«Lavoreremo a Bruxelles per creare il primo intergruppo del Terzo settore d’Europa e ci impegneremo per l’abbattimento dell’Iva per il “non profit” e la detassazione sulle donazioni». Con questi punti programmatici, Gianni Pittella presidente del gruppo Pse al Parlamento europeo, ha aperto il suo intervento alla tre giorni organizzata a Lucca dal Centro Nazionale per il Volontariato (Cnv) sulle nuove sfide del Terzo settore.
Ad Aprile oltre 32.000 persone avevano partecipato al grande Festival del Volontariato svolto nella cittadina toscana, con la partecipazione del presidente del Consiglio Matteo Renzi, che in quella occasione annunciò le linee guida di riforma del Terzo settore. A distanza di qualche mese di dialoghi e approfondimento sulla nuova stagione che si apre, il Centro Nazionale per il Volontariato ha organizzato questo seminario formativo dal titolo “L’essenziale è invisibile agli occhi”.
«Bisognava fermarsi a riflettere e analizzare i rapidi cambiamenti in atto nel settore sociale», dice Giulio Sensi del Cnv, «per attuare scelte strategiche adeguate e incisive». Uno sguardo agli scenari futuri con un susseguirsi di relazioni e dibattiti rivolti a volontari, formatori, giornalisti, comunicatori e operatori del Terzo settore, ma anche per tutti i cittadini impegnati nella sfera civile.
A dare contenuto alle tre giornate si sono avvicendati esperti di diverse tematiche: molti gli spunti forniti ai tanti partecipanti arrivati a Lucca da varie regioni d’Italia. Si sono avvicendati accademici, giornalisti, professionisti e politici.
Il mondo del volontariato guarda oltre il confine italiano e si spinge verso una dimensione internazionale. Quindi non è un caso che sia proprio l'Europa il tema del prossimo Festival del volontariato, in programma a Lucca dal 16 al 19 aprile 2015. Ad annunciarlo è stato il presidente del Cnv Edoardo Patriarca (nella foto, mentre interviene al seminario), che nella sua veste di parlamentare sta seguendo da vicino anche l'iter della riforma che Renzi annunciò proprio a Lucca lo scorso Aprile. «Insieme abbiamo focalizzato le sfide e i problemi di questo vasto settore che, come dimostrano recenti ricerche, è in crescita», aggiunge Patriarca. «Abbiamo lavorato, con vari esperti, in maniera partecipata e costruttiva. Ovviamente tutto si può migliorare in corso d’opera, il cammino è ancora lungo, arriveremo alla discussione della legge, molto probabilmente, a metà ottobre e alla sua approvazione a primavera».
Ma alcuni punti sembrano troppo deboli per fornire solidità a tutto l’impianto legislativo, uno fra tutti: l’impegno economico. I 60 milioni di euro finora ipotizzati hanno lasciato volti perplessi tra gli addetti ai lavori. Per sostenere la riforma nei suoi punti cardine (5x1000, servizio civile di 100.000 giovani e impresa sociale) si era parlato di una necessità di 1,5 miliardi a regime… «Lo sforzo economico è molto importante», sottolinea Patriarca, «altrimenti potrebbe verificarsi un forte ridimensionamento dell’intero progetto. Sarebbe veramente un peccato dopo tutto ciò che abbiamo fatto in questi mesi».
Ma ci sono anche altri rappresentanti del Terzo settore che evidenziano punti su cui c’è da lavorare duro: «Ci vogliono maggiori criteri di trasparenza», dichiara Pietro Barbieri portavoce del Forum Terzo settore. «Non tutto il terzo settore è Onlus, come non tutte le Onlus fanno parte del terzo settore. Al 5x1000 hanno attinto anche delle realtà che abbiamo scoperto, con stupore, essere dei golf club. Quale il loro scopo sociale? Quali i criteri usati per dichiararli Onlus?».
I termini “trasparenza e chiarezza di intenti” sono stati citati spesso durante il convegno, molto si è dibattuto riguardo i grossi cambiamenti in atto del “welfare Italia”. «C’è alla base», spiega ancora Patriarca, «un contesto sociale molto cambiato rispetto a qualche anno fa. La famiglia è in difficoltà e fa molta fatica per sopperire ai bisogni che un tempo trovavano risposta all’interno delle mura domestiche. La marginalità sociale è in aumento e i fondi stanziati subiscono una frammentarietà che non alimenta risposte incisive. A volte vediamo investire risorse in progetti poco chiari e con risposte sociali molto deboli. C’è bisogno di una maggiore organizzazione che coordini le varie aree di interesse, affinché i progetti e le risposte prodotte siano efficaci».
L’ultima analisi statistica sul settore sociale parla chiaramente di un fenomeno di portata europea, misurando tutta l’attività di volontariato in Italia: quantificando il lavoro svolto nella quotidianità si ottiene il corrispettivo di 875.000 posti di lavoro a tempo indeterminato; una forza lavoro impressionante.
Anche negli altri Paesi della Comunità europea le cifre sono consistenti, ecco perché l’on. Pittella chiudendo il suo intervento ha ribadito l’importanza di considerare la dimensione continentale del non profit: «In Italia», ha concluso, «potremmo inoltre approfittare del Giorno del dono, in programma il quattro ottobre, per invitare tutti i soggetti del terzo settore a un tavolo di confronto. Ci impegneremo anche per la realizzazione di un registro unico del Terzo settore, vorremmo dar vita anche a un osservatorio internazionale e rilanciare il servizio civile europeo. Per discutere di questi temi invito il Cnv e tutto il volontariato italiano a Bruxelles, dove organizzeremo a breve un incontro con tutte le delegazioni europee».
(Foto di Marco Giorgetti)