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venerdì 21 marzo 2025
 
Giornata Mondiale del Malato
 

Tra fede e cura, la testimonianza di don Nicola Galante e l’impegno per i malati

11/02/2025  La Giornata Mondiale del Malato è un’occasione per riflettere sul valore della cura e della vicinanza ai sofferenti. Don Nicola Galante, con la sua dedizione alla pastorale della salute, rappresenta un esempio di fede vissuta nel servizio dei più fragili

La Giornata Mondiale del Malato, istituita nel 1992 da Papa Giovanni Paolo II, si celebra ogni anno l'11 febbraio, in concomitanza con la commemorazione di Nostra Signora di Lourdes, luogo associato a guarigioni miracolose. Questa ricorrenza nasce per promuovere compassione, solidarietà e attenzione verso chi soffre a causa della malattia. La sofferenza, secondo Papa Giovanni Paolo II, non è solo una prova, ma può essere vissuta come un'opportunità di crescita spirituale e di unione con Cristo, come spiegato nella sua lettera apostolica Salvifici Doloris.

L'impegno in corsia di don Nicola Galante

Tra coloro che incarnano con le loro azioni quotidiane il messaggio della Giornata Mondiale del Malato c'è don Nicola Galante, giovane sacerdote nativo di Caserta che svolge da quattro mesi, con passione, il ministero di Parroco a Castel Morrone e cappellano volontario presso il presidio ospedaliero "San Giuseppe e Melorio" a Santa Maria Capua Vetere e altri luoghi di cura. E che quest'anno celebra i suoi cinque anni di sacerdozio: «La mia vocazione al mondo della sofferenza affonda le radici nell'adolescenza ed è maturata durante il mio primo pellegrinaggio a Lourdes», racconta don Nicola. «Leggere le biografie di San Giovanni di Dio e San Camillo de Lellis e visitare gli infermi mi ha spinto a dedicarmi con sempre maggiore convinzione alla pastorale della salute, lasciando anche l’insegnamento di religione a scuola».

Don Nicola si impegna ad essere una presenza viva e attenta negli ambienti ospedalieri: «Cerco di tessere relazioni di ascolto, amministrare i sacramenti, portare piccoli doni simbolici per ravvivare la speranza e regalare un sorriso». Papa Francesco parla di "misericordia pastorale" come "presenza e prossimità", e questo è il principio guida del giovane sacerdote. «La relazione con i sofferenti parte innanzitutto dalla dimensione umana», spiega. «Solo così possiamo creare un ponte con i familiari e il personale sanitario, che spesso vivono un carico emotivo importante».

Nella diocesi di Capua, la pastorale della salute è ben strutturata. «Dirigo l'Ufficio diocesano, che promuove momenti di catechesi, preghiera e incontri formativi», racconta ancora don Nicola. Ma la pastorale della salute non riguarda solo gli ospedali. L'isolamento del malato è un tema cruciale. Occorre che il malato si senta amato e accolto. Creare una giornata parrocchiale del malato mensile o momenti di preghiera animati dai giovani può essere un'ottima iniziativa per rafforzare il legame con chi soffre».

Durante la pandemia, il Presidio Ospedaliero è stato riconvertito in Covid Hospital. «I sanitari sono stati veri eroi, portando non solo cure mediche ma anche conforto umano», sottolinea don Nicola. Dopo quegli anni di emergenza, il desiderio comune è stato «poter respirare e ritrovare la normalità. Anche perché l’ascolto è un aspetto essenziale della pastorale della salute. Papa Francesco parla speso dell'‘apostolato dell’orecchio’. Accogliere la sofferenza significa entrare in empatia con il malato, creare un dialogo che generi speranza. Dio chiama i suoi figli nei luoghi più inaspettati», dice don Nicola, ricordando il suo pellegrinaggio a Lourdes e la sua ordinazione avvenuta proprio durante la pandemia. «Oggi in ospedale mi vedono come un amico. Distribuisco piccole cose, come caramelle senza zucchero o immagini sacre, per offrire conforto. Spesso, da questi gesti nasce un dialogo profondo».

Nel suo ruolo di parroco, don Nicola ha avviato anche un percorso di formazione per chi si prende cura degli ammalati e pubblica il foglio digitale "Gocce di rugiada", che raccoglie intenzioni di preghiera e riflessioni evangeliche. Infatti il senso ultimo della pastorale della salute è infondere speranza. "I malati vivono l’esperienza del Getsemani, sentendo spesso il silenzio di Dio. Ma è proprio nella malattia che può nascere una fede viva". Il Giubileo del 2025 sarà l’occasione per "ravvivare la speranza, specialmente per chi vive la sofferenza negli hospice che visito, la dove persone malate e i loro parenti sono in dialogo costante, e a volte anche disperato, con la fine della vita. Nella sofferenza però non siamo mia soli», conclude don Nicola. «Possiamo offrire a Dio ogni nostro dolore, trovando in Lui la forza per affrontare ogni prova».

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