In una intervista al canale televisivo statunitense CBS, che sarà trasmessa nelle prossime ore, Donald Trump ha ribadito che manterrà fede a una delle sua promesse elettorali: l'espulsione di 2-3 milioni di clandestini con precedenti penali. E l'ha fatto con toni duri e minacciosi: «Quello che faremo è buttare fuori dal Paese o incarcerare le persone che sono criminali o hanno precedenti criminali, membri di gang, trafficanti di droga».
Quanto agli altri irregolari, il neopresidente eletto ha sostenuto che una decisione verrà presa dopo aver reso sicura la frontiera.
Non solo. Il miliardario newyorchese che contro ogni pronostico e sondaggio è diventato il 45° Presidente degli Stati Uniti, ha confermato che intende costruire il muro al confine col Messico, questione che sembrava accantonata nelle ore subito successive all'elezione e durante il confronto alla Casa Bianca che Trump ha avuto con l'attuale presidente Barak Obama. Il Tycoon ha precisato che una parte potrebbe essere muro e una parte soltanto "recinzione", in accordo con quanto proposto dai repubblicani al Congresso.
Intanto, migliaia di persone hanno manifestato in diverse città degli Stati Uniti per la quarta notte consecutiva contro Donald Trump "presidente eletto", ed è probabile che queste nuove dichiarazioni ufficiali non facciano altro che esasperare gli animi. Diciannove le persone arrestate a Portland dove, nonostante gli appelli alla calma del sindaco e della polizia, si sono verificati nuovi scontri con la polizia che ha sparato granate assordanti dopo il lancio di pietre e bottiglie da parte di un gruppo di manifestanti. A New York la protesta è partita da Union Square, ha attraversato la Fifth Avenue ed è arrivata sotto la Trump Tower, dove è stata bloccata dalla polizia. Manifestazioni anche a Chicago, Los Angeles, San Francisco, Las Vegas.
Prime dichiarazioni ufficiali anche per Hillary Clinton. La candidata del partito Democratico, uscita incredibilmente sconfitta dalle elezioni del 4 novembre scorso, recrimina contro l'Fbi per la sua dèbacle. L'ex candidata democratica l'ha attribuita al direttore del Federal Bureau of investigation James Comey e in particolare alla sua seconda lettera al Congresso, ad appena tre giorni dal voto. E' stata proprio quella lettera di "assoluzione", ha sostenuto oggi in una conference call con i maggiori contributori della sua campagna, ad aver fatto più danni ancora della prima, quella del 28 ottobre, quando Comey comunicò al Congresso la riapertura delle indagini sull'emailgate. Perché la seconda lettera ha ''motivato'' gli elettori di Trump, perché secondo la Clinton avrebbe rafforzato nell'opinione pubblica americana il convincimento che fosse una mossa del solito estabilshment a lei vicino per salvarla.