Perché Dio si è fatto uomo e perché è morto in croce?
ALBERTO
Il mistero dell’Incarnazione ci apre a due considerazioni: il progetto “ab eterno” di Dio di comunicare (quindi di far partecipare) alla natura umana la sua natura divina, e l’impossibilità che ciò si compisse se l’uomo fosse rimasto nel peccato. Così «per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo» [dal Credo]. Sulla croce offrì sé stesso per mostrare l’essenza della vita divina: l’amore che è sempre in atto verso le sue creature. Non considerando «un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio» (cfr. Filippesi 2,5-8), Gesù rende accessibile all’uomo la vita di Dio, cioè l’accesso al Padre nello Spirito Santo (Dei Verbum 2). Il Dio invisibile dell’Antico Testamento, che si poteva rapportare direttamente soltanto ad alcuni eletti (cfr. Esodo 33,11), si rende visibile a tutti in Gesù. Dio può così parlare agli uomini come ad amici, intrattenersi e cercare la comunione con loro, fino a offrire la vita per tutti in modo completamente oblativo, superando definitivamente ogni rapporto servile.