In questa e nella foto di copertina, esempi di lavori in cui hanno trovato impiego in Trentino alcuni disoccupati "anziani".
Preoccupante per un giovane, perdere l’impiego rappresenta un vero e proprio dramma per chi, nel mondo del lavoro, è entrato già da tempo. La disoccupazione dei lavoratori “anziani” (categoria che comprende, a seconda delle statistiche, gli occupati con più di 45 o 50 anni) è una piaga silenziosa e spesso sottovalutata dai mezzi d’informazione, comprensibilmente concentrati dai tassi monstre che fa segnare l’inattività forzata tra i giovani.
Ma, seppur più contenuta a livelli percentuali (9% nel primo trimestre di quest’anno), la perdita di lavoro in età avanzata porta con sé una conseguenza spesso inevitabile: si esce dal mercato del lavoro per non rientrarvi più. Un conflitto intergenerazionale latente. Con i giovani che legittimamente premono per avere la possibilità di costruirsi il futuro. E con i più adulti che implorano di non dover vedere crollare il proprio presente, al quale è non di rado collegato il destino di interi nuclei familiari.
Una guerra tra poveri fotografata dai dati. Nettamente più elevata la disoccupazione giovanile. Più duratura e in rapida ascesa quella degli adulti: i disoccupati over 50 – denunciano le statistiche Censis – hanno raggiunto le 438 mila unità, in crescita del 146% negli ultimi sei anni. E quelli di lunga durata sono triplicati: da 93 mila a 269 mila.
Un esercito di prepensionati, esodati, staffettati, vittime di esuberi e licenziamenti che, con una buona dose di cinismo ma con altrettanto realismo, vengono ormai definiti “disoccupati per sempre”. Tanto più che l’Italia, rispetto al resto d’Europa, è decisamente indietro con le politiche di reinserimento. “Il segmento degli adulti di 50-70 anni - osservano gli analisti Censis - sembra in buona parte abbandonato al proprio triste destino senza alcun meccanismo utile per conservare almeno una porzione di quell'importante capitale umano”.
Trentino, 1400 persone per fare bello il territorio
In assenza di politiche strutturali a livello nazionale che esulino dal tradizionale cuscinetto della cassa integrazione, le iniziative sono demandate alla sensibilità dei territori, compatibilmente con le loro disponibilità economiche.
La punta più avanzata in tal senso va cercata nel Nord-est. In Trentino, per la precisione. Dove, memori della crisi occupazionale vissuta a metà anni ’80 hanno messo a punto il “Progetto speciale per l’occupazione attraverso il recupero e la valorizzazione dei siti d’interesse storico, culturale e turistico”. In una parola: Progettone.
Nell’iniziativa la Provincia Autonoma di Trento ha investito, nell’ultimo anno, 48 milioni di euro, coinvolgendo 1400 persone con un’età minima di 53 anni per gli uomini e 49 per le donne, selezionate dalle liste di mobilità nazionale o regionale (1153 gli assunti a tempo indeterminato).
Per loro, al posto dei classici sussidi, si sono aperte le porte di una serie di impieghi nel settore ambientale e culturale. Obiettivo: creare occupazione preoccupandosi, al tempo stesso, di “fare bello” il territorio. E le cose da fare, nella provincia con il più alto tasso di parchi e riserve naturali d’Italia, non mancano di certo.
Attraverso il Progettone, gli assunti vengono utilizzati per la manutenzione di 450 chilometri di piste ciclabili (che ogni anno sono frequentate da oltre 2 milioni di cicloturisti), allestiscono gli spazi espositivi dei grandi eventi della Provincia, danno assistenza nei musei, curano il verde e le aiuole dei parchi cittadini. E, in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, saranno coinvolti nella manutenzione degli oltre 400 chilometri del Sentiero della Pace tra il Tonale e la Marmolada.
«I problemi della categoria dei cosiddetti “lavoratori anziani” sono drammaticamente sottovalutati a livello nazionale», ammette Alessandro Olivi, vicepresidente della Provincia Autonoma di Trento. «Quando vengono licenziati o messi in mobilità, per loro trovare un nuovo impiego è quasi impossibile. E questo crea un danno anche alle loro famiglie. Con il Progettone, questa fascia “delicata” di lavoratori può continuare a essere un punto di riferimento per la propria famiglia senza scivolare nell’assistenzialismo e può, al tempo stesso, svolgere un lavoro cruciale per l’immagine e i servizi che il Trentino può offrire ai turisti».
Complessivamente sono quasi 200 i cantieri aperti per la manutenzione del territorio, in ognuno dei quali lavora una squadra tipo di cinque lavoratori: «Oltre 550 persone sono coinvolte in lavori di ripristino e valorizzazione ambientale. 850 in attività culturali e turistiche», spiega Innocenzo Coppola, dirigente del Servizio per il sostegno occupazionale della Provincia Autonoma di Trento. «I lavori interessano 121 Comuni, con il coinvolgimento di tutte le Comunità di valle trentine. E, aspetto significativo, le opere di ripristino ambientale e le attività specialistiche vengono eseguite da ditte locali, generando un ulteriore indotto sul territorio».