiato. Proprio domenica scorsa riflettevamo tra un po’ di persone del posto sull’opportunità di cominciare a ricostruire qualcosa a nostre spese. Ma adesso mi chiedo se sia il caso o meno di permanere su questo territorio. Sono passati 5 mesi e la situazione non muta».

Il sindaco di Pizzoli, comune dell’aquilano, tra gli epicentri delle scosse, ha disposto lo sgombero di tutti gli immobili del territorio comunale per scopi precauzionali dopo il sisma di stamattina. È stato individuato il palazzetto comunale per le esigenze di ricovero della popolazione e come area per l’accoglienza di tutte le esigenze

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