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giovedì 12 settembre 2024
 
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Tolto il sequestro alla "Open Arms", salvare i migranti non è illegale

17/04/2018  Il Gip di Ragusa scrive il soccorso non si esaurisce con il recupero dei migranti, ma deve completarsi con lo sbarco in un luogo sicuro. E oggi la Libia non è sicura.

Un provvedimento del Gip (Giudice per le indagini preliminari)  di Ragusa, Giovanni Giampiccolo,, ha disposto il dissequestro della nave della Ong spagnola Proactiva “Open Arms”, che è ormeggiata al porto di Pozzallo dal 18 marzo scorso dopo il salvataggio in mare di 218 migranti.

L'imbarcazione era stata sequestrata su disposizione della Procura distrettuale di Catania. Il Gip di Catania, il 27 marzo, aveva convalidato il provvedimento escludendo però il reato di associazione per delinquere e gli atti sono passati per competenza a Ragusa.Il giudice Giampiccolo nel decreto di rigetto del sequestro della “Open Arms” scrive che “le operazioni Sar di soccorso non si esauriscono nel mero recupero in mare dei migranti, ma devono completarsi e concludersi con lo sbarco in un luogo sicuro come previsto dalla Convenzione Sar siglata ad Amburgo il 1979".

Per il Gip di Ragusa, un luogo sicuro è quello "dove la vita delle persone soccorse non è più minacciata e dove è possibile fare fronte ai loro bisogni fondamentali, come cibo, riparo e cure sanitarie". E, aggiunge nel decreto, "secondo informazioni disponibili, in Libia avvengono ancora gravi violazioni dei diritti umani". Viene così stabilito che in questo momento la Libia non è sicura per l’accoglienza dei profughi.
"Sono felice, finalmente abbiamo avuto ragione, come abbiamo sempre sostenuto, ma non era scontata una decisione del genere". È il commento dell’avvocato Rosa Emanuela Lo Faro, che assiste il comandante di “Open Arms”, Marc Reig Creus. Il comandante resta imadagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina insieme alla coordinatrice dei soccorsi Ana Isabel Montes Mier.

“La decisione del Gip rende giustizia di una vicenda molto grave in cui altri magistrati avevano configurato la solidarietà e l’intervento di soccorso in mare come un reato perseguibile penalmente, che addirittura assumeva la forma dell’associazione a delinquere”, dichiara Paolo Naso, coordinatore del programma rifugiati e migranti Mediterranean Hope  della Fcei, Federazione delle chiese evangeliche in Italia. “Per la Fcei significa che si potrà continuare la collaborazione già avviata tra Mediterranean Hope e Proactiva Open Arms, sia nella forma del sostegno materiale, che nella presenza di volontari a bordo”. 

(Foto in alto: Reuters)

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