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lunedì 16 settembre 2024
 
Anziana coppia
 

«Trent’anni di matrimonio e il massimo dell’insoddisfazione. Non mi sento amata»

13/04/2021  «Lui: lavoro, hobby, amici fuori e poche parole in casa. Non mi vede...»

Trent’anni di matrimonio e il massimo dell’insoddisfazione! Lui va avanti come ha sempre fatto. Lavoro, hobby, amici fuori e poche parole in casa, gli cavo le parole di bocca. È chiaro che non si interessa a me, dico di me che ho lasciato il mio lontano paese per scegliere lui. In casa, devo riconoscerlo, fa tutto, ma non mi vede. I figli ormai grandi se ne sono andati: a me cosa resta?

ALICE

Una tristezza la tua lettera, cara Alice! Sento il tuo antico dolore, l’aver lasciato il tuo paese lontano, l’esserti dedicata ai figli che però se ne sono andati (e ciò attesta che siete bravi genitori!), il ritrovarti con un marito musone che pare non interessarsi a te. Ti senti deprivata e delusa e così suoni la campana che ti impoverisce di forze e di un minimo di leggerezza: “Non mi sento amata”. Forse hai scambiato il matrimonio (che tu descrivi come la festa più grande mai vista nella tua isola, terra che hai lasciato) per una assicurazione: mi sposo e devo sentirmi amata; cioè mi sposo per avere il quanto di felicità cui aspiro, cui ho diritto; ma i conti non tornano e io ti immagino con un viso triste, dolorante, depresso. Non ti senti amata: il contratto (mi sposo per sentirmi felice) è fallito, non hai ricevuto quello che ti era dovuto. Lasciami dire che su queste premesse nessun matrimonio regge: se l’altro mi deve felicità, sono sicura che non la riceverò. Perché, vedi, il matrimonio è uno stranissimo contratto a rovescio: io mi sposo per far felice l’altro, per far sentire l’altro amato. È questo sporgersi sulla felicità dell’altro che alla lunga (e quando meno me lo aspetto) mi tornerà indietro, cioè porterà a me la felicità di sentirmi amata. Nel legame d’amore è intrinseco che io metto l’altro prima di me, c’è un aspetto dell’amore che rifiuta ogni calcolo (“Se io... allora tu...”) e dà a perdere. Per questo il Cantico di tutti i canti d’amore (puoi vedere il commento di mio marito e mio, ed. Porziuncola) sperimenta che l’amore è più forte della morte, è una fiamma di Dio. E tu, nella tua onestà, cara Alice, riconosci quanto fa tuo marito (“in casa fa tutto, ma non mi vede”). C’è una trappola: tu vuoi che ti veda come vuoi tu e quando vuoi tu, e lui magari ti vede nella legna tagliata che porta in casa per accenderti il fuoco. Puoi “vedere” questo suo modo di amarti ed essergli grata, cioè farlo sentire amato. Spogliata di te stessa (e non è una metafora!) sarai davvero te stessa, cioè amata. Come ti meriti.

 
 
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