investire sulla famiglia, su tutte
le famiglie, per investire sul
futuro. Perché per Ugo Rossi,
presidente della Provincia autonoma
di Trento, «se non riprendiamo
a fare figli e non contrastiamo
l’invecchiamento della
popolazione andiamo verso il
declino». Lui che tanto ama e conosce
la sua regione: «Siamo un territorio di
montagna e per noi è molto importante
evitare lo spopolamento mantenendo
i servizi. Soprattutto quelli legati
alla cura dei figli nelle valli, o tutti
si trasferiranno in città».
Idee chiare a cui seguono azioni
concrete che danno ottimi risultati,
visto che in Trentino le donne fanno
più figli che in tutta Italia (l’1,44 è il
tasso di figli per donna in età feconda
in provincia di Trento contro l’1,29
nazionale), i bambini da 0 a 2 anni ricevono
il maggior numero di servizi e, ultimo ma assolutamente
primo, il 43,6% è molto soddisfatto
delle proprie relazioni familiari (rispetto
alla media nazionale del 33,8%).
CONCILIARE FAMIGLIA E LAVORO
Renzo
Dori, classe 1945 e formazione da sociologo,
presiede con intelligenza l’Azienda
pubblica di servizi alla persona
Margherita Grazioli, un’oasi di pace
sulla collina est di Trento. Qui l’attenzione
è rivolta ai pazienti, anziani autosufficienti
e non, malati di Alzheimer,
persone in stato vegetativo e ai
propri dipendenti: l’Azienda nel 2010
ha deciso di intraprendere il percorso
triennale di valutazione per ottenere
l’accreditamento al marchio Family
Audit, che prevede azioni e interventi
orientati a coniugare le necessità
aziendali con quelle personali e familiari
dei dipendenti.
«Un’adesione volontaria», spiega
Dori, «come per tutti i sistemi di
qualità. E che richiede un lavoro di
acculturamento in tal senso e azioni
concrete nell’ottica della conciliazione
famiglia-lavoro». Con tutte le difficoltà
di un’azienda pubblica, regolata dal
contratto nazionale del lavoro. «Eppure
la nostra è stata la prima del comparto
a fare un accordo specifico con
il sindacato per codificare le modalità
del telelavoro».
Oltre a fare scelte
di welfare aziendale, evitando quindi
la logica dei benefit (come sconti sugli
impianti di risalita o in base al numero
di figli), ma promuovendo un cambiamento
culturale con l’offerta di servizi
che avessero una ricaduta positiva sui
dipendenti. «Da qui la scelta di lavorare
di concerto con altre realtà vicine
unite nello stesso distretto familiare»
continua Dori. «La Fondazione Bruno
Kessler che fa ricerca, la Cooperativa
sociale Kaleidoscopio che ha come
specializzazione i percorsi educativi e
la Famiglia Cooperativa con la sua realtà
commerciale».
Quattro realtà unite in nome di
uno stesso principio: costruire attraverso
sinergie attività volte al welfare
aziendale.
«Ed ecco allora la capacità
di Kaleidoscopio di proporre, dalla
scuola dell’obbligo fino alle superiori,
iniziative che supportino le famiglie
con bambini nei periodi critici coincidenti
con le vacanze, conciliando
così la presenza dei genitori al lavoro»,
continua Dori, «o la Fondazione Bruno
Kessler che propone corsi di inglese,
francese e robotica per bambini. La
messa a disposizione, da parte nostra,
della lavanderia per ritirare i panni
lavati e stirati liberando così tempo
da dedicare a qualcosa di bello.
Con la
Famiglia Cooperativa stiamo studiando
un sistema per ordinare la spesa
on line e farsela recapitare sul luogo
di lavoro. Tutto in un’ottica no profit, dove noi non guadagniamo nulla, ma
copriamo solo le spese». E tutto in accordo
con il Comune di Trento.
Mariachiara Franzoi, mamma di
tre bimbi di 7, 4 e 2 anni, è assessore con
delega per le Politiche sociali, familiari,
abitative e per i giovani. «Una delega
che è nuova e a favore di una famiglia
che non viene più vissuta solo
nel bisogno, ma in un’ottica di prevenzione.
Per la stessa logica abbiamo
sposato la certificazione Family Audit e
sosteniamo il welfare aziendale».
Risultato? «In un’azienda con 200
dipendenti di cui l’83% lavora in turnistica
e l’87% è donna», conclude Dori,
«grazie a telelavoro e personalizzazione
dei turni abbiamo ottenuto minor
assenteismo, meno malattie, meno
ferie, ma soprattutto maggior soddisfazione
e motivazione sul lavoro».
SORRIDERE, NON SOPRAVVIVERE
Simona
Magistri, 44 anni, mamma di Giada,
Sofia, Manuel e Ilaria, ha deciso di
restare a casa per curare i ragazzi. Lei,
pedagogista, e il marito Giuseppe, capocantiere,
sono originari della Puglia.
Poi un giorno a lui hanno offerto di essere
assunto in un’azienda di Rovereto
e Simona non ha avuto dubbi: «Lì i
nostri figli cresceranno benissimo».
E così è stato. Oggi i ragazzi hanno 16,
14, 12 e 9 anni e nel frattempo loro due
sono diventati coordinatori provinciali
dell’Associazione nazionale famiglie
numerose. Con un ruolo precipuo:
«Mettere “becco” un po’ dappertutto»
sorride Giuseppe, «perché la famiglia,
cellula primaria della società,
abbia voce». Voce che in Trentino viene
ascoltata: «Qui c’è una politica familiare,
si investe sulla famiglia. Non
sarà un caso se esiste un’Agenzia provinciale
per la famiglia, la natalità e le
politiche giovanili».
I Magistri, che hanno contribuito
alla riscrittura dell’Icef, versione “trentina”
dell’Isee che considera maggiormente
il numero dei figli, affermano:
«La nostra politica è di fare investimenti
sui figli, non sul far fare i figli.
Per farli crescere bene i bambini non
devono sopravvivere, devono sorridere.
Sin da piccoli sono parte della
società. Noi lavoriamo perché per loro
ci siano le condizioni di sopravvivenza
e un futuro dignitoso».