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mercoledì 18 settembre 2024
 
 

Tettamanzi: famiglia e altre sfide

24/05/2011  L'arcivescovo di Milano ha presentato l'Incontro mondiale delle Famiglie che si svolgerà a Milano nel 2012. E sull'attualità politica ha ribadito che...

Per la famiglia "si deve fare di più"  In politica per la famiglia “si può fare di più, anzi si deve fare di più”. E’ deciso il cardinale Tettamanzi, che insieme al presidente del Pontificio consiglio per la Famiglia, il cardinale Ennio Antonelli, ha illustrato i preparativi per l’Incontro Mondiale delle Famiglie che si svolgerà nel capoluogo lombardo dal 30 maggio al 3 giugno del 2012 e a cui interverrà anche papa Benedetto XVI.

     Il cardinale di Milano ha lamentato la mancanza dei temi legati al sostegno ai nuclei familiari dall’agenda politica italiana: “Possiamo e dobbiamo fare di più in particolare per la politica della famiglia, perché l’Italia dal punto di vista demografico non brilla”. Per quanto riguarda l'Incontro Mondiale del prossimo anno, Tettamanzi e Antonelli hanno presentato il documento delle catechesi preparatorie, dal titolo “La famiglia: il lavoro e la festa”.

     L’Incontro mondiale per Tettamanzi rappresenta una “sfida per Milano”. Occorrerà molta attenzione alle situazioni reali delle famiglie comprese quelle con coniugi separati: “Noi sappiamo qual è la posizione cattolica sulla famiglia, che non parla di ‘famiglie’, al plurale”. Ma il Cardinale ha ricordato la sua Lettera pastorale sul tema dei divorziati, in cui si diceva che “Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito”, il che implica che “la persona va aiutata”.

“Quando intervengo faccio di tutto per parlare da vescovo e tengo presente solo il Vangelo, dunque le polemiche e le reazioni che possono esserci non mi turbano”. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo e cardinale di Milano, risponde così ai  giornalisti che  gli chiedono di reagire all’attacco del direttore de il Giornale, Alessandro Sallusti, che criticava le sue posizioni sul ballottaggio alle amministrative a Milano e lo accusava di silenzi e omissione su vita, famiglie e lotta alla droga. 

     Il Cardinale ha  anche difeso Milano e i milanesi che hanno “un punto di orgoglio”: “A Milano ci sono ben 103 consolati e New York ne ha solo un paio di più”. Ha poi sottolineato che la capitale lombarda deve tornare ad essere “medio-lanum”, cioè “terra di mezzo, crocevia di popoli che cercano nel Dio vivente l’unica vera risposta per la propria vita e luogo di interrogazione reciproca tra la Chiesa e la società”, nella quale l’integrazione degli immigrati “porta ad un arricchimento reciproco”.

Ripubblichiamo, da Avvenire del 24 maggio, le lettere di due lettori del quotidiano e la risposta del direttore Marco Tarquinio.

Caro direttore, in questi giorni si è sentito di tutto a proposito del ballottaggio per l’elezione del sindaco di Milano. Io vorrei proporre ai miei concittadini cattolici un solo spunto di riflessione, partendo da una notizia: il contributo finanziario dato dal Comune di Milano, durante l’amministrazione Moratti, al Centro di aiuto alla vita della clinica Mangiagalli, che in questi anni ha aiutato tante donne a non abortire. Ora prendiamo il programma del candidato Pisapia, a pagina venti: «Riqualificare l’offerta dei Consultori familiari in rapporto alle caratteristiche della domanda... Il diritto all’assistenza in caso di interruzione volontaria della gravidanza deve essere garantito attraverso la corretta attuazione della Legge 194». Ora tutti noi vorremmo una corretta attuazione della legge 194, ma temo che Pisapia e la sua compagine elettorale, tra cui gli ultra-abortisti radicali di Cappato, la intendano in maniera un po’ diversa da come la intende il centro di aiuto alla vita della Mangiagalli... Pensiamoci bene.

