Contro la stupidità cinica e strumentale di certe affermazioni bastava l’evidenza dei fatti: nonostante la missione Mare Nostrum sia stata cancellata, i barconi della morte carichi di profughi continuano a partire dalle coste dell’Africa. I 366 morti del 3 ottobre 2013 non ci hanno insegnato niente. Niente. Ieri l’ennesima tragedia, un'ecatombe di proporzioni immani. Solo i naufragi della Seconda Guerra Mondiale provocati dai sommergibili tedeschi portavano a un simile numero di vittime. E pensare che c’è chi parlava di navi adoperate come taxi, accampando un’equazione tanto orribile quanto stupida: mettiamo al bando i soccorsi, non partiranno più. E invece - casomai qualcuno avesse qualche dubbio - i disperati partono lo stesso. Se vogliamo affrontare il dramma delle migrazioni dobbiamo partire da un punto fermo: l'umanità, il dovere di salvare uomini, donne, vecchi, bambini dalla morte in mare. Tutto il resto viene dopo. Altrimenti è solo pericolosa demagogia.
L’operazione Mare Nostrum ha salvato 170 mila vite umane, eppure quasi lo diciamo sottovoce, come se dovessimo vergognarcene. I protagonisti di quell'impresa dovrebbero essere decorati col titolo di cavalieri della Repubblica e invece se ne occupano solo (alcuni) giornali. Solo il capo di Stato Napolitano, nel suo discorso di fine anno, ha citato un ufficiale medico della Marina Militare, a nome di tutti. Abbiamo reclamato l'intervento dell'Europa, perché l'Italia da sola non ce la può fare ma abbiamo ottenuto una soluzione pasticciata. Al suo posto abbiamo istituito la missione Triton, sotto l’egida europea, che non è un’operazione umanitaria di salvataggio ma di salvaguardia delle frontiere. Le conseguenze le abbiamo viste in questi mesi. Se lo scopo è solo quello di preservare il territorio dagli sbarchi, i pattugliamenti e i controlli sono più blandi. Non ci sono più le navi della Marina Militare attrezzate come ospedali da campo in mare aperto che incrociano tra le due sponde, quella europea e quella africana. Tra l’altro, paradossalmente, il controllo di chi approda in Europa, l’arresto di eventuali delinquenti o addirittura terroristi jiahdisti è meno capillare, perché con Triton possono sfuggire alle maglie dei pattugliamenti. Quando, nel febbraio scorso, le motovedette della Guardia Costiera sono partite dal molo Favarello di Lampedusa per andare a recuperare alcuni gommoni alla deriva era già troppo tardi: dovevano percorrere almeno 120 miglia con un mare forza otto.