Forse ce ne saremo accorti anche noi andando in giro per le città d'arte, di sicuro lo sanno i negozianti e i ristoratori che ora selezionano personale che parli cinese o russo.
I nuovi turisti arrivano da lì. Durante il trimestre estivo, da luglio a settembre 2011, le imprese ricettive italiane hanno ospitato in media il 65,9% di clientela italiana ed il 34,1% di turisti stranieri. Rispetto al 32,8% dell’estate 2010, dunque, cresce l'incidenza dei viaggiatori internazionali.
I dati sulla presenza degli stranieri nelle strutture durante l’estate mostrano un aumento complessivo dei viaggiatori stranieri in Italia (+5,3 per cento) e della loro spesa (+3,7 per cento).
La classifica dei Paesi di provenienza, indipendentemente dal loro apporto in valore assoluto, vede ai primi tre posti Cina (+ 86 per cento), Messico (+84,8) e Australia (38,3). Notevole l'aumento di turisti dal Brasile (+22,1), dalla Russia (+20,6) e dagli Stati Uniti (+14,3). Esulta il ministro del Turismo, Michela Brambilla, commentando questi risultati di quest'indagine dell’Osservatorio Nazionale del Turismo.
Secondo l'Ont c'è una tendenza alla crescita dei prodotti enogastronomico, fiumi/laghi, montagna, della natura e faunistico. Da segnalare, in particolare la performance estiva dei prodotti laghi e fiumi (+9,6% a luglio, +8,3% ad agosto) e del turismo naturale-faunistico ( +11% a luglio e +13% ad agosto).
Risultano invece stabili i turisti nei settori balneare, città d'arte, turismo religioso, sportivo, congressuale, turismo del made in Italy, turismo dell'arte e dello spettacolo, turismo termale e del benessere.
Di diverso avviso l'Agriturist, associazione di Confagricoltura, secondo
cui probabilmente le cifre definitive, non ancora disponibili,
indicheranno anche una leggera riduzione della durata media dei
soggiorni e quindi dei pernottamenti. Non solo: “la notevole crescita
dei turisti provenienti da alcuni paesi emergenti come Brasile, India e
Cina non compensa al momento la pesante diminuzione dei pernottamenti di
tedeschi (-14%), inglesi (-11%) e olandesi (-25%) verificatasi fra il
2008 e il 2010, per complessivi 15,5 milioni di pernottamenti e il primo
semestre 2011 conferma questa tendenza negativa”.
“Il governo si ricordi - dichiara Vittoria Brancaccio, presidente di
Agriturist - che il turismo è la principale industria italiana. E che
l'agricoltura, attraverso l'offerta enogastronomica e l'agriturismo, dà
un contributo decisivo al successo della nostra proposta turistica.
Turismo e agricoltura rappresentano una sinergia che contribuisce,
compreso l'indotto, a quasi un quarto del PIL nazionale. Finora, per
valorizzare queste risorse è stato fatto davvero poco, per non dire
nulla”.
Che fare per attirare più turisti stranieri nel nostro Paese?
“Bisognerebbe finalmente rendere competitivo il sito internet ufficiale
del turismo italiano, www.italia.it, con testi di migliore qualità,
traduzioni in più lingue e migliore visibilità sui motori di ricerca.
Oggi, nella classifica dei siti turistici ufficiali degli Stati europei,
il nostro è al 16° posto per numero di visite e addirittura al 27°
posto per numero di lingue in cui è tradotto: posizioni davvero modeste
per un leader del turismo mondiale come l'Italia” continua Brancaccio.
Quasi quasi vado a trovare quell'amico che non vedo da tempo e ha una casetta in montagna. Non per amicizia, ma per risparmiare, sempre più italiani quest'estate hanno passato le vacanze nelle seconde case o presso amici e parenti (+3%). A conferma del momento difficile per le tasche dei vacanzieri, la ricerca tematica più frequente in Internet per il settore turismo è stata, in assoluto, quella di "vacanze economiche".
