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giovedì 17 aprile 2025
 
 

Torna il Servizio civile, ma con pochi fondi

27/10/2013  Chi l'ha fatto ne parla con entusiasmo, come un'esperienza unica. Quest'anno entreranno in Servizio civile 15.466. Ben pochi rispetto ai 57.119 di sette anni fa. E il futuro è incerto: per i prossimi tre anni i finanziamenti restano al lumicino. Polemiche per l'esclusione, ancora una volta, degli stranieri. Ancora pochi giorni per fare domanda, il bando scade il 4 novembre.

«Chi sa quanti ragazzi vorrebbero vivere questa straordinaria esperienza di impegno, se solo potessero conoscerne la bellezza. E se lo Stato desse loro una possibilità». C'è tutto l'entusiasmo di una storia vera, profondamente vissuta e interiorizzata, nelle parole di Silvia Conforti, rappresentante nazionale dei giovani in servizio civile.

Così la delegata commenta l'uscita del nuovo bando volontari, pubblicato il 4 ottobre (scadrà il 4 novembre) dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale. Per 15.466 giovani tra i 18 e i 28 anni tornano ad aprirsi le porte di un'esperienza unica. Ma soprattutto, dopo un annus horribilis, il 2012, nel quale le ristrettezze economiche hanno imposto un blocco alle partenze di nuovi volontari, torna ad accendersi qualche speranza sulla sopravvivenza stessa del servizio civile. Un'istituzione che molti davano già per spacciata e che invece, pur tra mille incertezze, dimostra ancora qualche guizzo di vitalità.

Un'esperienza che cambia la vita

«Per i giovani», dice Silvia Conforti, «il servizio civile è un'esperienza che può trasformare la vita. E per lo Stato non è una spesa, ma un investimento di immenso valore». Non sono certo parole di circostanza le sue, ma convinzioni maturate alla luce di un'esperienza forte.

Tra il 2010 e il 2011, dopo il devastante sisma in Abruzzo, Silvia ha svolto il suo anno di volontariato proprio nella provincia dell'Aquila. Laureata in giurisprudenza, ha partecipato a un progetto sulla cittadinanza attiva rivolto agli studenti delle scuole superiori. «Il dramma di questi ragazzi», racconta, «non era solo aver perso la casa, ma anche aver perso i punti di riferimento, i luoghi di incontro e molte di quelle reti relazionali che tengono viva una comunità. Ecco allora l'importanza dei progetti di ricostruzione sociale».

Per Silvia l'anno di servizio è stato «una grande scuola di formazione civica: ho toccato con mano i bisogni reali della gente, ma ho anche compreso a fondo la bellezza della nostra Costituzione». Da qui il desiderio di impegnarsi come rappresentante dei volontari. «Credo sia importante, in questo momento più che mai, raccontare il servizio civile, farlo conoscere attraverso le testimonianze di chi l'ha vissuto e i sogni di chi vorrebbe viverlo. Spesso sono proprio le istituzioni a ignorarne o sottovalutarne le grandi potenzialità».

Un futuro incerto

  

Il nuovo bando volontari è indubbiamente una boccata d'ossigeno, tanto per i giovani coinvolti, quanto per gli enti beneficiari. È «uno spiraglio, in controtendenza alla crisi», come lo definisce la ministra per l'integrazione Cécile Kyenge, che ha la delega per il servizio civile.

Ma sul domani si addensano nuovi, pesanti dubbi. C'è innanzitutto il problema dei finanziamenti, vertiginosamente crollati negli ultimi anni. Se nel 2009 lo Stato finanziava il servizio civile con 299 milioni di euro, le risorse per quest'anno a malapena raggiungono i 90 milioni, parte dei quali recuperati in extremis. Le conseguenze sono evidenti: in sette anni i posti disponibili sono calati da 57.119 fino agli attuali 15.466. Tutto questo a fronte di oltre 70.000 richieste l'anno.

«Con numeri così esigui», sottolinea Primo Di Blasio, presidente Cnesc (Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile), «il servizio rischia di ridursi a un'esperienza élitaria, lontana dalle finalità per cui era nata e incapace di incidere realmente sulla vita del Paese».

Il futuro, poi, è quanto mai traballante. Recentemente la ministra Kyenge ha dichiarato di aver chiesto 120 milioni per ciascuno dei prossimi tre anni, cosa che garantirebbe la partenza di 20.000 volontari ogni anno. «Apprezziamo l'impegno della Ministra, che evidentemente ha a cuore il futuro del servizio civile», osserva Di Blasio. «Il problema è che, per far funzionare bene il sistema, servirebbero almeno 40.000 volontari l'anno».

Numeri molto lontani da quelli che si profilano all'orizzonte. La Legge di Stabilità 2014, sulla quale è in corso il dibattito parlamentare, prevede per l'anno prossimo poco più di 105 milioni di euro al Fondo Nazionale Servizio Civile. L'importo è destinato a scendere nel 2015 e nel 2016, quando si tornerà a cifre analoghe agli ultimi anni, ossia poco più di 73,3 milioni. Sono quindi 20 i milioni aggiuntivi che la ministra Kyenge è riuscita a ottenere dal Ministero per l'Economia e le Finanze.

Se questi dati saranno confermati, il bando 2015 avrà un numero di posti di poco superiore a quello appena uscito: intorno ai 17-18mila volontari. Alle ristrettezze economiche si aggiungono le difficoltà tecniche. L'ultimo bando, atteso per la scorsa primavera, è uscito con quasi sei mesi di ritardo. Recentemente, poi, si sono riaperte le procedure per l'accreditamento degli enti. Calcolando i tempi richiesti dalla legge, il prossimo bando volontari potrebbe uscire, come minimo, a dicembre 2014. Il che significherebbe, di fatto, saltare un altro anno.

Aprire agli stranieri?

La sfida del servizio civile, però, si gioca anche su un altro terreno. Il bando 2013 infatti continua a porre come requisito di partecipazione la cittadinanza italiana, nonostante, già nel gennaio 2012, una sentenza del tribunale di Milano avesse disposto l'apertura ai cittadini stranieri. Per questo il nuovo bando ha suscitato anche aspre critiche.

In prima linea le associazioni Apn (Avvocati Per Niente) e Asgi (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione), due realtà molto impegnate sul tema: già nel 2011 avevano dato assistenza legale a Syed Shahzad Tanwir, un giovane pakistano che voleva partecipare al servizio civile e si sentiva discriminato dall'esclusione. Nel gennaio 2012 il ricorso del ragazzo si è concluso con una memorabile vittoria in tribunale, ma non certo con una soluzione sul piano pratico.

«È incredibile», ricorda ancora il presidente Cnesc, «che a distanza di quasi due anni non sia stato affrontato questo nodo fondamentale. Tra l'altro, un ulteriore ricorso potrebbe bloccare di nuovo le partenze dei volontari, esattamente come avvenne a inizio 2012». La portata della questione, però, non si limita certo alle battaglie legali. Molto si deciderà a livello politico. In passato i governi Berlusconi si sono sempre fermamente opposti all'ammissione degli stranieri, chiamando in causa la difesa della patria. Oggi, con la ministra Kyenge, il clima sembra nettamente mutato e una conciliazione appare forse più vicina. «Ci chiediamo per quale ragione i giovani stranieri non possano contribuire alla difesa non armata e non violenta della Patria», conclude Di Blasio. «Il futuro ci impone una riflessione seria sul concetto di cittadinanza. Ecco, il servizio civile sarebbe un ottimo modo per iniziare».

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