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lunedì 14 ottobre 2024
 
 

Coppe: i conti del calcio che conta

18/09/2012  Torna la Champions League, vera miniera d'oro del calcio internazionale. Vincendola, l'anno scorso il Chelsea ha incassato 60 milioni di euro. E gli altri...

È la gallina dalle uova d’oro del calcio europeo, la vacca grassa da mungere fino all’ultima goccia, l’inesauribile miniera di soldi facili. Altro che crisi, la massima competizione continentale non conosce bilanci in profondo rosso. E diventa la più florida fonte di sostentamento per i club europei. Parteciparvi o no fa la differenza, nei bilanci dei club ancor prima che nelle bacheche. Se ci arrivi hai introiti garantiti che rimpolpano la sommatoria delle entrate. Se non ti qualifichi sono problemi, perché tocca rivedere programmi e sottrarre investimenti.

L’Uefa garantisce ricchi premi, il resto (un gran bel gruzzolo) lo fanno i diritti televisivi. È lì la chiave di tutto, è lì la salvezza del calcio. E soprattutto la potenza della Champions League, che funziona sempre. Basti pensare che quando l’Uefa, a causa del crollo del mercato televisivo, calcolò un regresso del 25% negli introiti derivanti dai diritti Tv, poi riuscì a limitarlo a poco meno del 10%, manco a dirlo proprio grazie ai diritti della Champions. Ed è la redistribuzione di quei soldi a far ricchi tanti club, non solo quelli dell’aristocrazia del calcio.


Un gran bell’andazzo, non c’è che dire. Un andazzo cominciato un po’ d’anni fa (prima certe somme le si poteva al massimo sognare), grazie ai ricchi contratti televisivi, dai quali dipendono gli introiti di ciascun club. I quattrini derivanti dal cosiddetto “market pool” vengono divisi tra le squadre di ogni Paese in base alla somma incassata dall’Uefa per le cessione dei diritti in quello stesso Paese: il 50% diviso in parti uguale tra i club, l’altro 50 diviso a seconda dei risultati ottenuti nella competizione. Va da sé, dunque, che l’entità degli incassi delle squadre di diversi Paesi è direttamente proporzionale alle somme pagate dalle rispettive tv per i diritti televisivi.

È sufficiente qualificarsi per ottenere un premio niente male, che per un grande club varrà poco ma che a uno medio-piccolo fa comodo, molto comodo. Solo per la partecipazione l’introito garantito è pari a 3,9 milioni di euro, che aumentano di altri 3,3 milioni per le partite giocate. Contano anche i risultati, naturalmente. Se vai male, non incassi null’altro dal campo: un anno fa La Dinamo Zagabria non ha beccato alcun premio per i risultati, avendo chiuso il girone con 6 sconfitte e nessun punto conquistato.


Ma i punti valgono, eccome. In classifica come nelle casse sociali: premi per il pareggio, che lievitano in caso di vittoria. E premi che crescono strada facendo: altri 3 milioni per il passaggio del turno, ulteriori 3,3 per l’approdo ai quarti di finale e poi 4,2 in caso di sbarco in semifinale. E via così, fino ai 9 milioni di euro spettanti a chi si aggiudica la finale, mentre chi la perde si consola con 5,6 milioni. Tutto ciò al netto degli incassi al botteghino, sempre più ricchi col passare dei turni.

È la Champions League, dove per vincere (economicamente) basta partecipare. Anche se è sempre meglio andare avanti. E poi c’è la fetta più grossa, quella che deriva dalla spartizione degli introiti dei diritti televisivi. Qualche esempio, che arriva dalla passata edizione. Il Chelsea s’è laureato campione, in campo e nei bilanci. Ha beccato qualcosa come poco meno di 60 milioni di euro, la metà dei quali dai diritti tv.  Ancor più ampia la fetta televisiva di altri club, che non sono arrivati in fondo: circa 25 milioni sui 35 totali per il Manchester United, 23,5 su circa 40 per il Milan.


Gloria per qualcuno, soldi per tutti. Uno sguardo alla classifica degli introiti dell’ultima edizione (peraltro, al netto degli incassi al botteghino): in testa il Chelsea (59 milioni e 935mila euro), poi Bayern Monaco (41 milioni e 730mila), Barcellona (40,5 milioni), Milan (39 milioni e 864mila), Real Madrid (38 milioni e 434mila), Manchester United (35 milioni e 182mila), Inter (31 milioni e 569mila), Arsenal (28 milioni e 221mila9, Bayer Leverkusen (28 milioni e 178mila), Napoli (27 milioni e 734mila).

È la Champions League, gallina dalle uova d’oro, simbolo del calcio che funziona. Soldi, un mare di soldi, che aiutano i club e tengono in piedi i bilanci.

 
 
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