La domanda interna, nel trimestre giugno-agosto, ha confermato i minimi storici dello scorso anno: solo 24,5 milioni di persone hanno potuto permettersi almeno un pernottamento fuori casa. Mentre stagna il turismo culturale, cresce quello enogastronomico e l'autunno, con la ricchezza di prodotti del bosco (funghi, castagne, tartufo) e di stagione (zucca, olio, vino novello), è un buon volano. Nel 2011, circa il 6% degli italiani (3 milioni di persone), si è messo in viaggio in cerca di sagre e prodotti tipici e per il 2011 le previsioni sono di un aumento fino all'11%.
Si tratta, però, di un turismo del fine settimana e l'itinerario si sceglie via internet.
“Registriamo una diminuzione dei giorni di vacanza. Anche se le mete sono vicine si tende a diminuire di almeno un giorno la vacanza rispetto al 2010 a causa di un budget meno consistente. La tendenza che si sta affermando è la vacanza mordi e fuggi”, spiega Andrea Gorini, direttore Servizi Turistici del CTS, che comunque ha segnalato quest'estate un incoraggiante aumento del 6-7% di partenze rispetto al 2010, almeno per il turismo giovanile.
L'Italia ha il record di siti Unesco: 45, più del doppio degli Stati Uniti. E 400 musei nazionali, contro i 20 francesi. Eppure in tre decenni abbiamo perso il primato turistico internazionale, scivolando al quinto posto. In tre musei italiani su quattro le didascalie delle opere non hanno traduzione inglese.
Secondo uno studio di Merril Lynch, Pompei è sfruttata solo al 5% delle sue possibilità e non va meglio ai Bronzi di Riace dove i turisti sono appena 12 mila ogni anno.
8 mila turisti, invece, scelgono di visitare Dunarobba, in Umbria, dove si trova la foresta fossile più antica del mondo, per l'esattezza l'unica con queste caratteristiche, insieme a un'altra in Ungheria e un'altra in Canada. Unica perché gli alberi si sono conservati in posizione eretta ed è rimasto il legno ben visibile, non è stata pietrificata. Questo perché la morte è sopraggiunta improvvisa con l'arrivo di una glaciazione e il brusco calo della temperatura e questa sorta di cipressi è stata conservata per un bel po' di tempo dall'argilla che li ha ricoperti.
La loro scoperta risale alla fine degli anni Settanta, durante gli scavi
per l'estrazione di materiali inerti utilizzati nella vicina fornace di
laterizi. Gli operai allertarono subito gli studiosi ed emersero dei
mostri vegetali alti anche 30 metri, perfettamente conservati. Ci ha
pensato l'uomo negli ultimi anni a deteriorarli, esponendoli alle
intemperie e non proteggendoli adeguatamente, ma solo con delle
“provvisorie” tettoie di lamiera che stanno lì da 25 anni. Risultato?
Gli alberi si stanno sbriciolando esposti al vento, al sole e alla
pioggia.
Ecco perché rischiamo di perdere un tesoro che ci arriva dritto dritto
dal Pliocene, 2,5 milioni di anni fa, quando da queste parti girava un
piccolo rinoceronte, simile a quello di Sumatra, e un cervo enorme di
cui non rimane più traccia.
La ristrettezza di fondi non permette più di climatizzare la struttura
dove sono stati rinchiusi alcuni tronchi per studiarli meglio, che sta
così accelerando il loro deterioramento. Studiosi da tutto il mondo,
dagli Stati Uniti fino all'Australia, rimangono a bocca aperta di fronte
agli alberi fossili portati alla luce, ma molti altri restano sotto
terra e forse è un bene perché così si conserveranno meglio.
Anche l'Unesco è dovuto intervenire per sollecitare un maggiore
interesse da parte delle Autorità, ma questa Pompei vegetale non
attraversa per il momento un periodo più felice di quella archeologica.