A 24 anni sono rientrata in casa, dopo tre anni fuori sede, per completare gli studi universitari senza pesare economicamente troppo sui miei genitori. Da un anno e mezzo mi ritrovo a vivere la quotidianità con la mia famiglia caricata da quelli che si possono definire i classici affanni della mia età (studio, amicizie...), dal badare alle mansioni quotidiane e dall’essere la confidente, specie per mia madre. Nonostante ciò, ogni tentativo di dialogo da parte mia con i miei è e resta fallimentare: alla richiesta di un consiglio o di un’opinione, mi ritrovo abbandonata a me stessa o addirittura derisa. Con il tempo questo “rientro” a casa per me si è trasformato in un vero incubo.
ANITA
Cara Anita, immagino la fatica di un rientro a casa dopo tre anni fuori sede. Una fatica per te, abituata ormai a gestirti in autonomia, ma anche per i tuoi genitori. La convivenza con i figli adulti non è facile. Le regole della vita di famiglia vanno strette a una persona grande come te, che nello stesso tempo si sente chiamata a essere presente in famiglia in modo più adulto e coinvolto. Dai lavori di casa all’essere un interlocutore alla pari della mamma, quindi, più “dentro”, sebbene per la tua età tu sia “in uscita”. Dici anche che il rapporto con i tuoi genitori, già difficile, è diventato ancora più insostenibile. Credo sia il momento per te di prendere delle decisioni. L’obiettivo numero uno, a cui dedicare le energie, è concludere gli studi in informatica e cercare un lavoro che ti renda autonoma e ti permetta di andare a vivere per conto tuo. È probabile che una presa di distanza dai tuoi favorirà la ripresa di un dialogo più sereno. Mi chiedo d’altra parte perché tu accetti che la mamma ti consideri la sua confidente, malgrado la relazione difficile. Puoi fare la tua parte senza un coinvolgimento eccessivo. Parli di preoccupazioni per tuo fratello: i tuoi genitori devono innanzitutto parlarsi tra loro, e poi la tua mamma dovrà trovarsi qualcuno fuori dalla famiglia per avere sostegno e consolazione. La famiglia, per quanto sia una risorsa grandissima, non è la risposta a tutti i problemi. E i figli adulti devono imparare a prenderne le distanze per costruire la propria vita. Potrà sembrare egoistico. Ma forse è ancora più egoistico l’atteggiamento dei genitori che scaricano sui figli le loro preoccupazioni. Imparare a vivere insieme è il compito della famiglia con bambini piccoli. Imparare a prendere le distanze è quello della famiglia con giovani adulti. Prima che un distacco fisico, si tratta di una distanza psicologica: il rispetto e la non intrusione nei reciproci ambiti.