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mercoledì 23 aprile 2025
 
Jihad
 

Tunisia, l'Isis colpisce un Paese speciale

18/03/2015  Due elezioni democratiche in tre anni, una Costituzione liberale, la resistenza contro le tendenze islamiste. Il "caso Tunisia" in Medio Oriente.

Nella generale turbolenza del Medio Oriente, la Tunisia odierna non è un Paese qualunque. Anzi, è un Paese speciale. E' qui, innanzitutto, che la Primavera Araba è partita e ha avuto il decorso più rapido ed efficace. Il 17 dicembre 2010, un giovane ambulante, Mohamed Bouazizi si diede fuoco davanti al palazzo del Governatorato di Sidi Bouzid per protestare contro la decisione delle autorità locali, giudicate inaffidabili e corrotte, di revocargli la licenza. Il suo gesto disperato mise in moto una serie di proteste e contestazioni che ben presto (14 gennaio 2011) portarono alle dimissioni del dittatore Ben Alì, al potere da decenni. Meno di un mese dopo furono chiuse d'autorità tutte le sedi del partito dell'ex presidente.

Il 23 ottobre di quello stesso anno si tennero le elezioni per nominare i rappresentanti dell'Assemblea costituente: il voto vide la massiccia affermazione del partito islamico moderato Ennahda. Il lavoro dell'Assemblea ha portato all'approvazione, nel gennaio 2014, di una nuova Costituzione, unanimemente considerata tra le più avanzate, se non la più avanzata in assoluto, del mondo islamico. Esse infatti non contempla la shari'a (legge islamica) quale fondamento della legislazione ordinaria e stabilisce con chiarezza la parità di diritti tra uomini e donne.

Nell'ottobre del 2014, in seguito alle profonde difficoltà economiche del Paese, Ennahda ha rinunciato spontaneamente alla gestione del Governo, portando il Paese a elezioni anticipate che si sono svolte pacificamente e hanno visto la vittoria del movimento laico Appello per la Tunisia.

Due elezioni democratiche e pacifiche dopo la caduta della dittatura, una Costituzione d'impianto liberale, il tutto nel bel mezzo di una durissima crisi economica. Un risultato notevole che il popolo tunisino, però, non ha raggiunto per caso. Il Paese, infatti, ha saputo resistere a pressioni fortissime. Nel 2013 sono state colpite con omicidi politici due figure di spicco della politica nazionale: in gennaio viene ucciso Chokri Belaid, attivita politico e difensore dei diritti civili di impostazione socialista, mentre in luglio muore in un attentato Mohamed Brahmi, membro dell'Assemblea  costituente e del partito Corrente popolare.

Due figure di politici laici eliminate proprio mentre cresceva la minaccia dei salafiti, corrente dell'islamismo radicale che ha cercato di approfittare del dopo-Ben Alì  per spingere la tunisia sulla strada dell'integralismo, con manifestazioni,  attentati e una capillare predicazione nelle moschee. Il Paese però ha tenuto ed è riuscito a darsi istituzioni solide. L'attentato del Museo del Bardo a Tunisi, però, testimonia che la battaglia contro l'estremismo islamico e la deriva terroristica è tutt'altro che conclusa.

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