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Tra "società civile" e "casta", meglio i politici

02/05/2014  La "casta" è formata da imprenditori, avvocati, impiegati, dirigenti, giornalisti, magistrati... Che cosa sono, questi, se non la famosa e celebrata "società civile"?

La Camera dei Deputati (Reuters).
La Camera dei Deputati (Reuters).

Quello che segue è un parere non personale ma personalissimo. E gira più o meno così: chiunque, cantante come Piero Pelù o taxista, cuoco o acrobata, può dire ciò che vuole quando vuole a proposito della politica. A una condizione: che non cediamo alla tentazione di credere che abbia ragione chiunque parli di politica senza essere un politico, proprio perché non è un politico.

Due miti, in Italia, hanno fatto e stanno facendo danni gravi. Mi verrebbe da dire, esagerando sullo slancio: danni  assai peggiori della peggiore classe politica. Il primo è il mito della cosiddetta "società civile", il secondo quello della "casta". Uno tiene in piedi l'altro: se c'è una "società civile" buona e virtuosa dev'esserci anche un "casta" che la mortifica e le impedisce di fare il bene del Paese. Altrimenti, come potremmo andare così male? "Società civile" e "casta" sono diventate parole d'ordine indispensabile, ormai,nella narrazione collettiva di quanto succede in Italia.

Ecco allora qualche statistica. Nella legislatura scorsa (2008-2013), le due Camere del Parlamento risultavano così composte. Camera dei deputati: 84 avvocati, 82 dirigenti, 74 imprenditori, 63 giornalisti, 44 docenti universitari, 30 impiegati, 29 medici, 22 insegnanti, 17 commercialisti... Un'infima percentuale, al confronto, i funzionari di partito: 42.  E al Senato: 51 dirigenti, 46 avvocati, 38 imprenditori, 30 amministratori locali, 28 docenti universitari, 28 insegnanti, 26 giornalisti, 23 medici, 11 impiegati, 10 magistrati, 9 ingegneri... e solo 13 funzionari di partito.

Impiegati, medici, avvocati, commercialisti, giornalisti, dirigenti, imprenditori... E che cos'è, questa, se non la "società civile"? Perché, dunque, la chiamiamo "casta"? Le virtù benefiche della "società civile" sono così labili da dissolversi non appena questi stimati professionisti e dipendenti varcano la soglia del Parlamento? O non è piuttosto vero il contrario, e cioè che essendo la "società civile italiana" poco seria (vedasi evasione fiscale da record, lavoro nero alle stelle, corruzione imperante, inefficienza come norma...), diventa poco seria anche la politica quando è appunto detta "società civile" a tirarne i fili?

Il problema non sta nelle categorie di comodo, come appunto "società civile" e "casta", con cui cerchiamo di imprigionare una realtà complessa e sfuggente. Il problema sta nella politica, che è un'attività importante e difficile, che bisogna saper svolgere. Evviva i politici di professione, se sono professionisti seri. E abbasso la "società civile" in politica se è fatta di cialtroni e dilettanti.

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