L’incidente ferroviario di Pioltello, alle porte di Milano, riporta in primo piano l’eterna questione della sicurezza dei treni, in particolare quelli regionali e locali frequentati dai pendolari. Al netto delle (facili) indignazioni sui social, però, se c’è un merito che possono vantare nel complesso le linee ferroviarie italiane è quello della sicurezza. Secondo Eurostat, che dispone di dati relativi al 2015, la sicurezza dei trasporti ferroviari in Europa è sempre aumentata negli ultimi anni, almeno fino al 2013; il numero di morti e feriti annuali in incidenti ferroviari (esclusi i suicidi) è tuttora in calo. Nel 2014 e nel 2015 è però aumentato il numero degli incidenti. Tralasciando i morti per suicidio, più del 60 per cento delle persone morte in un incidente ferroviario in Europa tra il 2012 e il 2014 si trovavano accidentalmente vicino alle rotaie nel momento sbagliato. Il 29 per cento erano persone che stavano usando un passaggio a livello. I suicidi sono la stragrande maggioranza delle persone morte a causa di un treno: il 72 per cento tra il 2012 e il 2014 nei paesi europei. Nel 2015 il paese in cui si sono verificati più incidenti in termini assoluti è la Polonia (639), seguita da Germania (363), Ungheria (158), Francia (150), Romania (141) e Italia (121).
Ovviamente, le situazioni variano da regione a regione e all'interno delle regioni stesse. Il Rapporto Pendolaria di Legambiente avverte che la linea Cremona – Milano, dove è successo l’incidente di giovedì che ha provocato tre morti e numerosi feriti, è una delle peggiori della Lombardia dove pure la situazione generale non è disastrosa come in altre regioni. La tratta conta oltre 10 mila pendolari giornalieri costretti a viaggiare su treni lenti e sovraffollati dall'età media di 17 anni. Secondo Legambiente «i convogli che viaggiano quotidianamente, su alcune tratte versano in condizioni inaccettabili, troppo spesso soggetti a guasti, per lo più dovuti all'età dei convogli stessi».
In Lombardia record di passeggeri, il Sud fanalino di coda
Ovviamente, la situazione italiana – per numero di corse e di passeggeri e qualità di servizi – varia da Nord a Sud e da regione a regione. La Lombardia è la regione dove ci si muove di più in treno. Qui nel 2017 si è arrivati a 735mila passeggeri con un +3,1% nel 2017 e +31,5% dal 2009 ad oggi, quando erano 559mila.
Il problema principale del trasporto ferroviario locale è al Sud dove ogni giorno, informa il rapporto Pendolaria 2017 di Legambiente, circolano meno treni regionali che nella sola Lombardia. Per fare un esempio, le corse dei treni regionali in tutta la Sicilia sono 429 al giorno contro le 2.396 della Lombardia, una differenza di 5,3 volte, ma a livello di popolazione la Lombardia conta “solo” il doppio degli abitanti siciliani (10 e 5 milioni). Per la sola Trenitalia il numero di corse giornaliere nelle regioni del Sud è passato da 1.634 nel 2009 a 1.276 nel 2016, una diminuzione del 21,9%, per tornare nel 2017 a 1.488 (-9% rispetto al 2009).
Per quanto riguarda gli investimenti sul servizio ferroviario pendolare, le Regioni non sono tutte uguali. Alcune in questi anni hanno investito e capito l’importanza della questione (più treni significa anche meno traffico su gomma), altre invece se ne sono infischiate nonostante il numero di pendolari sia comunque alto. Da promuovere, secondo Legambiente, sono le due Province Autonome di Trento e Bolzano, e la Toscana che hanno stanziato più dell’1% di spesa per i pendolari nell’ultimo anno rispetto al proprio bilancio, arrivando nel caso del Trentino all’1,54% negli investimenti per il servizio e per il materiale rotabile. Negli ultimi anni va sottolineato come siano stati costanti anche gli investimenti in altre realtà: Lombardia ed Emilia-Romagna. Torna a sfiorare l’1% del bilancio la Campania, con 198 milioni spesi tra 22 servizi aggiuntivi e materiale rotabile. Ma la spesa per i pendolari rimane del tutto inadeguata perché ancora non sufficiente ad eliminare i gravi problemi che affliggono molte delle linee pendolari italiane. Le situazioni più gravi sono quelle di Piemonte e Lazio dove i pendolari sono centinaia di migliaia e dove i fondi stanziano non arrivano allo 0,1% della spesa rispetto al bilancio regionale, o nel caso di Marche, Basilicata e Molise addirittura nulla.
Infine, le tariffe. Secondo Pendolaria, una campagna di Legambiente dedicata ai treni regionali e locali italiani, le regioni in cui i prezzi dei biglietti dei regionali sono aumentati di più dal 2010 al 2016 sono il Piemonte (più 47,3 per cento) e la Liguria (più 41,24 per cento); le regioni in cui sono aumentati meno sono la Sardegna (più 9 per cento), il Molise (più 9 per cento) e la Sicilia (più 7,7 per cento).