Al di là del mare di retorica (e, diciamolo pure, anche di ferocia) che si è scatenato in questi giorni intorno alla liberazione di Greta e Vanessa, la discussione sugli ostaggi italiani ha un solo possibile approdo: coi terroristi si tratta oppure no?
In campo internazionale il discrimine è chiaro: ci sono Paesi come Gran Bretagna e Stati Uniti che non trattano. Mai, per principio, e lo dicono pubblicamente, prendendosene la responsabilità, anche in caso di situazioni drammatiche: quando gli ostaggi in Siria stavano per essere sgozzati e le famiglie imploravano un intervento della Casa Bianca, il segretario di Stato Usa, John Kerry, apparve in Tv per ribadire il "no" a qualunque patteggiamento. E gli ostaggi furono, appunto uccisi. Semmai, al contrario, gli Usa si riservano di organizzare spedizioni militari di soccorso, come di recente hanno fatto proprio in Siria: prendendosi quindi altre responsabilità, tra cui quella di mettere a rischio altre vite (quelle dei soldati, come minimo) e di "fornire" ai terroristi altri prigionieri per altri ricatti.
Ci sono d'altra parte Paesi che, al contrario, trattano sempre e, anche pagando riscatti, cercano di riportare a casa comunque i propri concittadini. E' il caso della Francia, che così si è regolata e ancora si regola quando suoi concittadini sono stati rapiti in Africa (nell'ottobre del 2013, per esempio, Hollande annunciò la liberazione di tre francesi che erano stati rapiti in Niger tre anni prima) o in Medio Oriente.
La domanda è: l'Italia come dovrebbe regolarsi? Finora abbiamo sempre trattato e, forse (le conferme ufficiali ovviamente latitano), pagato. Le due Simone e Giuliana Sgrena in Iraq, Domenico Quirico in Siria... E non solo pagato: anche sacrificato vite, come quella del funzionario dei servizi segreti nicola Calipari.
Dobbiamo cambiare linea? La domanda, ovviamente, è rivolta soprattutto a coloro che oggi deprecano la trattativa svolta per riportare a casa Greta e Vanessa. Avremmo dovuto lasciare loro ai terroristi, dopo aver riportato a casa Quirico? E con padre Dall'Oglio che dovremmo fare? Se ci chiederanno un riscatto per lui che faremo? E' ovvio che anche i soldi per la sua liberazione andrebbero ad armare altri terroristi, non diversamente da quelli incassati da Al Nusra per le due ragazze. Anche nel suo caso quella di tornare in Siria è stata una decisione del tutto personale...
Mentre ci pensiamo su, teniamo a mente che una sola cosa è inevitabile: ciò che si fa per uno lo si deve fare per tutti. O vogliamo decidere chi vive e chi muore in base alla simpatia, o a chi grida di più su Facebook?