Ugo Apruzzese, Milano


Gentile direttore, credo che, per un elettore cattolico milanese, i metri di valutazione debbano essere più di uno. Non esiste, infatti tra Moratti e Pisapia, con i rispettivi schieramenti, un candidato che impersoni in modo completo e inequivocabile i valori cattolici. Coloro che dipingono Pisapia come un terribile nemico sono così sicuri che il centrodestra incarna di più e sempre i 'valori cristiani'? Basta forse il fatto che molti esponenti di quello schieramento abbiano una posizione netta e giustamente non negoziabile sui temi etici (vita, famiglia, libertà di credere ed educare) per far sì che tutto il resto vada in secondo piano? Perché non considerare con la stessa inequivocabile cura e certezza anche altri temi, soprattutto sociali? Non provoca imbarazzo la posizione della Lega su alcuni temi legati all’immigrazione e ai nomadi? E non crea imbarazzo un premier dai discutibili comportamenti e dalle affermazioni gravissime rispetto ad altri organi dello Stato? Non dà imbarazzo ai lettori-elettori di centrodestra neanche l’utilizzo del "metodo Boffo" (noi lettori di Avvenire sappiamo bene cosa intendiamo) come strumento di pressione politica?
     Personalmente, anche se non sono un elettore di Milano, proverei meno imbarazzo a votare per lo schieramento guidato da Pisapia che per quello che fa capo a Moratti. E questo senza sottovalutare la diversità di opinioni che ho con Pisapia su temi assai importanti. Il tono della campagna leghista e di settori del Pdl sulla «zingaropoli islamica» è tutto un programma... Sono certo, ad esempio, che il presidente Formigoni è sempre stato troppo intelligente per affermare cose del genere...

Dedo Rossi, Luvinate (Va)



Le lettere di questi due amici lettori la dicono lunga sulla complessità della sfida che sta davanti agli elettori milanesi. Una sfida che i toni assunti dalla campagna per Palazzo Marino e taluni personaggi che ne sono protagonisti rendono dura e spigolosa per le coscienze di tutti i cittadini e di tanti cattolici impegnati a vivere seriamente la fede in Gesù Cristo e i chiari valori di riferimento del nostro umanesimo. Tanto per esser chiari: lo scontato abbraccio di Emma Bonino a Giuliano Pisapia e il trionfante preannuncio del ruolo che i radicali intendono giocare, sfruttando alcuni rischiosi capitoli del programma del candidato di centrosinistra, nel nuovo Consiglio comunale di Milano alimentano in me come in tanti elettori milanesi gravissime e più che fondate preoccupazioni. Ma poiché i mal di pancia in questa campagna non vengono mai da soli e per una sola causa, devo dire che ieri mi lasciato letteralmente senza fiato l’editoriale con il quale il direttore del Giornale , ha pensato di tirare la volata al sindaco uscente di centrodestra Letizia Moratti menando fendenti ingiusti e scriteriati contro l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi.
Una cantonata gigantesca, dal punto di vista morale e sul piano politico. Parlo di morale, perché non si possono mistificare le parole di un pastore come il cardinal Tettamanzi e, pur di accreditare suoi presunti silenzi od omissioni – in questo caso sui temi della vita e della famiglia, della lotta alla droga e, udite udite!, dell’«ateismo» –, non si dovrebbe neanche tentare di capovolgerne il limpido magistero e d’ignorarne l’azione pastorale e le inziative di solidarietà. Come quel Fondo Famiglia e Lavoro che, in questo tempo di crisi, ha risvegliato e mobilitato la «Milano col cuore in mano» e incalzato esemplarmente le istituzioni civili, pubbliche e private. Sul piano politico l’autogol è altrettanto evidente. Se c’è – e infatti è emerso – un problema di rapporto tra settori rilevanti del centrodestra milanese e lombardo e parti importanti e sensibili del mondo cattolico, qualcuno si illude davvero di risolverlo attaccando a testa bassa l’arcivescovo Tettamanzi e vibrando, per sovrappiù, come ha fatto appunto il Giornale,stilettate contro il cattolico governatore lombardo di centrodestra Roberto Formigoni? Un antichissimo proverbio, per nulla cristiano, avverte che le divinità accecano o rendono folli «coloro che vogliono perdere». Verrebbe, quasi, da aggiungere una riga: accecati e insensati sono anche i polemisti incendiari che «vogliono far perdere» quelli che dichiarano amici...

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