L'Islam si avvia a diventare la religione più grande del mondo entro il 2070 e a superare già nel giro di qualche decennio la popolazione cristiana in termini di nuovi nati. Secondo uno studio dell'Istituto statunitense di ricerche demografiche, Pew Research Center, tra il 2030 e il 2035 i bimbi nati da musulmani infatti supereranno quelli cristiani di un milione di unità (225 milioni contro 224 milioni). Un gap che tra il 2055 e il 2060 si allargherà a 7 milioni (232 milioni di bimbi musulmani contro 225 milioni cristiani).
Una tendenza destinata a cambiare radicalmente la demografia religiosa mondiale, provocata essenzialmente da: gli alti tassi di fertilità registrati nei paesi islamici (una media di 3,1 figli a donna contro i 2,7 dei cristiani concentrati soprattutto in Occidente (Europa e Nord America), ma anche agli alti tassi di mortalità, soprattutto in Europa dove la popolazione è sempre più vecchia. Basta pensare che in Italia nel 2015 i morti sono stati di 156.000 unità superiori ai nati, e nel 2016 di 130.000 unità.
Tra il 2015 e il 2060 - si legge nel rapporto - la popolazione mondiale aumenterà del 32% salendo a 9,6 miliardi. Nello stesso periodo il numero dei musulmani salirà del 70% contro l'aumento del solo 34% dei cristiani. Nel 2015 i cristiani hanno rappresentato il gruppo religioso più importante del mondo con il 31,2% seguiti dai musulmani (24,1%), un 16% di non religiosi, un 15,1% di Indù, un 6,9% i buddisti e uno 0,2% di ebrei. Anche i non religiosi sono destinati a diminuire con l’aumento della percentuale di musulmani.
Abbiamo chiesto un commento di questi dati al professore di Demografia dell’Università Bicocca di Milano Gian Carlo Blangiardo.
«Innanzitutto il 2070 è fra 50 anni , in un mondo che viaggia veloce possono accadere molte cose e l’esperienza ci insegna che fare previsioni superiori ai venti anni si brancola nel buio. Poi il dato non è sorprendente. Tutta l’Europa, e anche gli Stati Uniti in parte, sono interessati da un ricambio generazionale. Qui la popolazione, che è in netta prevalenza cristiana, non cresce, mentre nel mondo islamico la crescita pur rallentando continua a crescere. Si tratta di mondi a due velocità. Quindi non ci resta che prepararci a gestire questa situazione. D’altronde da anni metto in guardia il nostro Paese da questo inverno demografico che ha ripercussioni sulle pensioni, sulla sanità. E non sarà certo un caso se in un Paese a noi vicino come la Francia ci sono 300.000 nati in più in un anno. Ma i bonus estemporanei non risolvono la questione, occorrerebbero interventi più incisivi. Ma tornando alla proiezione della ricerca americana, non necessariamente si tratta di un eventualità drammatica. L’Islam stesso potrebbe perdere le sue frange estremistiche. E poi se una cosa la si conosce in anticipo si può porvi rimedio. A partire dall’infanzia, dove nelle scuole si potrà proseguire sulla strada di una maggiore integrazione e convivenza».