Caos e proteste negli Stati Uniti e nel mondo contro il giro di vite sull'immmigrazione del neo-presidente Usa Donald Trump. Ieri, infatti, con un ordine immediatamente esecutivo, il neo presidente aveva sospeso l'ingresso nel Paese per quattro mesi ai cittadini di sette paesi musulmani: Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen. Ha scritto Trump nell'ordine esecutivo: "L'ingresso di cittadini e rifugiati siriani è dannoso per gli interessi del Paese". Trump ha tagliato di oltre la metà il numero dei rifugiati che gli Stati Uniti prevedevano di accettare quest'anno, portandolo a 50mila. E nel suo giro di vite per difendere gli Stati Uniti dall'ingresso di terroristi islamici, il presidente americano ha sospeso con effetto immediato il programma "Visa interview waiver", che consentiva a qualunque cittadino straniero titolato, dunque anche agli italiani, di chiedere il rinnovo del visto senza affrontare il colloquio personale con le autorità diplomatiche Usa.
L'aeroporto Jfk di New York, la principale porta d'ingresso per i passeggeri internazionali, sta diventando il simbolo del caos ma anche della protesta scatenata dall'ordine esecutivo di Trump. Diverse centinaia di persone stanno manifestando da ore contro il provvedimento e per la liberazione dei passeggeri detenuti in base al nuovo bando. ''Lasciateli entrare, lasciateli entrare'', gridano, mostrando cartelli e striscioni con slogan come ''No ban, no wall''. Intanto il regista Michael Moore, sempre in prima fila nelle proteste anti Trump, ha invitato via Twitter ad andare al terminal 4 dello scalo, epicentro della contestazione. Il traffico e' rallentato, la polizia presidia.
Intanto Ann Donnelly, giudice federale di New York, ha emesso un'ordinanza di emergenza che temporaneamente impedisce agli Stati Uniti di espellere i rifugiati che provengono dai sette Paesi a maggioranza islamica soggetti all'ordine esecutivo emanato da Trump, che ha congelato gli arrivi da quei paesi per tre mesi. L'ordinanza di emergenza del giudice annulla una parte dell'ordine esecutivo del presidente sull'immigrazione, ordinando che i rifugiati e altre persone bloccate negli aeroporti degli Stati Uniti non possono essere rimandate indietro nei loro Paesi. Tuttavia, il giudice non ha stabilito che queste stesse persone debbano essere ammesse negli Stati Uniti, né ha emesso un verdetto sulla costituzionalità dell'ordine esecutivo del Presidente degli Stati Uniti.
Gli avvocati che hanno citato in giudizio l'Amministrazione Trump per bloccare l'ordine della Casa Bianca hanno detto che la decisione, arrivata dopo un'udienza d'urgenza in una corte di New York, potrebbe interessare dalle 100 alle 200 persone, che sono state trattenute al loro arrivo negli aeroporti statunitensi sulla base dell'ordine esecutivo firmato dal presidente venerdì pomeriggio, una settimana dopo il suo insediamento. Intanto, ieri le autorità iraniane avevano annunciato di volere applicare il principio di reciprocità ai cittadini statuninensi in arrivo negli aeroporti iranini. "A differenza degli Usa, però, la nostra decisione non è retroattiva", ha detto il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif. "Coloro che hanno già un visto valido iraniano saranno accolti volentieri". "Pur rispettando i cittadini americani e facendo differenza fra loro e le politiche ostili del governo statunitense, l'Iran ha dovuto prendere misure reciproche per proteggere i propri cittadini".