Siamo al settimo episodio dell’ultima stagione, la sesta, della serie televisiva The Crown, quello intitolato Alma Mater, che racconta l’incontro tra il principe William e Kate Middleton, ma tanti fatti non tornano.
Diana e il figlio stanno vendendo copie del Big Issue, la rivista scritta e venduta dai senzatetto londinesi mentre Kate e la mamma fanno shopping. La signora Middleton dà una sterlina alla figlia e la incoraggia a comprare una copia della rivista. Tornate a casa le dice di inseguire quella infatuazione che ha sviluppato per il principe. In realtà Kate non ha mai incontrato quella che sarebbe stata la sua futura suocera. I principi – è dimostrato – si sono conosciuti la prima volta all’università scozzese di saint Andrew. E le falsità delle popolarissime puntate, diffuse da Netflix a cominciare dal 2016, e guardate in oltre settanta milioni di case in tutto il mondo, non finiscono qui. Non c’è mai stata quella conferenza stampa, nella scuola superiore di Eton, nella quale I giornalisti chiedono a William come farà I conti con le ragazze, una volta all’università, mentre Harry ridacchia. Non è vero che, una volta a saint Andrew, scelta dalla famiglia reale proprio perchè lontano da Londra e da telecamere indiscrete, il principe venga perseguitato dai giornalisti. In realtà era stato stretto un patto con I giornalisti che avevano promesso di lasciare in pace William e cosi hanno fatto.
Peter Morgan, lo sceneggiatore di The Crown, ha deciso che la prima ragazza di William, all’università, si chiamava Lola Airdale-Cavendish-Kincaid, una persona che non è mai esistita ma che diventa reale nella serie. E il tradimento della realtà continua negli episodi successivi. Quello intitolato Ritz e dedicato al rapporto tra la Regina Elisabetta e la sorella Margaret che ritrae la seconda come una fumatrice e una bevitrice accanita mentre, all’epoca, la sorella della Regina aveva quasi smesso di fumare e di bere per motivi di salute. E quello intitolato Hope Street nel quale il principe Carlo si trova al capezzale della nonna, la Regina madre, mentre sta morendo, mentre, in realtà, l’allora erede al trono era a sciare insieme ai figli. Non è, quindi, vero che il principe William è stato informato della morte della bisnonna da una guardia del corpo mentre sta baciando in pubblico Kate come racconta The Crown.
È il famoso scrittore e giornalista Hugo Vickers a documentare tutti gli errori, le falsità e le malformazioni della realtà della serie televisiva nel volume The Crown dissected (The crown analizzata con cura), nel quale esamina nei dettagli ognuno dei sessanta episodi della serie. Un lavoro scrupoloso e accurato di ricostruzione della realtà. «Ci sono moltissimi errori e falsità che danno una versione distorta dei fatti ai telespettatori», racconta l’esperto, «Non è vero, per esempio, che re Carlo continuò a frequentare Camilla anche durante I primi anni del suo matrimonio. Per cinque anni l’allora erede al trono interruppe la relazione e fu la moglie Diana a tradirlo per primo, con la sua guardia del corpo, Barry Mannakee, nel 1985, dopo aver avuto Harry. Soltanto allora il re tornò tra le braccia di Camilla. Quando, come disse Carlo stesso, durante un'intervista televisiva con il suo biografo Jonathan Dimbleby, il 29 giugno 1994, si era convinto, ormai, che il suo matrimonio con Diana era ormai "inevitabilmente naufragato».
Ma perchè allora The Crown è ritenuta credibile e in milioni, in tutto, il mondo, sono convinti che quello che racconta è vero?
«Perché gli sceneggiatori e i produttori della serie sono abilissimi. Partono sempre da uno spunto di realtà vero, per esempio il fatto che re Carlo abbia tradito la moglie, ma ne travisano particolari importanti come quando l’abbia tradita e perché. Spesso due episodi, che sono veramente successi, vengono accorpati per dare vita a una terza realtà che è una completa falsità. E’ un’operazione molto astuta. Inoltre i costumi e gli arredamenti sono molto curati e, questi sì, fedelissimi alla realtà. Il fascino di The crown sta nel fatto di accreditarsi come una cronaca fedele degli eventi attraverso una attenzione maniacale ai costumi e agli ambienti. Dai bottoni dell’abito matrimoniale di Diana, acquistati proprio nel negozio di Parigi, usato dai sarti della Regina Elisabetta, alla giusta marca di scatolette della cucina di Lady Thatcher. Per non parlare della somiglianza degli attori con i personaggi veri».
