In meno di dieci giorni la Chiesa lombarda ha subito due improvvisi lutti: venerdì 2 agosto è mancato don Edoardo Algeri, presbitero nella diocesi di Bergamo e responsabile del servizio dei consultori familiari a livello diocesano, lombardo e nazionale; il venerdì successivo, 9 agosto, è mancata Paola Bonzi, fondatrice e animatrice del Centro di Aiuto alla Vita presso la clinica Mangiagalli di Milano.
Ho avuto la fortuna di conoscere entrambi, in varie occasioni e con modalità diverse: con Paola Bonzi ricordo in particolare una trasmissione televisiva a TV2000, negli studi romani, dove intervenivano su tutela della famiglia e tutela della vita. Mi aveva colpito la grande passione, la concretezza della sua testimonianza, la semplicità delle sue parole (merce troppo rara, nella nostra Chiesa…), e la naturalezza con cui affrontava la sua disabilità: da non vedente, comunque i suoi occhi “lasciavano il segno”. Una vita spesa a tutela della vita e delle giovani madri, in uno dei luoghi più difficili della città, dove si andava per abortire, e magari si usciva invece convinte che quella nuova vita si poteva comunque accogliere, grazie alla presenza e all’incontro con gli operatori del CAV – che poi sarebbero diventati compagnia e aiuto concreto, fino alla nascita del bimbo e anche dopo.
Con don Edoardo Algeri ho avuto invece più occasioni di incontro, di scambio, anche di riunioni insieme, sia per il Forum delle associazioni familiari, sia per i consultori familiari, che erano la sua grande passione, anzi, potremmo dire “il suo carisma”. Don Edoardo, da prete e da psicologo, incarnava quotidianamente la consapevolezza che il servizio dei consultori era “la carezza della Chiesa alla famiglia in difficoltà”, e questo si traduceva in una responsabilità forte, puntuale, precisa, professionale e insieme umana. Un prete anche tecnologico – come non dimenticare il suo tablet, sempre aperto a prendere appunti, durante le riunioni… - e anche per questo capace di mandare ogni anno, a me e mia moglie, gli auguri per il nostro anniversario di nozze. Una delicata attenzione che ci sorprendeva ogni volta.
Ora Don Edoardo e Paola ci guardano da lassù, nel confortevole abbraccio del Padre, e capiscono finalmente il senso di tutto questo darsi da fare, di tante preoccupazioni, di tante discussioni. A noi, che restiamo qui, rimane il dolore della perdita, la richiesta di un senso, e la gratitudine per il tempo che abbiamo condiviso. Si semina e ci si affanna, ma i frutti del nostro lavoro sono nelle mani di un Altro. Tutto sta a saper dire il nostro"fiat".
Cara Paola, caro don Edoardo, arrivederci tra le braccia del Padre.