L’arsenale della Pace, polmone torinese della fraternità e dell’accoglienza, d’ora in poi sarà chiamato “Casa di Maria”. A sancirlo ufficialmente è stata una celebrazione eucaristica, officiata questa mattina nella chiesa dell’Arsenale dal presidente Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. E’ un segno prezioso di gratitudine verso l’impegno del Sermig (Servizio Missionario Giovani), il gruppo fondato nel ’64 da Ernesto Olivero, capace di trasformare un’ex fabbrica d’armi abbandonata in un luogo di pace. Da decenni, ogni giorno e ogni notte dell’anno, la porta dell’Arsenale si apre per chi è più fragile: poveri, migranti, vittime delle dipendenze, ammalati, famiglie in difficoltà, uomini e donne che mille motivi hanno perso la bussola del vivere. A tutte queste persone il Sermig offre una casa e una comunità (fatta di religiosi, laici e famiglie) sempre in ascolto. Nelle case gestite dal gruppo missionario (a Torino, ma anche in Giordania e in Brasile) si distribuiscono quotidianamente più di 3.000 pasti, mentre sono 1.900 le accoglienze notturne e 100 le visite mediche gratuite, rivolte a persone di 155 Paesi diversi. E’ in virtù di questo abbraccio materno, sempre aperto a chi più ha bisogno di calore, che recentemente l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ha pensato di affidare, in un modo speciale, l’arsenale e i suoi abitanti alla protezione della Vergine.
«Chiamando l’arsenale della Pace “casa di Maria” si fa un passo avanti» ha detto, nell’omelia della Messa, il cardinale Bassetti, in una chiesa gremita di persone di ogni provenienze e di ogni età (ma colpiva in particolare la presenza dei giovani, che il Sermig da sempre considera motore e punto di riferimento). «Maria è infatti cuore della pace, perché da lei è nato Cristo, principe della pace» ha osservato il presidente Cei «Maria è l’anima di questa grande famiglia suscitata dal Signore. Qui infatti tutti sono accolti con amore: nessuno si sente fuori, nessuno è estraneo o marginale, ma ognuno è fratello degli altri. E’ una casa aperta sulla città e sul mondo. E’ giusto dedicare questa casa a Maria perché non può che essere lei a sostenere un’opera così significativa per la nostra Chiesa e la nostra società. Solo Maria, che ha educato Gesù, può farci crescere nella fraternità e nell’amore».
Particolarmente commosso il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, che, tra l’altro, non ha mai fatto mistero della sua speciale devozione mariana, come testimoniano anche le tante immagini della Vergine presenti all’interno dell’Arsenale. «Diventare “casa di Maria” è per noi una grande gioia, però anche un’immensa responsabilità. Qui gli ultimi possono trovare casa. Qui chi ha conosciuto il male, anche nelle sue forme più estreme, trova occasioni di ricominciare. Qui la fame di cibo può trasformarsi in fame di Dio e, qualche volta, anche l’impossibile può trovare accoglienza. Qui, tra i poveri, Maria può trovarsi bene e può abitare con noi». In un giorno di festa per l’intera famiglia del Sermig, il pensiero dei presenti è andato anche a «un’altra Maria», come ha detto più volte, durante la Messa, il cardinale Bassetti. Il riferimento è a Maria Cerrato, moglie di Ernesto Olivero e insieme a lui anima della fraternità, scomparsa lo scorso maggio e ricordata con profondo affetto da chi frequenta l’arsenale.
A concelebrare la Messa (contraddistinta, come sempre, nello stile del Sermig, da estrema sobrietà ed essenzialità) erano presenti, tra gli altri, l’arcivescovo emerito di Torino, Severino Poletto, il vescovo di Vercelli, Marco Arnolfo, il vescovo keniota Anthony Ireri Mukobo. Monsignor Nosiglia, principale ispiratore dell’intitolazione mariana dell’Arsenale, pur non potendo essere presente di persona, ha fatto pervenire un suo caloroso messaggio. «Il titolo di “casa di Maria” vuole esprimere il ringraziamento di tutti i membri della fraternità e di tutti gli amici e i benefattori per la protezione che la Madonna ha sempre assicurato al percorso di fede e di amore ai giovani e ai poveri, che ha segnato e tuttora segna l’impegno quotidiano dell’Arsenale. Maria trova qui la sua dimora ed è dunque Signora e patrona dell’Arsenale» ha scritto il presule «ma trova anche accoglienza e una particolare devozione da parte di tutti coloro che lo frequentano».