(Foto Reuters)
La Brexit? «Una grande cosa». La Russia? «Dobbiamo cominciare a fidarci di Putin». L'Unione europea? «Soltanto un mezzo per raggiungere gli obiettivi della Germania». E ancora, la Nato? «E' obsoleta. Non è attrezzata per combattere il terrorismo islamico e i suoi membri si appioggiano sull'America, non pagano quello che dovrebbero pagare». Esternazioni in libertà di Donald Trump, a pochi giorni dall'inizio ufficiale del suo mandato presidenziale (il 20 gennaio), in un'intervista al britannico The Sunday Times e al tedesco Bild. Nulla di nuovo da parte di Trump, certo. In fondo, la conferma di una modalità di fare politica già ampiamente sbandierata, l'anticipazione di quella che sarà la cifra della nuova amministrazione Usa nell'era post-Obama e del modo in cui Trump concepisce la politica estera.
Alla Gran Bretagna dopo l'uscita dall'Ue, Trump vuole offrire un accordo con gli Usa. Riguardo alla Russia, il neopresidente ha affermato che le sanzioni imposte da Stati Uniti e Unione europea in conseguenza della riunione della Crimea alla Federazione russa - avvenuta nel 2014 con un referendum che Bruxelles e Washington, insieme all'Ucraina, non riconoscono - potrebbero essere allentate, in cambio di un nuovo accordo con Mosca per ridurre le armi nucleari.
Ha criticato senza mezzi termini la cancelliera tedesca Angela Merkel definendo la sua politica sull'immigrazione «un errore catastrofico» (nel 2015 la Germania ha accolto più di un milione di rifugiati). E ha riaffermato la sua idea cardine dei confini forti, con l'introduzione di controlli molto più stretti e severi su chi entra negli Stati Uniti da Paesi «conosciuti per il terrorismo islamico». Restrizioni che, a detta di Trump, potrebbero riguardare anche i cittadini europei.
«L'Ue non è mai stata per la Germania uno strumento per raggiungere degli scopi, ma il destino di una comunità, rispetto al quale ci riconosciamo oggi più che mai», ha replicato il portavoce del ministero degli Esteri Martin Schaefer. Una severa bacchettata a Trump è arrivata anche da casa sua: il direttore uscente della Cia (l'intelligence Usa) John Brennan ha lanciato un duro monito al presidente: evitare di esprimere giudizi e commenti improvvisati, non ponderati, una volta che sarà alla Casa bianca. In pratica, evitare di comportarsi come ha fatto finora, a partire dalla campagna elettorale. «La spontaneità», ha commentato Brennan, «non è qualcosa che protegge gli interessi nazionali e quindi quando parla o reagisce deve essere sicuro di comprendere che le implicazioni e l'impatto sugli Usa potrebbero essere profondi. Si tratta di qualcosa di più di Trump, si tratta degli Stati Uniti». Ma è molto probabile che le parole di Brennan resteranno inascoltate.