Sulla credenza sta un volume del poeta Clemente Rebora e una biografia di Teresa di Lisieux. Accanto, su un piccolo leggio di legno, il messale aperto. “Ci ripasso le letture della domenica”, spiega. In parrocchia a Mestre s’è offerto per animare le celebrazioni suonando l’organo. Ma non stiamo parlando di un organista qualsiasi. Lui è Tony Pagliuca, uno dei miti italiani del rock progressivo degli anni ’70. Il tastierista e organista delle “Orme”, lo storico gruppo veneziano che scalò più volte le hit parade nostrane, vincendo due “dischi d’oro” con indimenticabili album quali “Collage” e “Uomo di pezza” e singoli fortunati come “Gioco di bimba”.
Come dire: dal profano al sacro. Dalle giovanili trasgressioni rockettare all’impegno ecclesiale e adesso addirittura a un disco “religioso”, eccezionale in tutti i sensi, in cui è chiamato a “musicare” i discorsi del papa e a reinterpretare gli inni sacri della tradizione cristiana in chiave rock, soul, etnico (intitolato “Wake up!”). Insomma, dai viaggi all’isola di Wight al gregoriano in cattedrale. Darebbe l’idea di un triplo salto mortale con avvitamento. E invece no. Tutto ha un senso, tutto si tiene, spiega l’ex-rockstar, che a dispetto del capello grigio, non dimostra minimamente i suoi 69 anni. “La ricerca spirituale mi ha sempre interessato, anche quando suonavo con le Orme. Sono sempre stato il più tormentato del gruppo, il meditativo, il filosofo”.
Tra le sue canzoni più note sono in effetti le mistiche “Sguardo verso il cielo” e “Maggio”. Sua è “Florian” dove si nascondono, ma non troppo, nella strofa i versetti del Salmo 40 “più sicuri sono ora i passi miei”. E una volta separatosi dal gruppo, ha continuato nella ricerca, scrivendo “Io chiedo”, “una specie di preghiera a Dio perché aiuti l’uomo a non distruggere il pianeta”. Poi aggiunge: “Non ho mai interrotto la mia cammino di fede che, in tempi più recenti, mi ha portato musicalmente, prima del disco sul papa, anche a comporre una originalissima messa di Natale (“La notte della stella” pubblicata per la San Paolo Audiovisivi nel 1999, ndr)”.
Ricorda con riconoscenza la madre che fin da bambino lo accompagnava al catechismo. “Mamma ci teneva molto alla mia formazione cristiana”. Poi a 12 Anni, dopo una infelice brevissima esperienza negli scout, ha lasciato la parrocchia e la chiesa per un po’ di tempo. Erano gli anni della contestazione più dura al clero e all’istituzione-Chiesa, e Tony stava per diventare un divo rock. “Frequentavo un altro mondo, ma che dentro di me fosse rimasta accesa la fiamma della fede lo attestano perfino alcune critiche musicali che definivano i miei pezzi troppo moralistici”, ricorda. “Detto ciò, passare dalle Orme al Papa, no, questo non lo avrei mai immaginato”, afferma sorridendo.
L’impegno ecclesiale del musicista è entrato con forza anche negli affetti e ne ha determinato la svolta esistenziale. “Fu durante un pellegrinaggio a Lourdes che conobbi Tatiana, la ragazza che sarebbe diventata mia moglie. Io facevo il barelliere all’Unitalsi e lei la crocerossina. Prima fu amicizia, poi amore”. Sono seguiti anni non sempre sereni dal punto di vista economico: dopo la rottura col gruppo, Tony sperimenta la difficoltà di vivere di sola musica. Questo ambiente, si sa, non guarda in faccia nessuno, neanche se sei stato un divo del pop. “Riciclarmi non è stato facile. Se non ti puoi più permettere un manager, sei praticamente fuori”. Il matrimonio, invece, è stato segnato dalla gioia dei figli: prima Emanuele, 23 anni, poi Alberto, 19, entrambi musicisti, studenti del conservatorio Pollini di Padova e coinvolti dal padre per la realizzazione del disco sul Papa. Infine, tre anni fa, è arrivata Celeste. “Che nacque proprio il giorno in cui perdetti il fondo di solidarietà della Siae che mi aiutava a sostenere la famiglia”, racconta Pagliuca. “Uno dei momenti più delicati della nostra vita familiare. In cui non riuscivo a vedere la luce in fondo al tunnel. Ma proprio nel momento più buio della mia vita è arrivato il disco del Papa. Il lavoro più importante che abbia fatto. Un’opera da far tremare le vene ai polsi a chiunque. Quando mi contattò don Giulio Neroni, produttore e direttore artistico di “Wake up!”, per propormi di collaborare al progetto, mi chiesi: perché proprio me? Mi sono dato anche la risposta: è stata la Provvidenza. Proprio nel momento più difficile della mia carriera mi è stata data un’occasione straordinaria”. Per i 25 anni di matrimonio festeggiati un paio di settimane fa, Pagliuca ha voluto esaudire il grande desiderio di Tatiana, insegnante di religione nella scuola materna e pianista anch’essa: le ha regalato un pianoforte a coda, che ora campeggia nel soggiorno dei Pagliuca. “Un regalo impegnativo, una piccola follia da innamorato, ma sono felice. Tatiana ha attraversato tanti deserti con me e se lo merita”, afferma il “musicista senza domestica”, come scherzosamente si definisce.
Anche adesso che i media italiani ed esteri, grazie al cd del Papa, hanno ripreso a parlare di lui, non porta rancori, né cerca stizzite rivincite. Ma chiude con una battuta: “Le interviste? Sì mi lusingano, ma portano via il tempo alla preghiera”.