Tonya Harding diventa qualcuno per il pattinaggio su ghiaccio quando nel febbraio 1991 tenta con successo, prima americana in una gara internazionale, il triplo Axel, uno dei salti ancora oggi molto poco frequentati dalle donne nel pattinaggio per la sua difficoltà.
Nel 1992 Harding arriva quarta all’Olimpiade di Albertville, davanti a lei ci sono: l’americana Kristi Yamagouchi (oro), la giapponese Midori Ito (argento), l’altra statunitense Nancy Kerrigan. Harding non fa mistero di avvertire quest’ultima, l’avversaria più diretta, come la rivale da battere.
Per scelta del Comitato olimpico internazionale si era stabilito che, dopo Albertville, le Olimpiadi invernali si sarebbero disputate alternate di due anni rispetto a quelle estive, anziché nello stesso anno com’era stato fin lì: la decisione fa sì che Lillehammer si disputi nel 1994 anziché nel 1996.
Il 6 gennaio 1994, a poche settimane dai Giochi invernali di Lillehammer, un uomo, successivamente identificato come Shane Stant, colpisce a un ginocchio con una spranga Nancy Kerrigan a Detroit dove si allena. Le conseguenze per fortuna meno gravi del previsto la costringono a uno stop e al ritiro dai Campionati americani, che fungono da qualificazione olimpica, vinti poi da Tonya Harding.
Pochi giorni dopo l’Fbi apre un’inchiesta a carico di Shawn Eckhardt, guardia del corpo di Tonya Harding, e del marito di lei, Jeff Gillooly. Eckhardt, poi arrestato, confesserà coinvolgendo Gilloly, Stant e un altro complice. Nel febbraio 1994 il marito di Tonya Harding, raggiunto da un mandato di arresto, si presenta all’Fbi e ammette le proprie responsabilità chiamando in correità tutti i complici sopra citati e anche la moglie. Tonya Harding, alle autorità e alla stampa, ammette soltanto l’omessa denuncia dichiarando di aver saputo solo ad aggressione avvenuta. A inguaiarla c’è però un appunto trovato dall’Fbi nella spazzatura con l’indirizzo e gli orari di allenamento di Nancy Kerrigan che una perizia callifrafica dichiara scritto di pungo della Harding.
Kerrigan si riprende in tempo e l’inchiesta viene congelata per dare a entrambe le atlete la possibilità di disputare l’Olimpiade: Kerrigan arriva seconda, Harding finisce ottava.
Quando riprende il procedimento penale, Tonya si dichiara colpevole di quello che aveva ammesso da prima: cioè di aver saputo dell’aggressione solo a cose fatte e di averlo tenuto nascosto. Il marito invece aveva detto agli investigatori, dichiarandosi colpevole, che la moglie non solo sapeva tutto ma era la mente del progetto. Le due versioni non hanno mai trovato coincidenza. Per Tonya dichiararsi colpevole di quel tipo di responsabilità, che nel sistema italiano sarebbe una sorta di “favoreggiamento”, significa poter patteggiare una pena e sfilarsi dal dibattimento di un processo sotto i riflettori, che potrebbe inguaiarla ancora di più.
Alla fine ne esce con una condanna a tre anni con la condizionale, 100mila dollari di multa, altri 50mila da devolvere a Special Olympics, 10mila dollari di spese legali, 500 ore di servizi sociali. Viene radiata dalla Federazione statunitense di pattinaggio, cosa che le ha precluso ogni possibilità di pattinare e di allenare. Il marito è condannato a 2 anni di reclusione e 100.000 dollari sanzione pecuniaria. Eckhart si prende 18 mesi.