L'allarme viene dal Coordinatore europeo contro il terrorismo, Gilles De Kerchove, e non lascia per nulla tranquilli. Secondo il funzionario ed esperto belga, sarebbe salito a «circa tremila il numero di combattenti europei in Siria ed Iraq», i cosiddetti foreign fighters che partono per combattere a fianco degli jihadisti dell'Isis, e che portrebbero essere molto difficile da identificare in quanto terroristi al loro rientro nei loro Paesi. «Il flusso di questi combattenti al servizio dei fanatici islamici è enorme e non è mai stato così grande prima». E per questo De Kerchove ritiene «pressoché inevitabile un attacco terroristico anche in Europa su larga scala, e potrebbe giò essere troppo tardi per porvi rimedio e impedirlo».
E tra loro cresce il fenomeno delle donne, che in Belgio sono il 18% di chi parte per la jihad, precisa Gilles De Kerchove in una audizione davanti alla commissione esteri dell'Europarlamento a Bruxelles. Parla di «oltre tremila persone», e sottolinea che è solo una stima. Quello che è certo è che l'Isis ed il Califfato autoproclamato sono «una minaccia enorme per tutto il mondo», non solo per i paesi vicini come Libano, Giordania, Arabia Saudita e Turchia ma anche per i paesi del nordafrica. Il flusso, spiega De Kerchove, è alimentato non solo da motivazioni ideologiche ma anche dalla «frustrazione» per la percezione dell'anti-islamismo che si sta diffondendo in Europa e dalla retorica del guerriero che fa presa sui più giovani. «Molti - spiega - sono ragazzi delusi, emarginati, che hanno bisogno della suspense del conflitto armato». I paesi «più preoccupati» sono quelli da cui il flusso delle partenze è più grande: Belgio, Francia, Olanda, Germania, Gran Bretagna, Danimarca e Svezia. Ma, aggiunge, «alcuni vengono anche da Spagna, Italia e Austria».
Per il nostro paese le stime di polizia ed intelligence indicano in una quarantina i combattenti 'italianì. Si tratta di persone passate per il Paese, immigrati di seconda generazione, ma anche italiani convertiti. Quella dell'Isis, indicano i diplomatici europei del Seae che partecipano all'audizione, «non sarà una minaccia che sparirà in breve tempo». Anche perchè il gruppo terroristico ha sviluppato una capacità di autofinanziarsi pari a «due milioni di dollari al giorno grazie ai traffici illeciti sul petrolio» che, secondo quanto emerge nel confronto con i parlamentari, «sono alimentati anche dall'Europa». E questa capacità logistica, ha ricordato Coordinatore europeo contro il terrorismo, ha un ulteriore risvolto: «quello di alimentare la concorrenza con Al Qaeda, che potrebbe reagire con un attacco. Per combattere l'Isis servirà quindi una strategia di lungo termine».