Ha curato una ricerca per l'Istituto Toniolo dal titolo emblematico COVID: un paese in bilico tra rischi e opportunità. Donne in prima linea. Ed ecco perché proprio con Tiziana Ferrario, per anni giornalista Rai e volto del TG1, abbiamo deciso di celebrare questa festa della mamma eccezionale. Lei che ha lavorato a questo “laboratorio di Futuro” con Paola Profeta, docente di scienza delle finanze all'Università Bocconi.
Donne che anche in questa occasione rischiano di essere penalizzate, a maggior ragione se hanno figli?
«In questi giorni ho pensato quanto sono contenta di avere un figlio grande perché mi sono detta: si continua a parlare di donne, di mamme e non ci si rende conto che le soluzioni immaginate per loro non sono funzionali a chi ha i bambini piccoli. È vero, è tutto molto complicato in questa situazione di pandemia, anche immaginare una ripresa; ma va pensata oltre che in chiave di sicurezza, anche di compatibilità per chi lavora».
Il dato del rientro è significativo se il 70 percento e passa di chi è tornato al lavoro è uomo
«Nelle task force ci sono soprattuto uomini ed è probabile che abbiano pensato alla ripresa con una sensibilità diversa dalle donne. In un Paese come il nostro dove si parla tanto di famiglia, servono proprio più attenzione e aiuti ai genitori. Alle donne, in modo particolare, che non possono essere viste solo come quelle che, se c'è bisogno tanto ci pensano loro. Perché le donne oggi sono le più istruite e non devono essere costrette a tornare dentro casa».
La ricerca stessa che ha condotto per l'Istituto Toniolo sottolinea questo paradosso: donne più istruite eppure più penalizzate.
« È così. Oggi le donne italiane sono più istruite degli uomini e rappresentano il 60% dei laureati. Le loro competenze sono un’opportunità di cui tenere conto, a differenza di quanto si è fatto sinora perfino nella gestione dell’emergenza COVID lasciata soprattutto in mani maschili. La ripresa sarà più rapida tanto più sapremo avvalerci di solide competenze trascendendo il genere. Tanto più che in periodi di profondo ripensamento saranno preziose quelle soft skills che sono una riconosciuta caratteristica delle donne, quelle competenze trasversali fatte di flessibilità, adattabilità e capacità di interagire armoniosamente. Oltre alla necessità di ripensare orari e modelli dominanti nel mondo del lavoro. Approfittiamo della necessità di rivedere la vecchia organizzazione e mettiamone in campo una nuova che sia più funzionale non solo alla produttività delle imprese, ma anche alle famiglie».
Quale?
«Come diciamo nella ricerca del Toniolo, per esempio, le aziende hanno rivisto turni e ruoli in questa fase: un prezioso ripensamento organizzativo è l’occasione per permettere alle donne di lavorare e progredire nella carriera senza tutti gli ostacoli che ancora ci sono e sono evidenti alla nascita dei figli. Parte della soluzione per una concreta parità di genere sono smart-working, flessibilità dei congedi obbligatori anche per i padri, parità di remunerazioni, monitoraggio delle carriere».
Più lavoro alle donne, più futuro?
«Esatto. Abbiamo bisogno di donne che lavorano, si sentano sicure e con un futuro davanti. Solo così torneranno ad avere desiderio di futuro e la voglia di fare figli. Più donne al lavoro significa una maggiore crescita del Paese e più bambini che nascono, perché quando le donne lavorano scelgono con serenità di diventare madri. Avere donne dove si prendono le decisioni importanti significa favorire la ripresa economica e, nel contempo, puntare ad una crescita più sostenibile, perché una donna sa come prendersi cura e proteggere ciò a cui tiene. Se non ci mettiamo in testa questo e che la crescita dipende dal ruolo che daremo alle donne siamo destinati a essere un paese che invecchia».
Secondo lei è per questo che nascono sempre meno bambini?
«Fare la mamma oggi in uno Stato che non ha un'organizzazione sociale che aiuti il lavoro dei genitori... è una bella scommessa. Allora io dico: è inutile che festeggiamo le mamme se non la mettiamo, insieme ai papà, in testa alla riorganizzazione sociale che il Covid ci sta imponendo. Cogliamo le opportunità che questo tempo ci ha costretto a scoprire con i papà a loro volta a casa. Tanti padri giovani sono stati anche felici di avere del tempo da trascorrere coi figli. Non perdiamo di vista queste opportunità, costruiamo un'organizzazione che consenta ai genitori di crescere in prima persona i figli. Perché la mamma porta il bimbo per 9 mesi, ma la cura in tutto e per tutto deve essere di condivisione vera. E questo è il momento del ripensamento, non domani».
Un traguardo lontano ancora oggi per le coppie di quarantenni
«Figuriamoci per la mia generazione. Eppure io ho cresciuto un figlio che oggi ha 30 anni responsabile sin da piccolo e, domani, spero che condividerà con la sua compagna la cura della famiglia. Per esempio, facendolo uscire di casa a 18 anni perché non avesse la mamma che gli faceva tutto. Con la scusa di frequentare l'università lontano da casa. Mi è pesato, non dico di no. Ma l'ho fatto come atto di generosità, una scelta per farlo crescere e maturare».
Che augurio fa alle mamme in questo tempo difficile?
«Di crescere i figli maschi, autonomi, responsabili e rispettosi verso le donne. Le mamme delle femmine hanno un lavoro più “facile”: renderle più sicure e fare in modo che possano seguire le loro passioni fuori dagli stereotipi di genere. Alle donne dico di non fare mai un passo indietro, men che meno in questo momento».