«Chi sa quanti ragazzi vorrebbero vivere questa straordinaria
esperienza di impegno, se solo potessero conoscerne la bellezza. E se
lo Stato desse loro una possibilità». C'è tutto l'entusiasmo di
una storia vera, profondamente vissuta e interiorizzata, nelle parole
di Silvia Conforti, rappresentante nazionale dei giovani in servizio
civile.
Così la delegata commenta l'uscita del nuovo bando
volontari, pubblicato il 4 ottobre (scadrà il 4 novembre) dal
Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale.
Per 15.466 giovani tra i 18 e i 28 anni tornano ad aprirsi le porte
di un'esperienza unica. Ma soprattutto, dopo un annus horribilis,
il 2012, nel quale le ristrettezze economiche hanno imposto un blocco
alle partenze di nuovi volontari, torna ad accendersi qualche
speranza sulla sopravvivenza stessa del servizio civile.
Un'istituzione che molti davano già per spacciata e che invece, pur
tra mille incertezze, dimostra ancora qualche guizzo di vitalità.
Un'esperienza che cambia la vita
«Per i giovani», dice
Silvia Conforti, «il
servizio civile è un'esperienza che può trasformare la vita. E per
lo Stato non è una spesa, ma un investimento di immenso valore».
Non sono certo parole di circostanza le sue, ma convinzioni maturate
alla luce di un'esperienza forte.
Tra il 2010 e il 2011, dopo il
devastante sisma in Abruzzo, Silvia ha svolto il suo anno di
volontariato proprio nella provincia dell'Aquila. Laureata in
giurisprudenza, ha partecipato a un progetto sulla cittadinanza
attiva rivolto agli studenti delle scuole superiori.
«Il dramma di questi ragazzi»,
racconta, «non era solo aver
perso la casa, ma anche aver perso i punti di riferimento, i luoghi
di incontro e molte di quelle reti relazionali che tengono viva una
comunità. Ecco allora l'importanza dei progetti di ricostruzione
sociale».
Per Silvia l'anno di servizio è stato «una grande scuola di
formazione civica: ho toccato con mano i bisogni reali della gente,
ma ho anche compreso a fondo la bellezza della nostra Costituzione».
Da qui il desiderio di impegnarsi come rappresentante dei volontari.
«Credo sia importante, in questo momento più che mai, raccontare il
servizio civile, farlo conoscere attraverso le testimonianze di chi
l'ha vissuto e i sogni di chi vorrebbe viverlo. Spesso sono proprio
le istituzioni a ignorarne o sottovalutarne le grandi potenzialità».
Un futuro incerto
Il nuovo bando volontari è indubbiamente una boccata d'ossigeno,
tanto per i giovani coinvolti, quanto per gli enti beneficiari. È
«uno spiraglio, in controtendenza alla crisi», come lo definisce la
ministra per l'integrazione Cécile Kyenge, che ha la delega per il
servizio civile.
Ma sul domani si addensano nuovi, pesanti dubbi.
C'è innanzitutto il problema dei finanziamenti, vertiginosamente
crollati negli ultimi anni. Se nel 2009 lo Stato finanziava il
servizio civile con 299 milioni di euro, le risorse per quest'anno a
malapena raggiungono i 90 milioni, parte dei quali recuperati in
extremis. Le conseguenze sono evidenti: in sette anni i posti
disponibili sono calati da 57.119 fino agli attuali
15.466. Tutto questo a fronte di oltre 70.000 richieste
l'anno.
«Con numeri così esigui»,
sottolinea Primo Di Blasio, presidente Cnesc (Conferenza Nazionale
Enti Servizio Civile), «il
servizio rischia di ridursi a un'esperienza élitaria, lontana dalle
finalità per cui era nata e incapace di incidere realmente sulla
vita del Paese».
Il futuro, poi, è quanto mai traballante.
Recentemente la ministra Kyenge ha dichiarato di aver chiesto 120
milioni per ciascuno dei prossimi tre anni, cosa che garantirebbe la
partenza di 20.000 volontari ogni anno.
«Apprezziamo l'impegno della Ministra, che evidentemente ha a cuore
il futuro del servizio civile»,
osserva Di Blasio. «Il
problema è che, per far funzionare bene il sistema, servirebbero
almeno 40.000 volontari l'anno».
Numeri
molto lontani da quelli che si profilano all'orizzonte. La Legge di
Stabilità 2014, sulla quale è in corso il dibattito parlamentare,
prevede per l'anno prossimo poco più di 105 milioni di euro al Fondo
Nazionale Servizio Civile.
L'importo è destinato a scendere nel 2015 e nel 2016, quando si
tornerà a cifre analoghe agli ultimi anni, ossia poco più di 73,3
milioni. Sono quindi 20 i milioni aggiuntivi che la ministra Kyenge è
riuscita a ottenere dal Ministero per l'Economia e le Finanze.
Se
questi dati saranno confermati, il bando 2015 avrà un numero di
posti di poco superiore a quello appena uscito: intorno ai 17-18mila
volontari.
Alle ristrettezze economiche si aggiungono le difficoltà tecniche.
L'ultimo bando, atteso per la scorsa primavera, è uscito con quasi
sei mesi di ritardo. Recentemente, poi, si sono riaperte le procedure
per l'accreditamento degli enti. Calcolando i tempi richiesti dalla
legge, il prossimo bando volontari potrebbe uscire, come minimo, a
dicembre 2014. Il che significherebbe, di fatto, saltare un altro
anno.
Aprire agli stranieri?
La sfida del servizio civile, però, si gioca anche su un altro
terreno. Il bando 2013 infatti continua a porre come requisito di
partecipazione la cittadinanza italiana, nonostante, già nel gennaio
2012, una sentenza del tribunale di Milano avesse disposto l'apertura
ai cittadini stranieri. Per questo il nuovo bando ha suscitato anche
aspre critiche.
In prima linea le associazioni Apn (Avvocati Per Niente) e Asgi
(Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione), due realtà molto
impegnate sul tema: già nel 2011 avevano dato assistenza legale a
Syed Shahzad Tanwir, un giovane pakistano che voleva partecipare al
servizio civile e si sentiva discriminato dall'esclusione. Nel
gennaio 2012 il ricorso del ragazzo si è concluso con una memorabile
vittoria in tribunale, ma non certo con una soluzione sul piano
pratico.
«È incredibile»,
ricorda ancora il presidente Cnesc, «che
a distanza di quasi due anni non sia stato affrontato questo nodo
fondamentale. Tra l'altro, un ulteriore ricorso potrebbe bloccare di
nuovo le partenze dei volontari, esattamente come avvenne a inizio
2012».
La portata della questione, però, non si limita certo alle battaglie
legali. Molto si deciderà a livello politico. In passato i governi
Berlusconi si sono sempre fermamente opposti all'ammissione degli
stranieri, chiamando in causa la difesa della patria. Oggi, con la
ministra Kyenge, il clima sembra nettamente mutato e una
conciliazione appare forse più vicina. «Ci chiediamo per quale
ragione i giovani stranieri non possano contribuire alla difesa non
armata e non violenta della Patria»,
conclude Di Blasio. «Il
futuro ci impone una riflessione seria sul concetto di cittadinanza.
Ecco, il servizio civile sarebbe un ottimo modo per iniziare».