Torino oppressa da una cappa di smog. Foto Ansa. In alto: così Milano, nella zona di Porta Venezia, lunedì 28 dicembre, primo giorno di blocco del traffico. Foto Ansa.
Di questo passo, non ci stupiremmo se qualche politico dalle parti di Palazzo Chigi inscenasse una danza della pioggia che spazzi via l’aria mefitica delle nostre città strette da più di un mese, non da ieri, nella morsa dello smog. Scrutare il cielo in attesa di un po’ d’acqua purificatrice sembra l’unico rimedio plausibile in quest’Italia squinternata che si mette a correre a tempo abbondantemente scaduto. Che le polveri sottili ammorbassero l’aria in molte città italiane lo si sapeva e sentiva già da tempo. Complice anche un autunno senza piogge, è da giorni che le centraline segnalano il superamento dei veleni nell’aria in molti centri da Nord a Sud. Ma i primi pasticciati e timidi provvedimenti sono arrivati in questi giorni.
Il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti. Foto Ansa.
Cosa si è fatto all’inizio? Nulla. E nel mezzo? Nulla. E adesso? Si polemizza sparando numeri a caso, che è poi una variante, italianissima, del nulla. Prima le targhe alterne, poi il blocco (totale? parziale? chi lo sa…) del traffico, poi i biglietti scontati per i mezzi pubblici, divieti firmati e revocati. I Comuni chiedono provvedimenti alle Regioni, le Regioni sollecitano un piano al governo, il governo offre improbabili decaloghi di buone regole e intanto maramaldeggia. C’è voluta la maldestra staffilata di Beppe Grillo dopo i postumi del cenone di Natale («Il 2015 si chiuderà secondo l’Istat con 68.000 morti in più rispetto al 2014. Come ai tempi delle grandi guerre. Le città italiane non sono state bombardate dalle potenze straniere, ma vivono sotto l’assedio di nemici silenziosi. Lo smog le sta rendendo sempre più simili a Pechino») per sollecitare il Governo ad agire e convocare sindaci, presidenti di Regione e Protezione Civile per il 30 dicembre a Roma. Grillo fa opposizione e mischia un po’ di tutto: lo smog e i veleni dell’Ilva, la diossina e l’amianto per attaccare il governo e sparare nel mucchio.
Ma più delle parole in libertà del leader dei Cinque Stelle preoccupano quelle del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti il quale, bontà sua, ha detto, dopo un mese abbondante di sforamento dei livelli di inquinamento, che «l'emergenza smog che si sta verificando in molte grandi città italiane può durare ancora molto» e che quindi «la nostra risposta deve essere coordinata e "di sistema", non in ordine sparso». Perché non dire queste cose prima e poi agire di conseguenza? O questo ravvedimento tardivo e pasticciato della politica è frutto di un complesso di colpa su ciò che si doveva fare e non si è fatto prima? Per combattere lo smog serve una strategia di governo a medio e lungo termine non soluzioni pasticciate in cui ognuno, all’ultimo momento, scarica la palla sull’altro. Ora non ci resta che invocare la pioggia. Fino alla prossima emergenza.