Gli americani a Parigi fanno sempre sognare. In The French Dispatch non ci sono Gene Kelly e Leslie Caron che cantano e ballano, non si tratta di un musical, ma siamo nella cittadina inventata di Ennui sur Blasé. Qui un giornale americano del Kansas, con le grafiche e le firme che omaggiano quelle del New Yorker, raccoglie le storie più interessanti per condividerle con i suoi lettori. Wes Anderson omaggia il giornalismo con un film a episodi molto dinamico, che affronta linguaggi diversi. Cambia il formato delle immagini, lo schermo si divide, si passa dal colore al bianco e nero, per arrivare fino all’animazione.
La sua è una regia geometrica, sospesa tra sogno e realtà. A tratti ricorda le vignette dei fumetti, i personaggi sono caricaturali, c’è molta ironia. E il cast è impressionante. Per citare solo alcuni nomi: Timothée Chalamet, Tilda Swinton, Bill Murray, Benicio del Toro, Frances McDormand… Anderson chiama a raccolta quasi tutti i suoi compagni di avventure. Nella prima parte la guardia carceraria con il volto di Léa Seydoux ha una relazione complicata con un detenuto, in quella centrale un giovane ribelle scrive il suo manifesto sessantottino, e nell’ultima la cucina si fonde con il giallo e un misterioso rapimento.
Il ritmo è ipercinetico, Anderson immerge lo spettatore nel suo luna park, senza lasciare un momento di respiro. A volte purtroppo manca un po’ di cuore, di emozione, e si avrebbe voglia di tornare alla passione di Moonrise Kingdom. Ma Anderson si conferma un campione di creatività. Dipinge affreschi dalle sfumature diverse, dirige un film irrequieto, forse anche molto critico verso la nostra incapacità di fermarci a riflettere.
I protagonisti stessi sono vittime delle convenzioni. Il bambino e la ballerina (Saoirse Ronan) si scambiano un momento di tenerezza guardandosi da lontano, l’assassino e la guardia carceraria vorrebbero poter stare insieme, ma tra loro ci sono le sbarre e la follia di lui. The French Dispatch si concentra sui sentimenti che non possono manifestarsi, perché il mondo corre troppo veloce. Alcuni divi entrano ed escono di scena come meteore, mentre lo show deve andare avanti a tutti i costi. Resta il rammarico per un’epoca che non sa più riconoscersi, specialmente con la pandemia. Il film è stato realizzato prima del Covid, e doveva essere l’apertura del Festival di Cannes del 2020, che poi è stato cancellato. Oggi arriva sulla Croisette in concorso, mentre per vederlo nelle sale italiane dovremo aspettare l’11 novembre.