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domenica 18 maggio 2025
 
L'APPUNTAMENTO
 

Torino, un museo in periferia: quando l'arte ricuce pezzi di città

10/03/2022  Il caso del Museo Ettore Fico (Mef): dal 2014, in Barriera di Milano, è punto di riferimento culturale. E non solo. Dall’11 marzo al 19 giugno, in contemporanea, le mostre personali di due artisti italiani di diverse generazioni: Luca Pignatelli, milanese, classe 1962, e Alessandro Scarabello, romano, nato nel 1979.

L’arte può contribuire a ricucire pezzi di città. E un museo che sceglie la periferia come suo habitat può diventare punto di riferimento per una comunità che spesso si sente abbandonata e che fatica a trovare spazi di cultura, bellezza, riflessione. È il caso del Museo Ettore Fico (Mef) di Torino. Questa istituzione, dedicata all’arte contemporanea, ha aperto le porte nel 2014 nel quartiere Barriera di Milano, un’area di estrema complessità, che sfugge a qualsiasi etichetta. In questa fetta di città si respira il fermento delle avanguardie, ci sono spazi artistici e centri aggregativi sostenuti da gente coraggiosa, però ci sono anche le tensioni di un’immigrazione non semplice da governare, ci sono il degrado, la microcriminalità, la disoccupazione, c’è la fatica quotidiana di chi si sente tagliato fuori, lontano anni luce dai monumenti e dalle vetrine di quel centro storico che, pure, in linea d’aria, non è affatto distante.

In questo senso l’arte contemporanea, con i suoi tanti piani di lettura, con le sue riflessioni e i suoi interrogativi, più inquieti che rassicuranti, può essere una cura, adatta a un quartiere così fecondo e insieme così ferito. Per questo, da sempre, il Museo Ettore Fico si pone come uno spazio trasparente e traspirante: ha ampie vetrate affacciate sull’esterno e offre molte occasioni di dialogo, compresi percorsi educativi rivolti sia alle scuole sia a cittadini curiosi, di qualsiasi età e provenienza culturale. I due anni di pandemia hanno bloccato un po’ tutto, «ma ora si riparte con nuovo slancio e con uno sguardo più attento alla dimensione internazionale», dice Andrea Busto, presidente e direttore del Mef, «senza però trascurare la vicinanza al territorio, che è da sempre uno dei nostri obiettivi. Fin da subito siamo stati accolti molto bene dalla gente del quartiere. E siamo convinti che un museo abbia anche il compito di gettare dei semi, proprio là dove la cultura fatica a farsi strada».

In questo periodo, dall’11 marzo al 19 giugno, il Museo propone, in contemporanea, le mostre personali di due artisti italiani di diverse generazioni: Luca Pignatelli, milanese, classe 1962, e Alessandro Scarabello, romano, nato nel 1979. L’esposizione dedicata a Pignatelli è curata da Luca Beatrice e si compone di una cinquantina di opere, tutte piuttosto recenti. In questi lavori troviamo la riflessione sulla memoria e sul tempo, percepito come “liquido e circolare” (emblematico, al riguardo, un dipinto che raffigura i grattacieli di New York sotto un diluvio di orologi da taschino). In generale, l’astrazione predomina sulla figurazione. Spesso l’artista opera a partire da materiali di recupero: tele di canapa, teloni di camion e treni ricuciti e strappati, ferri e tappeti, divengono supporti di un universo visivo che parte dalla pittura per incontrare altri linguaggi e nuove forme.  

Alessandro Scarabello è considerato uno dei giovani talenti in grado di dialogare con le avanguardie italiane ed internazionali. Già nel 2020 aveva vinto il “Premio Ettore e Ines Fico”, assegnato ogni anno dal museo. La mostra a lui dedicata si intitola “Repetition Kills” ed è curata dal direttore Andrea Busto. Vi troviamo opere che, con evocazioni al limite dell’astrazione (figure umane appena riconoscibili, quasi fantasmi), convogliano e stratificano un’impressionante quantità di informazioni estetiche, con riferimenti ai grandi nomi della scena contemporanea, ma anche all’arte antica. 

 

 

 

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