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sabato 22 marzo 2025
 
Migranti e sfruttamento
 

Trafficanti di uomini

19/02/2014  Intervista a Giampaolo Musumeci e Andrea Di Nicola, autori del libro inchiesta "Confessioni di un trafficante di uomini"

Muammer Kücük è il boss indiscusso del traffico illegale di migranti nel Mediterraneo. A suo modo, un genio del marketing: chiede i soldi solo a destinazione raggiunta e non sbaglia un colpo. L'idea di utilizzare gli yatch per trasportare i migranti dalle coste turche all'Italia è sua. Tolte le spese (acquisto o noleggio dell'imbarcazione, stipendi per i collaboratori, mazzette varie) ogni imbarcazione gli permette di guadagnare circa 50 mila dollari a viaggio. Con un fatturato annuo di circa 6 milioni di euro. Ma Muammer Kücük è solo uno degli “imprenditori” che offrono a profughi in fuga da una guerra o ai migranti che sognano l'Europa un “pacchetto viaggio” completo per il Vecchio Continente. A raccontare la sua storia – e quelle di una decina di altri trafficanti – sono il giornalista Giampaolo Musumeci e il criminologo Andrea Di Nicola, autori del libro “Confessioni di un trafficante di uomini” (Chiarelettere).

Dottor Di Nicola, nel libro descrivete il traffico di esseri umani come “la più grande e spietata agenzia di viaggi” del mondo. Come funziona questa “agenzia di viaggi”?
È una vera e propria impresa criminale. Una rete fatta di nodi che interagiscono tra loro a seconda dei bisogni e che sono posizionati in varie parti del mondo, nei luoghi strategici dell'immigrazione. Una rete capace di ristrutturarsi velocemente in caso di necessità. Ad esempio creando nuove rotte per aggirare le barriere che, di volta in volta, vengono alzate dai vari Paesi europei.

Qual è il fatturato di questa “agenzia di viaggi”?
Le Nazioni Unite e l'Organizzazione mondiale per le migrazioni ipotizzano un fatturato globale annuo fra i tre e i dieci miliardi di dollari. Un traffico che per giro d'affari è secondo solo a quello al traffico di droga.

C'è un tariffario?
Per andare dall'Afghanistan al Regno Unito si pagano 25 mila euro, mentre la fuga dall'Irak può costare dai 10 ai 14 mila dollari. Ma i prezzi non sono fissi: i trafficanti sono flessibili. Se il cliente non ha i soldi necessari gli si propone una rotta meno agevole e più rischiosa ma più economica. Il traffico di esseri umani funziona con le stesse regole del mercato, non ci si può lasciar sfuggire nessun cliente.

Come vengono reinvestiti questi soldi?
C'è chi sperpera e chi reinveste. C'è chi riusa il denaro accumulato per far crescere la propria attività, come avviene per un'impresa qualsiasi. C'è chi investe nel mercato legale: Kücük, ad esempio, si è comprato centinaia di appartamenti sulle coste dell'Anatolia. Infine c'è chi reinveste in altre attività illecite, alcuni di questi trafficanti sono attivi anche in altri mercati criminali, dal traffico d'armi a quello di droga. O viene riutilizzato per finanziare il terrorismo internazionale.

Alcuni dei trafficanti che avete intervistato si descrivono quasi come dei benefattori.
I clienti migranti li chiamano “agenti”, parlano bene di loro e li consigliano agli amici e familiari in partenza per l'Europa. I trafficanti hanno una rappresentazione di sé stessi che non coincide con la realtà, cercano di neutralizzare i propri sensi di colpa. Come ci ha detto Kabir, un mediatore pakistano: “Io aiuto le persone a realizzare i sogni...”.

Lampedusa è la rotta più trafficata o la più mediatizzata?
Se ci si concentra solo su Lampedusa si rischia di non capire il problema in tutta la sua interezza. Se ci si focalizza solo su Lampedusa non si vede il quadro complessivo e molte rotte seguite dai migranti per arrivare in Europa non passano da lì. Ci sono migliaia di persone che entrano ogni anno in aeroporto con visti falsi e da un po' di anni di stasi si sta riaprendo la rotta balcanica. Ogni giorno alcune decine di persone entrano in Italia attraverso il Carso.

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