E la famiglia reale come reagisce a tutte queste falsità che la mettono in cattiva luce?
«Il principe Filippo è quasi ricorso agli avvocati, una cosa che I reali, di solito, non fanno mai quando The crown, nell’episodio Paterfamilias, della seconda stagione, ha raccontato che, quando aveva 13 anni e frequentava la scuola scozzese di Gordonstoun, aveva colpito un compagno, Jim, e non era potuto tornare a casa per le vacanze che doveva trascorrere con la sorella Cecile a Darmstadt, in Germania. Secondo gli sceneggiatori la sorella viene, quindi, costretta a venire in Inghilterra e muore in un incidente aereo a Ostenda. Sempre secondo The Crown quando il padre di Filippo, il principe Andrea, lo vede al funerale a Darmstadt gli urla: “Per colpa tua devo seppellire la mia figlia preferita”. La verità è che non è successo nulla di tutto questo. Il principe Filippo non si è comportato male e non è stato punito. La sorella veniva in Inghilterra per partecipare al matrimonio del cognato non per vedere Filippo che non poteva lasciare la scuola. Sì. E’ vero che tutta la famiglia della sorella è morta in un incidente, quando l’aereo si è scontrato con un camino, ma questo è stato forse il momento peggiore della vita del principe. Penso che il modo in cui The Crown l’ha trattato sia terribile».
Quindi anche il ritratto del marito della Regina Elisabetta non riflette la realtà?
«Nella serie l’attore Matt Smith, che lo rappresenta, è un personaggio arrogante, che non fa altro che giocare a polo, senza prendere seriamente il suo ruolo, ma il marito della Regina non era per nulla cosi. E’ sempre stato un gran lavoratore e, quando è entrato nella famiglia reale, si è dedicato a progetti importanti come il “WWF”, il programma per giovani “Duke of Edinburgh award” e il documentario televisivo “Royal Family” quando, per la prima volta, le telecamere hanno ripreso la vita di tutti I giorni dei reali. Era un aristocratico che teneva molto alla popolarità della monarchia. Anche il modo in cui hanno raccontato la principessa Margaret è stato esagerato e cattivo perchè l’hanno trasformata in una fumatrice e bevitrice accanita che pensava soltanto a frequentare feste. Certo la sorella della Regina è stata, in parte, cosi, ma non nel modo esagerato in cui la vuole raccontare “The Crown”».
Quanto è grave questa distorsione della realtà?
«Molto grave perchè non farei obiezioni se The Crown ammettesse che gli episodi sono tutti inventati. Invece la serie presenta come documentario e verità quello che è soltanto una finzione. Spesso personaggi morti vengono raccontati come vivi. Ho dovuto disilludere ricercatori, che volevano fare programmi sulla famiglia reale e volevano che confermassi quello che viene raccontato in The Crown, e ho dovuto spiegare loro che, purtroppo, si tratta di falsità. Eppure soltanto pochi esperti come I corrispondenti reali, gli storici, I membri della famiglia reale sono consapevoli delle falsità. Milioni di persone sono convinte che sia tutto vero».
Pensa che gli autori della serie siano avvantaggiati dal fatto che la famiglia reale, di solito, non commenta sul modo in cui viene rappresentata nei libri e nei film e, anche che non ricorre ai tribunali per ristabilire la verità dei fatti?
«Certamente. Penso anche che gli sceneggiatori non amino la monarchia e vogliano promuovere il movimento repubblicano. Sono convinto che lo sceneggiatore più importante di The Crown, Peter Morgan, sia un antimonarchico. È sufficiente guardare l’ultimo episodio della serie intitolato Sleep, Dearie Sleep” quando, mentre sono nella cappella di san Giorgio, nel castello di Windsor, il principe Filippo dice alla moglie Regina Elisabetta che è convinto che la monarchia finirà, una volta che sono morti, perchè “il sistema non ha più senso”. È questo il vero messaggio subliminale di The Crown che promuove una visione molto negativa della monarchia».