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Educazione
 

Tuo figlio troppo attaccato al peluche? Perché non obbligarlo a dire addio

08/05/2017 

Mio figlio che ha 8 anni dorme con uno squalo di peluche. Anzi, ogni sera segue un rituale preciso, perché dopo la storia che gli legge sua madre viene a salutarmi e poi sistema le sue macchinine in certe posizioni e i pupazzi secondo un ordine che – mi spiega mia moglie – è sempre lo stesso. Quando andiamo dai miei genitori e anche in vacanza, per breve che sia, vuole portarlo sempre con sé e lo tiene sul sedile. Ora, non dico che mi debba preoccupare perché durante il giorno è un bambino che gioca e soprattutto ama correre, costruire con i personaggi dei cartoni oppure fare le gare con la Play Station... Ma non mi sembra che alla sua età si debba essere ancora così attaccati a un pupazzo. Penso che a poco a poco sarebbe meglio liberare gli spazi nella cameretta per studiare bene e cominciare a darli via.

MARIO

— Caro Mario, no, non ti devi preoccupare e no, non sono d’accordo con te. Se ti conoscessi, mi piacerebbe chiederti se tu non hai, nascosto da qualche parte, magari a casa dei tuoi, un gioco o un orsetto o una scavasassi che ti piaceva tanto... Perché squalo o trattore che sia, quel che conta è il sentimento che lega il bambino (e il futuro adulto) a quell’oggetto che diventa speciale per una serie di motivi, vuoi per chi te lo ha regalato, per il momento in cui l’hai ricevuto, per la storia che lo contraddistingue... Vedrai che a un certo punto sarà lui a staccarsi dal peluche e anche da quei riti della buonanotte così ripetitivi e così rassicuranti. Sarà l’età in cui avrà bisogno di dimostrare agli altri e a sé stesso di essere diventato grande. Ma ti sconsiglio, anche in quell’occasione, di dar via gli oggetti più cari, perché altrimenti non potrai dargli il piacere, quando sarà diventato più grande, di rivederli e pensare con tenerezza alla sua infanzia. Diverso è valutare con lui, di volta in volta, quali giochi preferisca tenere e quali invece non lo entusiasmino più e possono invece incuriosire qualche altro bambino o arricchire le sale giochi di scuole, oratori e ospedali. E poi, come mi ha insegnato la mia saggia madre, val sempre la pena di occultare qualcosa da “riscoprire” in caso di influenza o altro disturbo che costringa a casa: sono i proverbiali “giochi del malato”.

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