Abbiamo due figli. Il secondo è nato con un problema congenito ed è un disabile motorio. Questo ha molto condizionato la nostra vita familiare. Il maggiore, che ora ha 13 anni,
a volte mostra insofferenza nei nostri confronti e forse si vergogna anche di suo fratello. Si arrabbia spesso e fa delle scenate per un nonnulla. Mi chiedo se ciò sia correlato alla nostra specifica condizione familiare. Come potremmo aiutarlo?
Sandra
Cara Sandra, il tuo primogenito si trova all’ingresso dell’adolescenza, fase di sviluppo che gli richiede di staccarsi gradualmente dai legami famigliari per trovare il proprio posto nel mondo. Nel suo caso, questa operazione di “sgancio” può risultare molto complessa. Per più motivi.
Andare nel mondo, per lui, potrebbe significare sentirsi in colpa, perché vi lascia lì, voi due genitori con il fratello disabile. Da quando è piccolo, probabilmente voi lo avrete coinvolto in più modi per rinforzare il legame e la relazione con il fratellino. Ora, lanciarsi nel mondo fuori, potrebbe da lui essere vissuto come un tradimento. Non solo verso il fratello, ma anche verso di voi che, da quanto scrivi, avete adattato la vostra vita, priorità e abitudini anche in funzione della disabilità del secondo figlio.
È molto importante che voi aiutiate il ragazzo a non sentirsi “intrappolato” in un copione familiare che deve permettere a entrambi i figli di poter diventare ciò che vorranno e potranno essere. Per esempio, proponetegli un’esperienza in cui dovrà partire senza di voi, magari un campus estivo dell’oratorio o una vacanza studio per imparare una lingua straniera.
Un altro tema importante per vostro figlio alle soglie dell’adolescenza è quello della vergogna, proprio come scrivi tu. Chissà quante volte si è sentito dire: «Ah, tu sei il fratello di» oppure di fronte a un invito a una festa avrà dovuto verificare se poteva portare anche il suo fratellino.
Durante l’infanzia, questo è successo in modo spontaneo e senza troppe implicazioni e conseguenze. Ma, ora, è differente. Perché il tuo primogenito vuole capire chi è veramente e vuole diventare sé stesso e non solo il fratello di suo fratello. Anche in questo caso sarà molto utile che voi lo aiutiate a fare le sue prove di volo verso l’adultità, senza farlo sentire in colpa o senza vincolare le sue attività con gli amici ai bisogni familiari.
Solo se si sentirà libero di poter essere sé stesso, poi potrà in modo più adulto sentirsi fratello di suo fratello e questa volta per sua libera scelta e non perché è ciò che voi vi aspettate da lui. Ti consiglio di leggere Siblings. Essere fratelli di ragazzi con disabilità di A. Farinella (Erickson ed.), un libro che fa davvero tanta chiarezza su questo tema.